Nella prestigiosa Sala Gronchi del Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, il 20 ottobre alle ore 16, avrà luogo la cerimonia di premiazione della dodicesima edizione del concorso artistico-letterario "Area Protetta", organizzato da MdS Editore, Associazione La Voce del Serchio e Unicoop Firenze Sezione Soci Valdiserchio-Versilia.
CULTURA
Venerdì 1 Marzo, 2013 -
Incontro con l’autore: Sergio Costanzo
Un'inedita intervista all'autore dei due romanzi storici di ambientazione pisana "Io Busketo" (2010) e "Il fiume si rise" (2012).
Pisa - Sergio Costanzo, pisano, è biologo per formazione e storico per passione. La sua prima opera è Io Busketo, un romanzo storico al cui centro domina la figura del Duomo di Pisa e dell’architetto che lo progettò. Il libro, dato alle stampe nel 2010 da Linee Infinite Edizioni (Lodi), ha vinto il premio Italia Medievale per la sezione Editoria nel 2011. Ha poi ottenuto la segnalazione speciale il 22 ottobre 2011 alla 55° edizione del celebre Premio Letterario Nazionale Pisa, indetto dal Comune e dalla Provincia di Pisa. Il fiume si rise, il secondo romanzo storico di Costanzo, è stato presentato al pubblico per la prima volta all'interno del Pisa Book Festival il 23 Novembre 2012 al Palazzo dei Congressi di Pisa e sta ora proseguendo il suo tour di presentazione in Toscana e in Italia.Pubblichiamo, per gentile concessione di Linee Infinite Edizioni, la seguente intervista inedita all'autore.
Lei è l’autore di Io Busketo, un romanzo storico sull’architetto del duomo di Pisa, e de Il Fiume si rise, un romanzo storico sull’assedio fiorentino di Pisa alla fine del XV° secolo. Come spiegare questo rapporto forte che intrattiene con la storia ed in particolare con la storia toscana?Forse trasmessami da mio nonno, ho coltivato fin da ragazzino la passione per la storia ed in particolare per quella medievale. Essendo nato e vissuto a Pisa, mi sono reso conto di quanta parte la mia città abbia avuto nel dipanarsi delle vicende storiche e quindi la conoscenza, anche della storia locale, è diventata per me preminente. Sono dell’idea che più si conosce la propria storia ed il proprio retaggio e meglio si possa interagire anche nei tempi moderni con istituzioni, impegno sociale e crescita culturale, apprezzando e tutelando ciò che sentiamo come “nostro”.
Se la storia è lo scenario nel quale si svolgono le vicende, come sempre accade nei romanzi storici la vicende narrata è verosimile ma non reale. Da cosa traggono ispirazione i suoi personaggi, le vicende che racconta?Prima di cimentarmi con lo scrivere (“scrittore” è un parolone), sono stato e sono un lettore accanito. Ho una biblioteca che vanta centinaia di testi fra saggi e romanzi che traggono origine dalla storia e segnatamente la storia medievale. I miei romanzi narrano storie verosimili, ma perfettamente e rigorosamente incastonate nel cammino della storia con la S maiuscola. Non a caso, ne Il fiume si rise, è stata inserita una Dramatis Personae dove certifico che, dei 130 personaggi citati, solo 13 sono inventati ad uso della narrazione, mentre tutti gli altri che si muovono nella trama, sono realmente esistiti. Le storie che narro hanno una denominante comune: sono sconosciute ai più, ma hanno segnato comunque il cammino della storia.
Il suo primo libro, Io Busketo, vincitore di numerosi premi, pone al centro la figura di un intellettuale del Medioevo e di un’opera fondamentale della storia dell’architettura, la cattedrale di Pisa, contaminando la storia ufficiale e archivistica con una fantasiosa ed avvincente storia d’amore e di guerra. Cosa la ha spinta ad effettuare questa coraggiosa operazione?Se prima dell’uscita del mio libro, si fosse chiesto ai pisani chi era Busketo, forse solo uno su cento avrebbe saputo cosa rispondere. Eppure, la cattedrale di Pisa, conta milioni di visitatori all’anno. Ho quindi deciso, dopo dieci anni di studi archivistici, di tentare un’operazione di divulgazione per colmare un vuoto ingiustificato ed ingiustificabile. La responsabilità di tale distanza tra la storia e la sua divulgazione risiede fondamentalmente nell’arroccamento delle conoscenze (ancora considerate merce di potere e scambio) che le facoltà universitarie perpetuano in modo indiscriminato.
