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È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte. 
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”. 

. . . lo sai che lo diceva anche la mia. Però al .....
Bimbo lasciala sta la geografia, studia l'agiografia. .....
. . . niente, mi sa che bisogna riformare l' ISTAT. .....
. . . ci sono più i premi di una volta.
Quest'anno .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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FRANCESCO P.
di Trilussa

24/11/2013 - 19:20

Una volta era il partito, il vecchio PCI di Berlinguer, a toccare certi temi cari alla sinistra. Ora questi sono quasi completamente scomparsi dal linguaggio politico e i discorsi che si sentono in giro riguardano le primarie, la segreteria, la decadenza, il patto di stabilità, la tenuta della maggioranza o del Governo di fronte ai continui cambiamenti del quadro parlamentare.
Una fase molto caotica della nostra vita politica, lotte di potere che lasciano solo sullo sfondo i veri problemi del paese.


Al massimo si parla del lavoro e delle tasse, giustamente direi, ma comunque sempre in prospettiva, sempre con le stesse promesse, i soliti discorsi programmatici, sempre nei prossimi mesi, nel prossimo anno, nella prossima legge o legislatura.

Alcuni temi fondamentali della sinistra sono scomparsi da tempo nelle parole di chi ci amministra e ci governa. Sembrano temi e parole superate, di poca importanza, temi e parole del passato, figlie di un dio minore nei confronti dei Grandi Temi della politica attuale, di cosa farà Alfano, cosa dirà Brunetta, cosa succederà con la decadenza di Berlusconi.


L’unica persona che in questo momento parla di educazione, legalità, onestà, correttezza professionale e fiscale, etica e moralità nella vita sociale e politica non è un politico e nemmeno una semplice persona, è un Papa. Un Papa che va scritto maiuscolo non solo per formalità grafica ma perché se lo merita.


Non so se chi lo ha eletto si immaginava la svolta che lui sta dando alla Chiesa nelle sue strutture gerarchiche e amministrative ma soprattutto nelle coscienze. Si è capito subito, quando ha messo mano al portafoglio per pagare il suo soggiorno in un albergo romano prima della sua elezione al pontificato. L’hanno subito bloccato ma il segno è partito, veloce, per tutti quelli che si auguravano finalmente un cambiamento della Chiesa, un percorso virtuoso che la conducesse da ricco comitato di affari distaccato dalla gente (come da tempo era diventato) a grande organizzazione umanitaria a sostegno degli umili e degli indifesi, a difesa degli onesti, a salvaguardia dei poveri, dei disoccupati, dei licenziati, categorie che si stanno purtroppo da tempo sempre più identificando.


Sembra che ormai sia l’unico a predicare contro le ipocrisie, i falsi credenti, i finti poveri, contro gli evasori fiscali, contro i fedeli che fanno donazioni alla Chiesa ma che nelle loro attività lucrano sui disgraziati ed evadono il fisco.

Che predica la povertà come un dono e il denaro e la ricchezza come il male.

Che si scaglia contro una televisione alienante, che produce perdita di valori, che dequalifica il corpo della donna e il sesso riducendolo a merce di scambio. A volte solo per una ricarica del telefonino, di cui abbiamo purtroppo esempi recenti e forse nemmeno isolati.

Che ricorda il valore della famiglia come luogo dove si formano le coscienze, dove si decide il futuro, non solo economico, dei figli attraverso la loro educazione ai veri valori riguardanti la morale e la convivenza civile.

Che tuona contro le false credenze, i finti maghi, le persone che si rivolgono  a fattucchiere per cercare di risolvere per magia i loro problemi personali, finanziari, sentimentali.


Mi piace qui ricordare la famosa frase di Papa Francesco del “pane sporco” portato a casa, ai figli, da parte di chi lucra sulla vita degli altri, di chi evade le tasse, su chi non si comporta onestamente.


Chi si deve occupare di questa deriva morale del paese?
Dove sono finiti gli ideali della sinistra in campo etico e morale?
Chi si deve occupare dei nostri giovani stracarichi di oggetti e tecnologia ma così poveri di spirito, di ideali e non solo di certezze?


