Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Governo: don Gallo "sfida" Grillo, referendum su alleanza con Pd
"Beppe Grillo non ha bisogno di mediatori, tantomeno di me.
Il paese e' a pezzi, c'e' bisogno che Beppe coi suoi elettori vada al tavolo per avere dei cambiamenti e metterli alla prova.
Questa e' l'occasione per sputtanarli definitivamente.
E' fondamentale incontrarsi col Pd vista la situazione catastrofica del paese, auspico almeno per un anno un'intesa tra il centro sinistra e i Cinque Stelle. Beppe faccia un referendum on-line rivolgendosi ai suoi milioni di elettori, per sapere quanti di loro sarebbero disposti a un accordo".
Lo dice Don Andrea Gallo, parroco della Comunita' di San Benedetto al Porto di Genova, a La Zanzara su Radio24.
Poi Don Gallo attacca il neocapogruppo dei grillini alla Camera, Roberta Lombardi, dopo le affermazioni sul fascismo 'buono':
"Non esiste, non sa cos'e' il fascismo: arroganza, razza superiore, vada a rivedersi la storia, approfondisca.
Il fascismo e' la negazione della democrazia. Se sostiene un fascismo buono si dovrebbe dimettere, come fa a restare in un parlamento dove Mussolini li ha mandati via tutti.
Il fascismo del 1919? Ancora peggio...". .
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Il punto di vista di
Andrea Bassi
Il non-statuto inchioda Grillo. Per decidere sull'accordo con il Pd deve fare un referendum on line. Aperto a tutti
Francamente non capisco il dibattito. Don Andrea Gallo non solo ha ragione. Dice quasi una banalità.
Un concetto che per il Movimento 5 Stelle è un obbligo, un postulato, la ragione della sua stessa esistenza.
Le decisioni sulla linea politica del Movimento, in teoria, non le può prendere Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, Vito Crimi o chiunque altro. Le decisioni le deve prendere la Rete. Tutta la Rete. E non solo gli iscritti a M5S.
Lo dice il "non statuto". Articolo 4 comma terzo: "Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro.
Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi".
I primi a far rispettare questo principio devono essere i parlamentari del Movimento. Nel codice di comportamento è scritto che "sono tenuti al rispetto dello statuto riferito, come non statuto".Dubbi interpretativi non ce ne sono. La norma è chiara. Organismi intermedi tra il popolo della Rete, la sua volontà e le sue decisioni, non ce ne devono essere. I parlamentari del M5S sono solo degli "esecutori materiali" della volontà della Rete.
Nel momento in cui volessero decidere autonomamente si trasformerebbero in un partito politico, un corpo intermedio contrario al loro "non statuto".
E la trasformazione avverrebbe anche se la decisione fosse limitata agli iscritti del Movimento. Almeno così c'è scritto nel non statuto.
E nemmeno si può invocare il passaggio del codice di comportamento dei parlamentari che dice che "I gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi".
Bersani ne ha proposti otto. Andrebbero sottoposti a referendum perché a decidere se sono condivisi o meno deve sempre essere la Rete.
È una strada impervia, complicata, piena di rischi. Ma è stata liberamente scelta.