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Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Luca Barbuti

23/6/2013 - 11:42

Luca,
ma quando ci rivediamo? Meno male che ti ho visto in una fotografia. Eri accaldato. Indossavi una maglietta gialla e avevi gli occhiali sopra i capelli. Era mercoledì 19 giugno 2013, a Pisa. Eri appena uscito con Ciccio Auletta, Marco Ricci e Monica Sherri da una visita al carcere Don Bosco prima dell’inizio dei lavori del Consiglio comunale di Pisa. Una scelta simbolica, certo. Ma anche una grande indicazione per tutti noi: i detenuti sono cittadini di cui le istituzioni e le comunità debbono prendersi cura.
 
Così fra le tante notizie di fine giugno ecco che ne spuntano due, anzi tre. A Pisa, come nel resto d’Italia, c’è un’emergenza carcere dovuta al sovraffollamento. A Don Bosco ci sono trecentosessanta detenuti quando la struttura ne potrebbe ospitare soltanto duecentottanta. La fatiscente sezione femminile sta scoppiando: quarantasette donne su trentatre previste e un solo agente di guardia. Forse è a quel punto che ti sei messo gli occhiali sopra i capelli e i tuoi occhi hanno visto sette detenute stipate in una cella piccolissima, a malapena per due. Il sovraffollamento sconvolge anche i progetti pilota all’interno del carcere e forse anche il corso di trucco per le ragazze detenute che però sono prive di specchi. L’altra notizia sono le condizioni in cui lavorano le guardie carcerarie. Dovrebbero essere duecentocinquantacinque e sono solo centosettantotto. Ti conosco Luca, sento già le tue parole: stanno peggio dei detenuti. A causa dei tagli gli agenti di custodia sono pochi, in condizioni difficili per svolgere al meglio le loro attività e stressati. C’è forse una terza notizia che ho letto sulla prima pagina del Corriere di ieri: il governo si appresta a varare un decreto sulle carceri che prevede l’affidamento dei detenuti che devono scontare gli ultimi quattro anni di pena ai lavori socialmente utili, anche per i tossicomani reclusi per reati non legati alla droga, non è il carcere il luogo dove ci si disintossica. Certo non basta, ci sono da cancellare leggi inumane sui migranti e sulla droga per altre forme di perseguimento.
 
Luca, ci sono persone che tendono a raccontare dall’esterno e altre che tendono a diventare i personaggi stessi di quello che vedono. Nel primo modo le persone creano un filtro tra loro e l’aspra realtà. Nel secondo la realtà e gli altri diventano parte di sé. Tu fai parte di questa seconda schiera, credo. Un formicolio di persone e di storie spesso si impossessa di te. Ti sale dal braccio e ti gira per la testa. Spesso succede di notte, ti sveglia di soprassalto e passi un’ora intera a riprendere sonno. Ma la mattina arriva presto, il formicolio è appena passato, ti svegli e corri al lavoro. Al bar fa già caldo, ti chiedono un caffè e un bicchier d’acqua. E tu ripensi al fatto che domenica scorsa al carcere Don Bosco di Pisa mancava l’acqua per un problema strutturale. Sono arrivate le autobotti, ma l’emergenza rimane e l’estate è alle porte.
 
Un clochard mancato come te deve aver provato dentro di sé un casino di emozioni, sentimenti, memorie e solidarizzato con le persone incontrate in galera. Tutti quei sentimenti dentro quella maglia gialla, in quella calda giornata di giugno quando sei uscito dal carcere con gli occhiali sopra i capelli. Un organizzatore come te lo vedo moltiplicato tra gli specchi del bar che starà già pensando agli sforzi possibili per far star meglio i detenuti e le detenute del carcere pisano e di conseguenza gli e le agenti.


Ti saluto, amico e compagno di tante battaglie combattute insieme a tante associazioni, come quella contro gli F35 che proponemmo in Comune a San Giuliano circa quattro anni fa e che va ora in discussione alla Camera. Immagino che leggerai questa mia lettera con un sorriso calmo e non con quello nervoso e meravigliato che di solito fai quando mi racconti storie incasinate come questa che hai vissuto girando tra i reparti di Don Bosco.

