Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Non è facile come sembra partecipare al gioco del “perché vale la pena viverci”.
In Italia? In Toscana, a Pisa, nel comune di Vecchiano o San Giuliano, nella propria frazione?
Per vivere in Italia in questo momento ci vuole molto coraggio ed è necessario un grande amore per il proprio Paese per restare. Specie se si è giovani, se si è studiato e si cerca un lavoro che possa dare dignità, che permetta un futuro dove ci sia almeno la speranza di una vita e di una famiglia normale.
Con queste ultime vicende politiche poi, con queste ultime dichiarazioni di alcuni esponenti di primo piano di una formazione che somiglia sempre più ad un gruppo di fans di una stella del rock piuttosto che a un partito politico verrebbe proprio voglia di andare a vivere in un altro paese.
In Toscana si sta bene, buon clima, buona cucina, bel paesaggio fortunatamente ancora conservato nonostante alcune cadute di stile, discreta politica amministrativa seppure coinvolta nei soliti interessi di bottega che stanno facendo somigliare sempre più il Partito Democratico, che amministra praticamente tutto e occupa tutto quello che è possibile occupare (e qualche volta anche di più), a tutti gli altri partiti dell’arco costituzionale.
Un partito cioè che sta rischiando di perdere quella diversità che per anni lo ha distinto dagli altri e che per molti cittadini è stata l’essenza fondamentale della loro scelta.
Non so molto di Pisa ma alcune scelte, tipo l’Ikea, la polemica sulle strade bianche e il porto di Marina, mi sembrano stiano allontanando sempre più da quello che a mio giudizio (ed anche la mia speranza) doveva essere il centro dello sviluppo del territorio, quel Parco Naturale costato in passato così tanta fatica.
Un Parco che appare oggi se non un vero ostacolo almeno un scomodo ingombro, sempre più aggredito da interessi diversi e su più fronti: a Viareggio con le pretese edilizie alla fine del viale dei Tigli in zona stadio (ma speriamo nella nuova amministrazione) a Vecchiano con i parcheggi sempre più grandi e invadenti e su cui non si vedono segnali di inversione di tendenza, a Marina di Pisa ora con il porto e in passato con un parcheggio “temporaneo” per i caravan e le roulotte in cui sono stati piantati alberi che faranno fresco fra una decina d’anni, alla faccia del temporaneo.
Forse è morta, e speriamo non solo addormentata, l’idea di Filippeschi di creare una nuova arteria stradale attraverso il Parco per fare arrivare più velocemente in città i ricchi proprietari degli yachts del neonato porto di Marina di Pisa. Forse le strade bianche sono un ripiegamento dal progetto (assurdo) originale, un tentativo che forse non andrà a buon fine, ma rendono bene l’idea di quanto l’Amministrazione tenga a questo nostro grande patrimonio.
I comuni di Vecchiano e San Giuliano riescono ancora a mantenere, sia pure con difficoltà, una dimensione paesana, nel tentativo, per ora riuscito, di non essere trasformate in semplice periferia urbana. Quella periferia organizzata della grande città, tanto decantata nei discorsi dei politici locali, con l’arrivo del bus di città fino nei paesi più periferici e con tanto bel verde e servizi ma che rischia di far perdere alle frazioni la loro antica fisionomia di paesi e rischiando di trasformarsi in area periferica abbandonata della famosa città dei duecentomila abitanti.
Un progetto di città allargata presentato in passato e cha aveva raccolto molti consensi ma dove si corre il rischio che tutte le decisioni più importanti vengano prese, e siano in funzione, del comune più importante, la città, a scapito e a danno talvolta di tutti gli altri che vi gravitano attorno.
Un opposizione a questa visione Pisa-centrica del territorio periferico e per il mantenimento di una certa identità locale e comunitaria si deve principalmente a gruppi di cittadini organizzati in associazioni di volontariato locale che si battono da anni per mantenere vive tradizioni e rapporti personali basati sui vecchi principi della solidarietà e della partecipazione.
Un esempio di questa battaglia è proprio questo giornale che in pochi anni si è imposto all’attenzione dei cittadini e che si sforza, con tutti i suoi limiti, di spingere i lettori a sentirsi comunità, a mantenere vecchie tradizioni, a riscoprire usi e costumi dimenticati, a ricordarsi di un passato semplice ma importante che è quello che li ha fatti diventare come sono, che ha dato loro una identità, sia pure semplice, come anche l’orgoglio di sentirsi metatese o sangiulianese o migliarinese.
Un grazie di cuore quindi a tutti i redattori volontari che portano avanti questa fatica giornaliera senza nessun compenso se non la soddisfazione di avere fatto qualcosa di utile e di successo.
Un motivo in più che si va ad aggiungere a quello, che non è poco, di cercare ancora di vivere nel luogo dove si è nati con la semplicità del passato, la soddisfazione e l’orgoglio di vivere in un posto meraviglioso invidiato da tutti ed anche di vivere la propria vita assieme a molti meravigliosi amici che se hai bisogno sono li per te, che chiami per nome e che è sempre un piacere incontrare, che danno valore alla tua vita e un sorriso alla tua giornata.
FOTO: L' autunno dalla mia finestra