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Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
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di Gianni Cuperlo

Ripensare la sinistra

20/5/2013 - 19:01



Abbiamo discusso e abbiamo scelto.

Ho votato Epifani con piena fiducia nelle sue qualità e nel suo ruolo di garanzia. A lui la responsabilità di guidarci nella prossima fase e di istruire il congresso dove rilanciare la sfida del Pd.

A ciascuno di noi il compito di sostenere con tutte le energie il centrosinistra e i suoi candidati nel voto amministrativo del 26 e 27 maggio, a cominciare dal Campidoglio. 

Dopo settimane di tormento questo ci viene chiesto dai nostri elettori e questo dobbiamo fare, ritrovando il senso di una comunità che si ascolta e si rispetta. Che corregge gli errori quando li fa. Anche così si raccoglie l`appello che Bersani ci ha rivolto sabato mattina: puntare su una ripartenza. L`unico timore, lo voglio dire ora, è che il confronto tra noi eluda idee e prospettive culturali e politiche, per risolversi in una cristallizzazione di correnti chiuse. Sarebbe bello stupire mostrando che non sarà così. Avrebbe senso buttarsi nel mare delle scelte, degli indirizzi da dare, di valori e forze da sollecitare. 

Mi domando, ma perché no? Perché non rompere casematte e filiere, e vivere un congresso centrato su piattaforme che partano dalla società per ciò che oggi è e per quello che vorremmo diventasse? Spero che anche le regole favoriscano la scommessa, ma soprattutto vorrei che ciascuno vedesse nell`altro non il prolungamento delle vicende di ieri, ma l`interlocutore di una storia in gran parte da scrivere. Almeno tentiamo. Scopriremo magari che ci uniscono più cose di quante ci separano, anche nel giudizio su ciò che ci siamo lasciati alle spalle. 

Ad esempio, resto tra quanti hanno giudicato il tentativo di Bersani per un governo di cambiamento una scelta coerente. Altri, non noi, hanno sciupato l`occasione del Parlamento più rinnovato, femminile e laico della storia. Detto ciò, il congresso deve scavare nelle ragioni che hanno impedito di diventare quel che avevamo pensato e sperato. I motivi sono diversi e tutti portiamo una quota di responsabilità. 

Forse, però, il punto di fondo è che abbiamo risposto soltanto in parte alle ricadute di una crisi che ha sconvolto la vita di milioni di persone e indebolito la democrazia. Addossare il collasso a quel termine odioso - l`avidità che Gordon Gekko in Wall Street metteva in capo allo spirito del tempo, è poco più di una consolazione. A fallire non è stata solo una categoria morale. 

È crollata una visione dell`economia, della persona, della sua dignità. E quindi la crisi è la più grave del secolo non solo per le dimensioni, ma perché disarma la cultura che ha segnato un ciclo intero della storia dell`Occidente. 

Lo ha fatto con una redistribuzione gigantesca della ricchezza e del potere, e alimentando una diseguaglianza così profonda da risultare immorale, con una quota di ricchi talmente ricchi da non dover più incrociare lo sguardo di chi diventava sempre più povero. Ce lo dicono nei circoli delle periferie che a fine mattinata nei mercati rionali arrivano in tanti a recuperare la frutta scartata. 

È solo un`immagine, ma capire come ci siamo arrivati e indicare un`altro sviluppo, anche delle relazioni umane, non è un compito degli economisti. 

È il dovere della politica. Il problema per i progressisti di tutta Europa è che quando un ciclo si chiude senza le fondamenta del nuovo, può aprirsi un vuoto. E possono nascere forme di ribellismo o di rifiuto della demo- crazia perché incapace a risolvere i problemi. Se non partiamo da qui è più complicato capire la sconfitta di febbraio. Perché un partito può perdere un`elezione, ma questo voto ha detto un`altra cosa: che non siamo riusciti a contenere la crisi democratica e di moralità che il Presidente Napolitano, dinanzi alle Camere, ha descritto con toni impietosi ma veri. Cioè la crisi, nel caso nostro, è aggravata dall`impatto con un Paese fragile nella sua struttura e nelle sue istituzioni. La destra, nel corso dei vent`anni, non ha affrontato alcuno di questi problemi. 

