Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Questa settimana è riapparsa Ruby, l'avete vista in tv?
Si l'ho vista, ha letto commossa una lettera, che ha tutta l’aria di essere stata scritta da qualcuno per suo conto; se quello voleva essere lo sfogo di una sofferenza giunta all’apice, perché leggere e non parlare col cuore, a nastro d’emozioni, dicendo ciò che sente?
Boh, forse temeva errori sintattici!!!
Indignata, offesa e in difesa del suo (padrino?), urla i suoi errori e la sua innocenza, il suo non essere una prostituta e racconta di come ha giocato di fantasia, scatenata semplicemente da un nome letto sul passaporto. Al di là della mia considerazione su questa donna, la cosa che mi ha fatto riflettere è, che ancora una volta tra “puttana” e “puttaniere” la gogna è toccata alla femmina e non al maschio!!! Dunque un guizzo di femminismo primordiale, mi ha imbarcato in un pensiero a difesa di questa posizione nella quale viene sempre posta la donna!
Già la puttana e il puttaniere...due personaggi di una storia vecchia come il cucco. E come sempre alla puttana spetta la parte della colpevole, a lei la lettera scarlatta, a lei il compito di spiegare la sua posizione, e di difendere la sua immagine e quel che resta di onorabilità. Tutti per lei gli sguardi per strada...mentre la figura del puttaniere sta sullo sfondo, sfumata, senza contorni...lui con la mano al portafogli, lui che ancora ha necessità del sesso a pagamento. Lui per nulla frustrato e minacciato nella sua immagine di maschio, anzi ...
Anche a me ha dato francamente un bel po’ fastidio il dileggio che è seguito alla giornata di protesta di Ruby, sì la nipote di Mubarak, davanti al tribunale di Milano. E questo non certo perché pensi che sia vittima di chissà quali complotti o di chissà quali falsità, menzogne sulla sua persona o sulla sua vicenda, ma perché come al solito quel tipo di dileggio, così condito di volgarità stereotipate a fondo sessuale viene, guarda caso, sempre rivolto verso le donne.
Si va bene, lei ha avuto la fortuna (fortuna?) di svolgere il lavoro di prostituta tra lussi e fasti, ricevendo in cambio molti soldi e notorietà, non certo come accade alla maggior parte delle prostitute che per necessità devono affrontare la strada, con tutto quello che ne consegue in termini di disagio, malattie, sicurezza. Ma non sono proprio sicura che la sua sia una scelta completamente libera, presa cioè con quella giusta consapevolezza che solo il possedere certi strumenti culturali e intellettuali può consentire. Lo dico perchè a ben guardare la sua storia e le sue origini parrebbe proprio che la risposta sia negativa, tant’è che anche i cartelli che esponeva con vanto erano chiaramente scritti da altri.
E, in ogni caso, quand’anche si decida, perché no, di attribuirle la sua parte di responsabilità, non vedo perché si debba ritenere accettabile la volgarità gratuita con la quale si stigmatizzano comportamenti prettamente sessuali. Poco, anzi nulla, conta a quale donna siano rivolte certe offese.
Guarda che anche io ho sempre difeso la libertà delle “persone”, sia maschi che femmine, di scegliere la loro strada, e soprattutto quella sessuale, ma quando l’ho sentita dire:< i giornalisti mi hanno violentata> son saltata sulla sedia.
Questa frase al femminile, evoca in me drammi e tragedie vissuti da altre donne, donne che non hanno neanche potuto scegliere una strada o l’altra, drammaticamente hanno dovuto subire un oltraggio che le ha segnate per la vita.
Questa frase...mi hanno violentata...delinea ben altri scenari.
E allora come dice una mia amica livornese, mi è caduto lo sciabolino, e ho gridato alla televisione: , perché il mio essere donna non mi permette, anzi non lo permette a nessuno, di estendere quella frase al di fuori dell'unico ambito che descrive, perchè questo farebbe perdere drammaticità all'evento vero quello di una violenza subita senza volontà, senza possibilità di scegliere, senza nessuno sconto per chi aggredisce.
Capisco quello che dici, ma mentre lo dici, penso che tu faccia un errore. E mi viene in mente la parola autodeterminazione, che per me vuol dire aumentare la gamma delle scelte.
E' vero le donne non solo sante o puttane, che sono due facce della stessa medaglia: la negazione della libera espressione di sé.
Questa storia di Ruby, e non solo, ci dovrebbe far riflettere sull'uso che alcune donne scelgono di fare del proprio corpo. E se lo scelgono, vuol dire che c'è un grosso problema legato alla mancanza di ambizione, al deserto culturale in cui ci troviamo, ad un sistema che tende ad utilizzare le donne come merce di scambio.
Abbiamo ancora molta strada da fare...ma d'altra parte, se non ora quando?