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6/7/2013 - 15:56

AUTORE:
Non di sinistra

Leggere queste righe di Ovidio, di Alessio, su di Luca. Mi vengono le lacrime agli occhi !!
Questo ragazzo e' fortunato, e' un vero comunista , ,,,, ma fatemi il piacere !!!!!
Se non scrivete uno dell'altro vi rendete conto che nessuno vi fila !!!!!
Cosa avete fatto di utile nella società con i vostri esemplari comportamenti e sensibilità,????

29/6/2013 - 11:49

AUTORE:
Alessio Niccolai

È molto fastidioso sentire affermazioni del tipo «ma con tutti i problemi che abbiamo...» sia in questo che in altri contesti dello scibile, figuriamoci quando le vicende discusse hanno come protagonista la generosità, la passione, la dedizione verso gli "ultimi" della società.
Il punto è - per chi come me, come Luca, come Gilberto, come Ovidio e tanti altri ancora non ha rinunciato alla costruzione di una società profondamente diversa da quella in cui ci ritroviamo nostro malgrado a dover vivere fra migliaia di contraddizioni, sperequazioni, difformità, disparità, iniquità - che in un mondo sanato da quest'orrenda e patologica affezione chiamata capitalismo, «la libertà di ogni essere umano (ma anche vivente) finirà dove inizia quella di un altro», a differenza di quello odierno.
Ciò si traduce fondamentalmente e sinteticamente in due certezze: la giustizia equivarrà in primis con la giustizia sociale, la felicità non sarà il corrispettivo di «proprietà» ed il bene individuale sarà una conseguenza, un'estensione benevola di quello collettivo.
Ma fino a quel momento - fintanto cioè che chi delinque contro il buon senso, contro la ragione, contro il bene comune si trova spesso e ordinariamente nella posizione di legiferante, ricattabile, ricattato e ricattatore, parandosi magari le chiappe dagli strali della giustizia, e chi ruba un pollo per sfamare i propri figli finisce nelle patrie galere sovraffollate e invivibili - sarà bene occuparsi anche di questa dimenticata categoria di esseri umani, spesso dimentica di sé stessa.
Certo negli istituti detentivi italiani non si affollano soltanto affascinanti e romantici Robin Hood, ma anche folli sanguinari, violenti e violentatori e chi più ne ha più ne metta... eppure anche in carcere - se qualcosa tende a penetrare dalla società civile esterna - è proprio la divisione sociale, con i mandanti di efferati omicidi come i mafiosi posti in una posizione di comando e privilegio, con i pusillanimi figli di reati «minori» (peculati, concussioni, frodi finanziarie, appropriazioni indebite ed altri d'alto bordo) sotto la loro ala protettiva e tutti gli altri alla mercé del sistema.
Il carcere dovrebbe indire misure correttive, divenire scuola e occasione di redenzione, di espiazione e di ricostruzione della persona, cancellare ogni disparità sociale per trasformare manchevolezze passate in un valore futuro, una palestra di uguaglianza, di solidarietà e di vicinanza fra gli uomini in cui si neutralizzano pulsioni e istinti criminali per far emergere il meglio della persona.
E invece è il luogo dove si trasmette la consapevolezza che «le cose stanno (e staranno) così perché non possono stare in nessun altro modo» e che quando la detenzione sarà finita, per qualcuno si tratterà semplicemente di essere più scaltro della volta prima e godersi i frutti di ciò che ha indebitamente sottratto alla collettività mentre per qualcun altro, se tutto va bene di evitare di tornare in carcere, altrimenti di farvi inesorabilmente ritorno...
Complimenti a Luca dunque per la splendida iniziativa: l'Umanesimo prima di tutto, base solida per la costruzione di un futuro solido.

29/6/2013 - 1:02

AUTORE:
Gatti Selvaggi del Roventino

Caro "io me" ,giù le mani da Luca.
Non è necessario essere sempre d'accordo con Luca Barbuti, per poter dire che è una persona seria, cara e di Sinistra.
Ce ne fossero...

28/6/2013 - 18:45

AUTORE:
Gilberto

E ci risiamo. Quando c'è un articolo e dei commenti che fanno discutere sui contenuti e che riconoscono il ruolo e la militanza di qualcuno che è impegnato nei movimenti e nella sinistra alternativa ecco la punzecchiatura velenosa della solita manina. Ma ormai ti conosco mascherina e già altre volte ti ho chiesto di firmarti per nome, ma anche questa volta sono sicuro che non lo farai. Per quanto mi riguarda comunque preferisco di essere fuori del parlamento che farne parte alleato con la peggiore destra che l'Europa presenti e approvare (a partire dagli F35)le politiche antisociali di questo governo.

