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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Silvia Salis, candidata sindaca a Genova del centrosinistra: .....
Stellantis agli operai a casa: andate a lavorare in .....
La riforma, assurda, della giustizia, del ministro .....
. . . il termine guerrafondai è stato usato per i .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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da Jessy Taylor
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Cara mamma amica zia donna
sorella compagna nonna
che non porti d'abitudine
il tacco a spillo
ma guardi a fronte alta
il mondo con dignità. . . .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
MIGLIARINO-Magazzino dei Cerali
Intervista a Gioni David Parra
di Francesca Centurione Scotto Boschieri

14/8/2013 - 23:47

 

 

Intervista a Gioni David Parra

 

di Francesca Centurione Scotto Boschieri

Dal 20 luglio, con l’inaugurazione della mostra personale di Gioni David Parra – Uscita di insicurezza. La sostenibile precarietà dell’essere – a cura di Maurizio Vanni, si può parlare di evento, per il successo di pubblico e di critica registrato.

Sono stati i Marchesi Centurione Scotto ad invitare Gioni David Parra in questo storico e suggestivo spazio che l’artista ha interpretato modulando scultura, installazione e pittura con uno spartito rigoroso e ispirato.

Oltre al già citato Vanni, che nella sua presentazione ha parlato di questo artista come di un sismografo del contemporaneo,  abbiamo visto sfilare tanti nomi blasonati del mondo dell’ arte: Giorgio Bonomi, Marco Meneguzzo, Stefano Pezzato, Carlo Palli, Adolfo Lippi e l’esperto gallerista Santo Ficara. Quest’ultimo tra i primi a credere e a promuovere il lavoro dell’artista pisano,  prodigandosi personalmente per la riuscita della mostra.

Francesca Centurione Scotto Boschieri che chiude il catalogo della mostra con un suo intervento ha posto alcune domande per i nostri lettori all’artista:

Come ha inizio il suo percorso artistico? 

Da autodidatta. Solo così potevo dare libero sfogo alla mia passione per la filosofia, per le lettere, per la poesia. Un giorno di circa trenta anni fa, leggendo La nausea di J.P. Sartre mi soffermai sulla sua copertina, dominata da un olio su tela di A. Giacometti. Ebbene, quanto Sartre aveva tentato di dirmi con oltre 300 pagine, Giacometti in poche pennellate aveva detto e superato. Così ho scoperto la potenza delle arti visive.

Osservando la tavolozza scelta per l’allestimento non si può evitare di notare sul fondo delle terre il rosso e l’azzurro come uniche tinte. Perché?  

Il mio segno automatico, primitivo, che spesso vergo con il carbone è in linea con tutta la mia tematica del Prima; le stesse forme plasmate hanno il carattere naturale dei pigmenti terrosi e la loro plasticità è spuria e frammentaria. Non sopporto la decorazione nè la patina compiuta e realista. Il mondo è sporco e noi con lui, dunque niente trucchi!  Impastiamoci nel fango costitutivo. In questo periodo la mia ricerca ha concepito la sintesi  dei toni caldi e dei freddi nelle tinte che rilevava, ma non escludo che già domani intraprenda altre scelte.

Da dove sgorga la fonte dell’ispirazione? Dove individuare il centro della sua ricerca artistica?

Quanto all’ispirazione la vita mi ha insegnato che non si improvvisa niente, ma tutto deriva dal lavoro. Lavoro costante e ossessivo, ma anche disperato e rabbioso. Lunghi anni chiuso a studio ti conducono all’esperienza del selvatico. Quel sapere del mestiere che lavora la materia, nel tempo fuori da ogni tempo, esperienza che porta, nel corso dei vari passaggi, a collocarmi nello spazio infinito e nelle nebulose dove tutto muore e tutto rinasce per dare energia e fuoco alla mia stella.

La mia ricerca guarda alla storia dell’arte e ai suoi strumenti a partire dal disegno. Con questo voglio dire che non ho mai rinunciato alla mia identità per facili formulette pro-mercato , tanto che per rispetto della storia e dei suoi protagonisti ho iniziato molto tardi ad espormi con continuità. Uscire dal volgo dei proclami e intraprendere la strada del fare silenzioso che conosce solo la regola dell’innamorato. Colui che ama non per ricevere ma perché nel suo dare trova il suo farsi uomo. 

La ragione del fare arte oggi, per lei, è l’emisfero destro o l’emisfero sinistro, la sperimentazione o la tecnica?

Il riferimento alla mia installazione “Mappatura di un sistema nervoso chiamato IO” che troviamo in mostra non è casuale. L’arte è tutto questo ed altro. L’artista passa per processi di vita e di esperienza che fusi a sensibilità, ricerca e tecnica possono trovare la combine giusta, ma certamente rara. In poche parole l’arte è una necessità, un modus vivendi naturale come respirare, senza il quale non abbiamo nè un’identità nè un senso. Del resto hanno senso un uomo e una vita senza sogni? E se mi si dice che questo è già accaduto, io chiedo, se noi dobbiamo accettarlo passivamente o entrare nell’esercito di Cervantes.

Quali le migliori strategie, in un periodo di crisi internazionale, per ottenere spazio e visibilità?

Nel mio caso tengo molto a distinguere, perché se è vero che la crisi economica mi tocca e la sfido esorcizzandola nelle mie opere, è altrettanto vero che il mio percorso di ricerca non conosce soste e non sente altro se non la propria poetica. Il punto è l’intensità. Quanto saprò reggere questa intensità d’essere e di vivere come nemico della società mio malgrado? Mi figuro l’artista nudo che si scaglia contro la società armato di qualche pericoloso pastello.

Ci parlava degli esordi della sua formazione circa 30 anni fa. Quali le differenze del ruolo dell’artista nella società, da allora ad oggi?

Il periodo è troppo breve per registrare grandi cambiamenti se non quelli del gossip e del mercato truccato.

 Siamo sicuri che nel corso del tempo l’artista si sia accorto del proprio ruolo?

 Io comincerei a sfoltire i ranghi e una volta scartati i fenomeni di marketing e di  s-costume quello che resta travalica la contemporaneità per tramutarsi in classico; facendo sì che la grande arte abbia generato e rigenerato un Rinascimento perpetuo.

 

Gioni David Parra è pittore, scultore e scenografo.

Francesca Centurione Scotto Boschieri è scrittrice e giornalista

 

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