Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Sento voci provenire dal mare...
... e mentre è tutto un gran parlare di stabilità, responsabilità, regole, congressi, segretari e, confesso, io per prima sono dentro fino al collo, in questi giorni, in incontri, in riunioni con compagni di partito, giungono notizie e foto dal mare.
Sì, quel mare che io amo tanto e della cui vicinanza sono grata al luogo in cui abito, quel mare che mi dà forza e energia e, perché no, a volte anche serenità, quel mare in cui specie d’estate cerco rifugio nei momenti più bui, sì, da quel mare lì, giungono da due giorni immagini, voci, sì voci, di disperazione, di sofferenza, di morte.
E con vergogna ho guardato l’altro giorno quei tredici corpi coperti con un telo di plastica e distesi sulla spiaggia di Ragusa, non riuscendo neppure a condividere la notizia sul social, tanto mi sembrava inappropriato il mio occuparmene in questo momento, così presa come sono dalle vicende strettamente politiche. E sottolineo strettamente perché, in realtà, la politica in senso lato per prima dovrebbe impegnarsi ad ascoltare queste voci, per prima dovrebbe impedire che si trasformino in urla di sconforto, di angoscia, di dolore.
Ecco, mi sembrava quasi di non avere il diritto di occuparmene, troppa la distanza tra me e loro.
Stamani però, quando hanno cominciato ad arrivare le voci da Lampedusa, non mi sono più sentita a mio agio neppure nel silenzio, il silenzio della pietà, del rispetto, dell'impotenza...
E non ne faccio una questione di numeri, anche se, è vero, questa volta sono tanti, proprio tanti, ma di soglia di sopportazione (per quanto ancora?), di desiderio di comprensione (perché l’Italia, l’Europa non fanno nulla?), di ricerca di partecipazione (c’è qualcosa che ciascuno di noi può fare?).
E allora mi pare, e lo dico sperando vivamente che non sia solo un modo per acquietare la coscienza, che forse anche il mio impegno così profuso nella politica di queste ultime settimane può avere un senso, anzi, mi verrebbe da dire che finalmente ha un senso. Ed è quello di dirigere quell’impegno anche nella direzione di quelle voci, per imparare ad ascoltarle prima che diventino urla o, peggio, silenzio e perché quel mare che io amo tanto non sia più, mai più, lo spazio in cui si spengono.
E mi sono detta che, forse, se non mi limitavo a leggere, a condividere sul social, ma buttavo giù qualche riga con il mio sentire, sì, forse, in quel caso mi sarei sentita meno inadeguata.
...E penso a te mamma che hai intrapreso questo viaggio con i tuoi figli al seguito, senza nessuna speranza, né garanzia di arrivo, di accoglienza, di vita; e penso a te donna, che incinta hai affrontato il mare dell'incertezza perché tuo figlio non vedesse mai le atrocità che tu conosci fin troppo bene; e penso a te ragazzo, che non conosci e mai conoscerai un paio di scarpe da calcio, un pallone, un prato verde su cui correre e gioire; e penso a te uomo e padre che ti sei fatto carico della responsabilità più grande del mondo, con coraggio hai portato via di là, la tua famiglia, tutti insieme, verso un mondo diverso; e penso a te ragazza, che mai conoscerai la gioia dell'amore, di un caldo abbraccio, del primo bacio, di un vestito da sposa...
...e poi penso a me mamma, che ho qui vicini i miei figli, che hanno 1000 palloni e prati dove correre e mari dove trascorrere le estati e cibo e vesti e giochi a dismisura...
...e penso che nascere in una o nell'altra parte del mondo, purtroppo, faccia una grande differenza!
Rimango qui con la mia sofferenza, il mio sgomento ed un gran senso di colpa per ciò che ho e ad altri non è stato dato neanche conoscere!
E mi sono detta che non mi bastava...ho cercato il nome di Giusi Nicolini su facebook e le ho scritto un messaggio, forse banale, ma sentivo un'urgenza strana, un imperativo...Sto per andare al lavoro nella mia tranquilla quotidianità e il mio pensiero va lei e alla sua Quotidianita' e mi manca il fiato al solo immaginarmi lì...le parole sono vuote ...io non sono nessuno come le tante persone che arrivano lì nella sua isola...ma sono persone con sogni e bisogni, desideri, futuri pensati, immaginati, interrotti...ogni morto e' mio marito, mio figlio, mia madre, mio fratello e mia amica perciò sono in lutto ...e perciò le dico Grazie.
E non basta ancora...