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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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Massimiliano Angori, Presidente
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Doppio evento a Vecchiano per l'80esimo anniversario della Liberazione d'Italia.
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvifico silenzio
È il primo maggio, uno splendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
CURIOSITA'
Perchè si dice Ok?

27/6/2013 - 15:48


La parola “Ok” è sicuramente un delle più diffuse e conosciute nel nostro vocabolario e nel linguaggio comune. Anche se non è un termine coniato da noi italiani, OK viene utilizzato più spesso della locuzione affermativa “Sì”, che appunto significa “Va bene, sono d’accordo”.
Ma da dove deriva l’abitudine di rispondere “Ok” ad una domanda o per indicare un’affermazione?

Secondo alcuni la consuetudine deriva dalla Guerra di Secessione americana. I soldati americani perlustravano i campi di battaglia per individuare e raccogliere i caduti, e quando li identificavano tutti, scrivevano il numero dei combattenti morti su una bandiera, seguito dalla lettera “K” , iniziale di Killed (morti). Quando non c’era alcun caduto in battaglia, la bandiera sventolava con la scritta “OK”, che significava “nessun soldato è morto”.

Secondo altri l’origine della parola “Ok” deriva dalle elezioni presidenziali americane del 1840, quando i candidati in carica per il ruolo di Presidente Usa erano il democratico Martin Van Buren (Presidente uscente) e il repubblicano Henry William Harrison. Per vincere e mantenere la nomina, van Buren coinvolse nella campagna elettorale alcune associazioni, come la Old Kindershoot Club (O.K. Club). Nelle riunioni associative, i partecipanti usavano dire “Ok” per indicare che se Van Buren avesse vinto le elezioni per loro sarebbe andato tutto bene.

La sigla, facilmente pronunciabile, diventò il grido di battaglia del comitato elettorale per augurare la vittoria del candidato. Ben presto dal linguaggio politico il termine si diffuse come forma di consenso e approvazione nella vita di tutti i giorni. Possiamo ben dire che dall’America la parola “Ok” è arrivata anche in Europa con il significato che tutti conosciamo.

 In Russia gli scaricatori di porto di Odessa urlavano la parola “ochenʹ korosho” per avvisare l’equipaggio delle navi che le merci erano state caricate senza alcun problema. “Ok” è la parola che deriva dall’unione di “o” e “k”, e molti ritengono che si tratti dell’acronimo di Otis Kendall, una persona incaricata di controllare che non mancasse nulla nelle scatole depositate nel porto. Quando era tutto a posto, l’uomo scriveva firmava con le sue iniziali le scatole che erano state passate in rassegna.

Per altri “Ok” deriva da “Oke”, un termine utilizzato dagli Indiani d’America per indicare “d’accordo”.

Nel 1932 la Conferenza delle Telecomunicazioni di Madrid adottò la sigla “Ok” nell’accezione di “sta bene” come un segnale internazionale.

Ok è una paroletta utilizzata soprattutto dagli adolescenti, soprattutto quando scrivono sms o sui social network. L’influenza dei mezzi di comunicazione di massa ha contribuito a diffondere sempre più questa locuzione affermativa.

Per indicare invece che le cose non vanno affatto bene, si utilizza spesso il termine “KO”, che deriva dal linguaggio sportivo del pugilato. KO è l’abbreviazione della parola inglese “Knock out”, e significa “Fuori”. Il pugile che va KO è fuori gioco, viene eliminato dalla gara.

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