28/6/2013 - 12:10

AUTORE:
Ovidio Della Croce

Ciao io me cioè io te, sono Ovidio Della Croce della Società dei problemi perduti. Tra questi c’è il problema perduto sollevato da tante persone come Luca Barbuti e io me diversi anni fa. Il problema degli F35, che riguarda una spesa di 14 miliardi di euro discusso alla Camera e ora va al Senato. Due istituzioni che, con tutti i problemi che abbiamo, discutono di questo sono avviate sulla via dell’estinzione, secondo io me cioè io te, dunque…
Continueremo a sollevare argomenti come questo, fanno meno danni delle comprensioni tardive...

28/6/2013 - 1:51

AUTORE:
io me

ma con tutti i problemi che abbiamo ma voi non avete altro che difendere tutte queste persone.ora capisco perche siete spariti.

27/6/2013 - 22:29

AUTORE:
valentina

Io ho conosciuto Luca appena laureata in Servizio Sociale mentre stavo svolgendo un tirocinio e Luca era assessore al Sociale ed alla Casa presso il Comune di San Giuliano Terme.
Insieme abbiamo pensato e realizzato il Servizio Emergenza Abitativa che si rivolge alle persone che hanno perso la propria Casa.
Luca è una persona speciale capace di ascoltare, dote non molto coltivata ultimamente.
Capace di ascoltare le idee delle persone e di progettare politiche di lungo periodo.

23/6/2013 - 22:00

AUTORE:
antonietta

Vorrei specificare quello che intendo quando parlo di saluto pulito e libero,attraverso le parole di Eric Berne, psichiatra, psicoterapeuta statunitense,il quale ha espresso parte delle sue teorie nel testo :"CIAO; E POI?" e afferma con vigore che dovremmo tutti apprendere a salutare gli Altri, dopo esserci purificati dalla nostra spazzatura interiore, altrimenti il saluto diviene un atto meccanico al pari dei molti altri che caratterizzano le noste vite immiserite.
Affinchè il saluto riacquisti il suo valore e il potere di creare il primo contatto con un altro essere umano, di fondare le basi per una dialogo autentico e fruttuoso, sarebbe necessario che , ogniqualvolta ci capiti di incontrare una persona,acquisissimo la capacità di essere lì con lei, totalmente presenti, di ascoltare le sue parole, senza fremere per pronunciare le nostre o senza staccarci dai nostri moti interiori.
Che scoperta sarebbe incontrare realmente qualcuno!

23/6/2013 - 17:04

AUTORE:
antonietta

Che sincero , sentito e riconoscente ritratto di Luca! Vorrei essere lui, in questo momento, o meglio, vorrei essere come lui, per ricevere questo omaggio da Ovidio.
Ognuno , si sa, cerca di impegnarsi in quella fetta di mondo in cui , per scelta o per destino , si trova ad operare.

Luca lo conosco attraverso i racconti dei suoi amici e compagni: Martina e Ovidio. Gli voglio un gran bene perchè l'ho visto crescere ed ho conosciuto bene la sua famiglia. Lo conosco sotto il profilo dell'umanità e dell'empatia, qualità che ho imparato a riconoscere da come le persone ti porgono un semplice saluto. Nel caso di Luca affermo che il suo saluto è molto di più di un semplice : Ciao! E' pulito e libero. Quando ti saluta Luca è lì , presente nella presenza e questo rende piacevole entrare nel suo bar, anche solo per una ricarica telefonica. Ogni tanto dopo il Ciao, scappa un'osservazione su un argomento di politica, di costume, sulle ingiustizie del mondo. Entrambi , però ,consapevoli che il bar è luogo pubblico , entro cui non è ortodosso laciarsi andare più del dovuto, tagliamo corto su un argomento che magari meriterebbe più cura. Ho invitato Luca a casa quassù. Mi auguro che ricordi di venire , con Greta ,per mostrargli un angolo della nostra Molina, ma anche per avere l'opportunità di ascoltarlo e , come sta facendo Ovidio di ammirarlo. Lo merita!