Il suo nuovo romanzo, Il fiume si rise passa da una narrazione individuale ad una corale, in cui il protagonista lascia il posto ad una molteplicità di personaggi complessi e combattuti. La progettualità e la grandezza dell’arte hanno lasciato in questo libro il posto predominante alla guerra e al conflitto. A cosa si deve questo cambiamento? Qual è la specificità di di questo libro rispetto a Io Busketo?Un autore, soprattutto dopo un “discreto” successo, è sempre chiamato ad una riprova. Non volevo scrivere una copia di Busketo ed ho deciso di cambiare radicalmente registro narrativo. Inoltre volevo che non emergesse un protagonista assoluto, ma che, in una storia di guerra e sofferenza , la protagonista fosse la città di Pisa e la sua gente. Ecco che, la storia minore, di una famiglia, negli anni 1494-1509 è il riflesso e al contempo l’epicentro di una macrostoria che vede intervenire l’Imperatore d’Austria, il re di Francia, Cesare Borgia, Leonardo da Vinci, Machiavelli. Volevo scrivere un romanzo dove i personaggi studiati a scuola, assumessero contorni umani, dove le debolezze dell’animo emergessero e dove le regole del quieto vivere, risultassero sovvertite, perché è nel caos e nelle difficoltà che emergono gli eroi, anche se il sacrificio di questi, resterà nell’oblio fino alla fine dei tempi.
Da cosa nascono i progetti dei suoi libri? Esiste un messaggio che le preme dare al lettore?In primis studio e mi documento su ciò che mi interessa e mi preme, e posso dire di avere materiale accumulato per scrivere ancora molto. Il progetto “libro” nasce per naturale esondazione delle conoscenze e per il bisogno di fare ordine. Scrivere un libro ed ordinare gli eventi è un po’ come raccogliere le perle di un diadema e infilarle ex novo per renderle visibili e fruibili, altrimenti, tutto resta oscuro e dimenticato. Lungi da me la presunzione di insegnare al lettore, ma la voglia di irretire, divulgare, comunicare sicuramente fa parte del mio essere. Al lettore vorrei dire che più saprà della sua storia antica, meglio potrà comprendere il percorso della sua vita.
Lei, biologo di formazione impegnato quotidianamente nella ricerca, ha sempre coltivato la passione della scrittura narrativa e della ricerca storica. Come ha conciliato questi due aspetti della sua personalità?Non è stato complicato, quando si è curiosi e si elabora un metodo di indagine, ci si può muovere trasversalmente in vari campi. Da ragazzino, ricordo, che mi sarebbe piaciuto insegnare. Oggi, anche se di fatto vivo di altro, lo scrivere e il divulgare mi offre la possibilità di un rapporto diretto con gli altri. A seguito delle mie pubblicazioni, capita che faccia da consulente a tour turistici o che offra le mie scoperte tenendo conferenze e chiacchierate, sempre nell’ottica della divulgazione. Ad Aprile inizierò una collaborazione con l’Università della terza età UNIDEA di Pisa e questa cosa mi sta molto a cuore.
Quali sono i suoi riferimenti narrativi, quali le sue intenzioni letterarie?Forse ho più miti che riferimenti, perché alla fine scrivo come mi viene. Però l’avventura di Salgari e Verne è entrata in me da piccolo, ma anche Calvino, Walter Scott. Mi ispiro a molta saggistica antica, riferendomi a filosofie di vita descritte da Wolfram von Eshembach, Robert de Boron, Cretien de Troyes, sicuramente autori sconosciuti ai più. Comunque in relazione alle intenzioni, vorrei riavvicinare il pubblico, ormai incastrato in modelli di pensiero stereotipati, a quelle più ancestrali esperienze di vita che hanno contribuito a forgiare l’uomo moderno. Ancora oggi un gatto nero che ci attraversa la strada ci inquieta, ma poi nessuno tenta di scoprire il perché dei nostri più intimi riflessi. Forse in questo si mischiano l’amore per la storia e anche quello per l’etologia umana; alla fine sono sempre un biologo.
Quanto si sente maturato come autore e come uomo dopo queste due esperienze letterarie?Maturare come autore non sempre equivale a scrivere meglio o a piacere di più al pubblico. Precisato questo mi sento cresciuto soprattutto nel metodo, nell’archiviazione e ricerca delle fonti, nella costruzione delle impalcature che sottendono e sostengono la narrazione.
Quanto influisce nel suo lavoro la sua identità toscana e pisana?Se casualmente fossi nato a Venezia, o a Genova o ad Amalfi, così non faccio torto a nessuna repubblica marinara, probabilmente avrei cercato di fare lo stesso amplificando storie diverse. Sono pisano e ciò permea tutto il mio agire ed il mio scrivere. Con questo non devo e non voglio essere ottuso partigiano di campanilismi anacronistici, ma certamente, il mio desiderio è celebrare ciò che la fretta e il consumismo culturale ha ormai relegato in un angolo.
