Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Anni fa ho acquistato in un piccolo condominio un altrettanto piccolo appartamento (solo una quarantina di metri quadrati) a nome di mia figlia facendo in modo che figurasse come “prima casa”. Non perché in quel momento fosse la verità ma solo per pagare una tassa Iva ridotta e risparmiare qualche soldo.
Un mio conoscente che ha il padre invalido ha acquistato un’auto costosa con lo sconto, sempre Iva, per pagare meno (un invalido al 100% ed un ‘auto da 30.000 euro già così stanno poco insieme!) ed un altro sta usando la legge 104 non per aiutare la madre invalida ma per i cavoli suoi e per qualche lavoretto al nero, che può sempre capitare.
Lo abbiamo fatto tutti senza pensare di commetter un abuso, di fare una cosa illegale, un illecito, semplicemente come se fosse una cosa normale, regolare, come fanno tutti, come regola generale di comportamento.
Forse per un attimo, ma solo per un attimo, in quella occasione mi sono domandato se fosse giusto, se fosse regolare, ma poi il risparmio in soldini ha vinto (facilmente, devo dire) questa mia piccola resistenza, questo mio scrupolo iniziale subito abortito.
Lo stesso si può dire nei molteplici casi in cui si può risparmiare qualche soldo non chiedendo ricevute o fatture, cercando lavori al nero, facendo lavori al nero eccetera.
Perché noi siamo fatti così, noi siamo i furbastri, quelli che sanno stare al mondo e non ci interessa essere gli onesti. E anche perché essere onesti, oggi e in questo paese, sinceramente non paga.
Perché pagare di più se possiamo evitarlo, magari con un piccolo sotterfugio, utilizzando una possibilità offerta dalla legge anche se non si addice propriamente alla situazione? Magari rischiando anche di essere canzonati dagli altri, dagli amici, dai conoscenti per la nostra mancata furbizia se non lo facessimo?
Come se il risparmio in denaro (molte volte modesto ed ininfluente sulla nostra situazione economica) sia sempre e comunque l’obbiettivo principale da raggiungere, mentre stare nelle regole solo un obbiettivo secondario, e forse anche un po’ da sciocchi visto l’andazzo generale.
Nessuno, né io né gli altri, ha considerato questi atti poco nobili considerandoli per quello che sono (erosione o elusione fiscale), e nemmeno ha provato un minimo senso di colpa o almeno ha pensato di fare una cosa civilmente discutibile. Nessuno ha pensato di comportarsi in maniera disonesta.
Ma noi non siamo nati così, non ci hanno insegnato così i nostri genitori. Vecchi, anziani che sapevano e insegnavano cosa era l’onore, l’onestà, la parola data, che conoscevano la vergogna, un sentimento oramai scomparso dalla scena pubblica, la semplice educazione, che seguivano ed insegnavano, pur nella loro povertà di beni materiali, i principi fondamentali su cui si deve basare una vera vita civile.
Così lo siamo diventati in anni di ingiustizie, scandali, appropriazioni indebite, raccomandazioni, scomparsa del merito, del pudore, del semplice imbarazzo, della educazione alla vita civile.
Abbiamo sicuramente delle attenuanti, abbiamo anche una situazione economica che non permette a volte il rispetto assoluto di certi principi, ma sarebbe un errore proclamarci innocenti. Anche noi facciamo parte di questo imbarbarimento generale, anche noi contribuiamo con i nostri comportamenti giornalieri alla decadenza morale e civile di questo paese.
Se ne vogliamo uscire e diventare veramente un paese civile bisogna non solo moralizzare la politica e la vita pubblica, partire cioè dall’alto, dalle dirigenze e dalla politica, ma iniziare anche dal basso, dal nostro comportamento quotidiano.
Piccole cose, piccoli sotterfugi, di poco conto senza dubbio rispetto alle grandi ruberie, ai grandi privilegi, ai grandi illeciti, agli intrecci fra politica e affari che coinvolge purtroppo tutti i partiti, ma bisogna ricordare che la “questione morale” del grande e rimpianto Enrico Berlinguer coinvolge anche noi semplici cittadini, coinvolge anche il nostro comportamento quotidiano.
Tutti questi anni di mala-politica hanno inciso purtroppo profondamente nei nostri comportamenti da cui è difficile uscire, ed anche difficile da riconoscere perché sono diventati oramai di uso comune.
Evadere o anche erodere le tasse ha subito negli anni un cambiamento nell’opinione pubblica.
Negli anni 60-70 evadere il fisco era considerata addirittura una virtù, un merito da invidiare e se possibile da emulare. L’evasore era ben visto, era il personaggio di successo, l’amico che si era fatto furbo. Negli anni 80-90 l’evasione fiscale è stata considerata (e purtroppo politicamente confermata) come una necessità per le imprese e per i professionisti. E’ così successo che mentre la ricchezza si spostava tutta da una parte (la solita) si poteva assistere al triste record della vendita delle auto di lusso in contemporanea al preoccupante aumento del livello di povertà della popolazione generale.
Negli ultimi anni si è cercato di fare qualcosa di più incisivo e l’evasore ha cominciato ad essere finalmente considerato dall’opinione pubblica non più come personaggio di successo ma come un danno per il paese. In qualche caso siamo anche riusciti a passare dalle parole ai fatti ma il lavoro da fare è ancora enorme.
E’ stato un passo avanti fatto non per consapevolezza ma per necessità, ma pur sempre un passo avanti.
Ora il reato di erosione/elusione fiscale nell’opinione pubblica è stato derubricato a semplice furbizia, molto difficile da combattere perché manca ancora una consapevolezza generale.
Il passo successivo quindi dovrà essere non solo la richiesta di una maggiore moralizzazione della politica e di una lotta più incisiva contro l’evasione fiscale ma anche quello di un’opera di sensibilizzazione nei confronti di tutti i cittadini, senza i quali il problema non potrà mai essere risolto.