Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Nel 1616 Vincenzo Pitti scriveva:
“[…] il fosso dello Scorno entra nel Fiume Morto, il quale entra in Serchio, appunto dove il Serchio entra in mare, et perché detto fiume morto sbocchi al meglio, se gli sono fatte due aperture nuove ed i punti da passare sopra con le quali sbocca l’acqua divisa, et sgorga meglio, perché prima, essendo con una bocca sola, non poteva sgorgare tutta l’acqua che sgorga in esso […]”
Nel 1624 Padre Castelli ribadiva di aprire il Fiume Morto in Serchio perché così “le campagne restavano asciutte”, ma Vincenzo Viviani nel 1684 suggeriva di far uscire in mare il Fiume Morto con una sua foce armata perché il Serchio, durante le piene, rimandava a Pisa le acque del suo ultimo falso affluente.
Questa è storia antica.
L’altro ieri, con la grande ultima mareggiata, il Serchio ha riavuto per un breve momento un nuovissimo ultimo affluente, non voluto dall’Uomo ma dalla Natura stessa, e così si è creta in Serchio una nuova Bocca detta di botto: Bocca di Mare Vivo!