I suoi due romanzi sono stati pubblicati entrambi con Linee Infinite Edizioni. Come si spiega questo sodalizio con la casa editrice lombarda?Il mio rapporto con Linee Infinite è nato casualmente, ma sono felice che sia accaduto. Ho avuto modo di conoscere persone serie, leali e trasparenti che non hanno mai fatto mancare il loro apporto, ma che al contempo non hanno mai distorto la realtà dei fatti anche nei momenti di difficoltà. Se nulla osta, la mia intenzione è di continuare a pubblicare con questa casa editrice che pubblica solo ciò in cui crede, che non chiede contribuzioni e che promuove ciò che reputa degno di entrare nel mercato editoriale. La fiducia è reciproca e si alimenta giornalmente nel dialogo sincero e onesto che stiamo costruendo.
Io Busketo (pp. 374, € 15,00)Anno Pisano 1063/anno 441 dall’Egira. Pisa potente città di mare, è alla ricerca di un architetto in grado di costruire la chiesa più grande del mondo. La ricerca si orienta su Fares famoso architetto di Aleppo, che ormai anziano e timoroso pensa di inviare il figlio Sahl appena tornato dal Regno di Axum, ed offrigli l’occasione che gli potrebbe cambiare la vita. Giunto a San Giovanni d’Accon il giovane si imbarca con due figli di mercanti di Aquileia su una nave diretta a Venezia e tenta di raggiungere Pisa, via terra. Alla chiusa dei Monti Pisani i giovani vengono assaliti e brutalmente uccisi, ma l’unico a salvarsi è proprio Sahl che agonizzante, viene trovato e curato da una famiglia di contadini. Delirio e febbre fanno ripetere al giovane strane parole tra cui “busketo, busketo” (in realtà antica lingua usata dai maestri di Axum)… Busketo sarà dunque il suo nome. La città non accoglie benignamente l’architetto che macilento e dimesso viene e reputato troppo giovane e inesperto. Sahl/ Busketo si integrerà solo grazie alla sua maestria e alla sua caparbietà che lo porterà ad imbarcarsi e a combattere contro Genova. Gli anni passano, a Pisa si armano le galee per la prima Crociata e in Pisa si decidono le sorti del mondo. Gli affetti trovati hanno sostituito quelli lasciati e purtroppo dimenticati, l’amore contrastato e sofferto per una donna lo rendono più forte e maturo e nonostante l’intercalarsi di guerre e dolori il vecchio Busketo ha guadagnato la sua fama… Sahl che per tutta la vita era corso dietro a un raggio di sole finalmente vede risplendere la sua opera… La cattedrale di Pisa.
Il fiume si rise (pp. 402, € 15,00)“Ma il fiume si rise di chi gli volea dar legge e seguitò a correr nel suo grand’alveo come prima.”Pisa è sottomessa a Firenze da quasi novanta anni, quando Carlo VIII di Valois, re di Francia, scende in Italia reclamando il regno di Napoli e generando alleanze e opposizioni: Firenze si schiera contro il re. L'8 novembre 1494, re Carlo VIII entra in Pisa per farne sua alleata e il popolo si ribella all’usurpatore fiorentino. La città Alfea è di nuovo libera. Clemente Biccoli, esule pisano, rientra in città con la propria famiglia. Desidera essere libero cittadino ed offrire a sua moglie Aureliana e ai suoi figli Beniamino e Setembrina un futuro migliore. Corruzione, intrighi di corte, tradimenti; ben presto Pisa è sola e accerchiata dai mercenari al soldo di Firenze. Durante i quindici anni di assedio, ognuno è al contempo cittadino e soldato. La cerchia delle mura sarà il baluardo difensivo, ma anche il limite estremo dei sogni e dei progetti, il limite del mondo pisano. Beniamino e Setembrina, come tutti i loro coetanei, sapranno essere figli devoti e arditi combattenti, per meritarsi orizzonti più ampi. Non basteranno a piegare Pisa il genio di Leonardo da Vinci, l’astuzia di Machiavelli e la soverchiante forza degli eserciti mercenari al soldo di Firenze. Pisa, militarmente imbattibile, cederà solo perché vittima degli intrighi e dei tradimenti orditi dal nemico. Vite spezzate, amori impossibili, sogni infranti, atti di eroismo. In ogni famiglia lutti e sofferenze. Ma Pisa e le sue genti non chineranno mai la testa di fronte all’usurpatore fiorentino.