E quando gli eventi l`hanno travolta, la risposta di Monti è stata debole perché davanti a un`emergenza di questa dimensione, ha ripetuto soltanto che non c`erano alternative. Che si doveva praticare il rigore. Tagliare la spesa. 

E a chi continuava da anni a chiedere: «Ma scusate, e l`equità? Quando viene il turno nostro?», la risposta per anni è stata la stessa di Totò al maggiordomo: «Ho detto domani e domani ti pagherò». Però il domani non è arrivato mai. E allora la rabbia è esplosa. Anche verso di noi. E oggi ci chiede: «Ma voi per cosa vi battete? E come fate a stare al governo coi vostri avversari?». 

Per replicare mica basta l`appello all`emergenza. Il punto è dire che la democrazia vive quando progetti diversi competono per cambiare la condizione delle persone. Ma se il messaggio è che c`è un modo solo - un - pensiero solo - per governare la società, allora chi soffre penserà che il suo voto è davvero da buttare. E cresce l`astensione. O la protesta senza sbocco. È qui la radice di una crisi così profonda della democrazia. Dove il Parlamento è oggetto di disprezzo: non per ciò che fa, ma per ciò che è. È già accaduto. Sta nei libri di storia. Poi certo che i partiti devono rinnovarsi nelle forme o nel modo di finanziarsi. Ma se il bersaglio è la democrazia, a prevalere sarà sempre una destra autoritaria. 

Per queste ragioni, in un tornante drammatico della storia italiana, quello che chiediamo nel sostenere Enrico Letta è dare al Paese una rotta. Nelle priorità, che sono il lavoro e la difesa di chi non ce la fa più. Nella capacità di andare in Europa a dire che di sacrifici si muore. Nella riforma di una legge elettorale irresponsabile. 

Non ha senso stare in questo processo con un piede sì e l`altro no. Dobbiamo starci col senso critico di un partito che è alternativo alla destra, ma che oggi vuole condurre l`Italia fuori dal peggio e restituire, in un tempo ragionevole, la parola agli elettori. 

Infine, quanto a noi dobbiamo sapere chi siamo. Abbiamo un consenso ancora grande ma sempre più concentrato nel lavoro dipendente, tra i pensionati, tra chi ha una formazione elevata. 

Come ha scritto Franco Cassano, quello è un pezzo del Paese che ha conquistato la frontiera più avanzata del welfare italiano e che oggi fatica a capire perché una rete di diritti appare agli occhi di chi sta peggio una gabbia di privilegi. Il punto è che dobbiamo parlare anche a quelli che da tempo non si sentono rappresentati da noi. E però questo non lo fai se annacqui le tue idee. Lo fai parlando a tutti, ma dicendo quali sono le parti della società che vuoi promuovere, rendere più responsabili nelle scelte sulla loro vita. Tutto questo significa ridare a una moltitudine una ragione di riscatto. Ma in "questa società" per come è cambiata. 

Ecco perché non si tratta di fare un Pd più piccolo e un po` più di sinistra. La prova è un partito più grande, aperto, che sappia ricollocare nella storia del Paese una sinistra ripensata, plurale nelle sue ispirazioni e culture. 

Non sarà facile ma neppure folle. Fosse solo perché fuori da noi c`è un mondo pieno di passioni che a volte neppure vediamo. C`è un popolo che si mobilita per il bene di tutti. Gente che la crisi non ha spezzato e che riparte dalle basi che fondano una società, a cominciare dalla dignità del lavoro. 

Quelle forze ci dicono che non basta mettere a punto un buon programma di governo. Noi siamo nati anche per restituire un contenuto morale alla politica. Ma dobbiamo scegliere. E questa volta la scelta non è su un altro nome o un altro leader. Dobbiamo scegliere le parole per dirci. Ecco a cosa serve il congresso del Pd.

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