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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
Cronache di un prof. tifoso
Prato-Pisa 1-1
di Arbauz

24/11/2013 - 16:52

Umidità
 
Siamo reduci dalla visione e dall’ascolto di una Carmen (quella di Bizet) lucchese, spettacolo al quale mi ha condotto ieri sera al teatro del Giglio l’amico Ovidio, mio megasuperiore direttore culturale, esperto mondiale tabucchiano, nonché capace di enumerare non meno di 35 motivi per cui vale la pena vivere dalle parti della foce del Serchio. A proposito di questo, ci siamo chiesti a teatro se non sarebbe stato meglio per Don Josè, invece di inseguire quella ragazza in mezzo alle montagne, trasferirsi a Marina di Vecchiano e vivere serenamente la sua vecchiaia pescando, facendo il bagno e riposandosi con la tranquilla Michaela. E invece niente: irretito da una Carmen costretta dal regista, oltre che a cantare come mezzosoprano, anche a esibirsi in un clamoroso spogliarello alla Kim Basinger in “Nove settimane e mezzo” (scelta registica che ha lasciato perplesso più d’uno spettatore della Lucca bene e di quella meno bene), non resiste alla tentazione di uccidere –come doveva fatalmente accadere- la perfida (e domani è la giornata mondiale contro il femminicidio!).
 
Comunque oggi per me è difficilissimo seguire con la dovuta attenzione il match. Prima di tutto a pranzo c’è un sacco di gente, tutti parenti piuttosto stretti e tutti piuttosto simpatici. Ottima la pasta al forno cucinata da mano esperta; sopraffino il dolce preparato da Loretta, variegati i manicaretti simil-antipasto. Sì, però all’inizio vedo la partita senza audio, perché insomma non bisogna essere maleducati con gli ospiti: nella confusione del pranzo (siamo ormai al limoncello e alle pastine portate dalla mi’ sorella) va via anche il segnale video, per cui ricorro alla radiolina, ma a un volume così basso (sempre per non essere maleducato con i commensali) che non capisco quasi nulla. Riparte il segnale e sempre senza sentire alcunché intuisco che Prato e Pisa sostanzialmente si equivalgono e si annullano a vicenda; nel frattempo incombe la prevista visita della signora della casa accanto con cui dobbiamo discutere eventuali lavori per problemi di umidità che colpiscono le nostre due abitazioni. Si va verso la fine del tempo (sempre muti come pesci) quando c’è un rigore per il Prato. Nel silenzio totale il nostro portierino lo para e così la prima parte finisce –come è giusto che sia- zero a zero.
 
Nell’intervallo, mentre allo stadio di Prato risuonano le note di “The Final Countdown” degli Europe, suono astutamente alla porta della signora accanto per anticipare all'intervallo la discussione sui nostri problemi di umidità, ma –mannaggia- non risponde nessuno. Intanto i nostri gentili ospiti salutano e tornano a casa, per cui il secondo tempo me lo seguo finalmente (direbbe Ovidio) con la voce di Andrea Orsini. E finalmente capisco qualcosa nella formazione: Cia e Napoli giocano insieme, sono fuori (perché malmessi) Martella e Mingazzini; in difesa tornano Goldaniga e Pellegrini. Per un bel po’ non succede un accidente, a parte un’occasione mancata dal Prato. Diciamo la verità: non è che sia una gran bella partita. Pazienza. Al 25° però suona il campanello: è la signora della casa accanto e non posso sottrarmi al dibattito sui lavori di canalizzazione che dovrebbero appunto contenere un’umidità, lasciatemelo dire, eccessiva. La discussione va per le lunghe e io fremo: alla fine dopo un quarto d’ora di snervanti ipotesi sull’eventualità di collegare le grondaie a dei tubi che corrono all’interno di un canaletto che scorre lungo la casa, interrompo bruscamente ma cortesemente, saluto e mi precipito alla TV. Siamo al 41° e il Pisa ha appena pareggiato! Quindi eravamo andati sotto! Non ho visto un accidente, ho capito solo che ha segnato Forte. Posso vedere solo gli ultimissimi minuti, ma non succede più nulla. Dunque fu 1 a 1. Non è che abbia capito granché della partita, però suppongo che il risultato sia giusto. Il problema ora è chiamare qualcuno che pulisca il fossetto e soprattutto che colleghi i tubi delle grondaie a quelli che passano all’interno del fossetto medesimo. D’accordo, ma prima voglio vedere il preventivo. Alla prossima.

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26/11/2013 - 17:06

AUTORE:
artilafo

Generalmente vado in Sardegna in nave. Con l’auto, ma in nave.
Un anno mi ci recai invece con l’aereo.
Quando si esce dal gate di un aeroporto spesso accade di trovare un tizio fermo, in piedi, con un cartello tenuto all’altezza del petto indicante un cognome. questo tizio aspetta qualcuno: quella è gente che non si conosce, ma per qualche motivo deve incontrarsi per forza pur non conoscendosi, e per evitare di portare strani oggetti sotto il braccio o segni di riconoscimento che potrebbero metterli in ridicolo ha trovato questo strattagèmma del cartello. Generalmente viene scritto il nome di colui che arriva, l’atteso, più raramente il nome dell’attendente. Su questo comunque occorre accordarsi bene in anticipo per evitare malintesi.
Scendo a Cagliari dall’aereo e anche lì c’è un signore con un cartello con su scritto, a mano, col pennarello azzurro, “Mr. Danilo Piroddi”.
Non resisto. Mi avvicino al tizio con entusiasmo, anche se il mio slancio è frenato dal solito dubbio che insorge in questi casi: Mr. Danilo Piroddi è lui o è l’atteso? Nel breve tragitto che ci separa propendo per l’atteso: in fondo è la casistica più frequente.
- Ma lei sta aspettando Danilo Piroddi! il giovane cagliaritano a cui Gigi Riva durante un allenamento con un tiro ruppe un braccio! Il raccattapalle Danilo Piroddi! che ricevette per risarcimento un autografo sul gesso, un pallone, l’ingresso allo stadio Olimpico e la dedica del gol del bomber alla Lazio…
No, non stava aspettando lui, ma un omonimo.

25/11/2013 - 20:00

AUTORE:
ovidio

Il problema, oltre alle grondaie, come ti ho accennato sulle note della Carmen, sono anche le dichiarazioni di Dino Pagliari, che a me sta simpatico:

Cosa vuol dire pagliari? Cosa avrà detto al Presidente?

Perché non invitarlo alla Voce del Serchio a chiarire i dubbi dei tanti tifosi o semplicemente curiosi come me?

Così salirebbero a 36 i motivi per cui vale la pena vivere verso la foce del Serchio.

24/11/2013 - 23:29

AUTORE:
Cervetto

O Arbauz: tranqui, perché niente ma proprio niente perdesti. A Prato fu partita assai modesta. E in quello stadio, poi, così tanto ma tanto brutto. Brutto e legato a ricordi spesso infausti per il Vessillo nostro notoriamente pur tanto glorioso. Se ne potevano buscare, oggi, nostro Arbauz. E se non ne buscammo fu perché i palloni lanciati nel mezzo dal sinistro e dal destro piè di quel veloce Grifoni non trovarono lesti realizzatori. E perché Lanini calciò un rigore degno di Caraballo. Sì, o Arbauz: accontentiamoci del punticino e speriamo che l'omino e l'omone facciano la pace.
Ave, Arbauz e buona notte.
PS1: L'omino e l'omone litigano? Braglia è stato esonerato? Che accadrà? Kazzenger, ecc., ecc.
PS2: La vicenda della piovorna vicina insensibile al richiamo della foresta nerazzurra è assai gustosa. Al vecchio Cervetto ricorda un film con Alberto Sordi, tifoso della Roma: la fresca sposina lo obbliga al concerto di violoncello in casa con le amiche. L'odiato strumento è poi, nocturno tempore, annientato con una vindice carica d'esplosivo. Ma tu, o Arbauz, sei un gentiluomo. Spurga la canalina, collocaci alcuni difensori del Pisa: l'acqua ruscellerà gioiosa filtrando da ogni dove e gli intonaci saranno risanati.