La politica da tempo ha preso una strada che la allontana sempre più dalla gente, dal popolo, dai propri elettori. Lo sforzo dei due maggiori partiti sembra sempre più orientato a stabilire quali siano i rapporti di forza fra le varie correnti, in nome di una ripresa sempre più difficile e spostata in avanti nel tempo, e con il completo abbandono ormai dei temi che riguardano il comportamento sociale dei cittadini, il loro livello culturale, la loro educazione, la loro onestà da tempo in declino sostituita oramai dalla furbizia. La costante mancanza di legalità.


E grave che sia solo un Papa a parlarne perché questi sono temi fondamentali, elementi indispensabili per una Nazione che si dica civile. Non solo dal punto di vista etico e morale ma anche da quello del funzionamento dello Stato, uno Stato che non si può fondare su privilegi e ruberie, su amicizie e interessi personali di cui abbiamo episodi recenti e molto spiacevoli, specie quando coinvolte sono figure istituzionali.

 

Come se ci fosse nel paese una rete sotterranea di connivenze, conoscenze, complicità, favoreggiamenti, stretti rapporti personali che impedisca ogni vera opera di sviluppo e cambiamento, anche di mentalità.
Una vera e propria crisi morale, prima che economica, considerata dalla politica solo un problema secondario, una faccenda di poca importanza su cui pare che solo Papa Francesco senta il dovere, morale e civile, di intervenire.

 

Quadro: Etica e morale di Salvador Dalì
 
 

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30/11/2013 - 19:19

AUTORE:
Gianni Cuperlo

Oggi sono stato a Sotto il Monte, vicino Bergamo, la città di Papa Roncalli.
E a cinquant'anni dalla sua morte, il pensiero non può che andare al suo successore Francesco. Non mi permetto di esprimere giudizi, ma è fin troppo facile dire che Francesco non ci sarebbe stato senza Giovanni. E che oggi Francesco è un punto di riferimento, una speranza per chi non si arrende al presente delle diseguaglianze e della globalizzazione dell'indifferenza.

Leggere la recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium è in alcuni tratti sorprendente. Il Papa ha la forza di dire che la nostra economia è suicida. Che è contro l'uomo. La sua contestazione è radicale: sarebbe bene che cominciassimo anche noi a dire a voce alta ciò che diciamo sempre più di frequente nelle riunioni, negli articoli sui giornali, nei seminari di studi. Senza un cambiamento radicale della dottrina economica e degli indirizzi di politica europea, la nostra società soffocherà e l'Europa morirà.

Voglio una sinistra che dica questo. Che lo urli. Che chiuda il ventennio, anzi il trentennio della subordinazione alla destra. Il rigore non è sinonimo di risanamento. La svalutazione del lavoro non serve alla crescita, anzi aiuta la depressione. La svalutazione del pubblico non fa aumentare il Pil, né la giustizia. Se si tagliano le tasse ai ricchi, non si può tagliare lo Stato ai più poveri. Dobbiamo guardare il domani, oltre le contingenze. Dobbiamo avere il coraggio di riproporre i nostri ideali.

Anche il governo è importante: i piccoli passi nella giusta direzione contano, anche se le risorse sono scarse e le compatibilità molto strette. Ma la sinistra non può morire di piccolo cabotaggio. Dobbiamo ritrovare il coraggio di guardare lontano. E per fare questo ci vuole un partito, ci vogliono i corpi intermedi, ci vuole una rete di civismo e di solidarietà che entri nel mercato, nello Stato, nel welfare. E che li cambi.
(da fb)

28/11/2013 - 10:53

AUTORE:
Infelix

Se la situazione attuale è più inquietante di quella rappresentata dal dipinto, allora non è allarmante ma ormai a un punto di non ritorno...eppure quando parliamo con le persone sembrano tutte oneste, generose e schiacciate da pesanti sacrifici...ma tutti innocenti e irreprensibili, s'intende!

24/11/2013 - 21:38

AUTORE:
Bruno della Baldinacca

Una volta era il partito, il vecchio PCI di Berlinguer, a toccare certi temi cari alla sinistra. Ora questi sono quasi completamente scomparsi dal linguaggio politico e i discorsi che si sentono in giro riguardano le primarie, la segreteria...

Ecco! (come direbbe il buon Massimiliano Angori)

Ecco, io ho sentito di persona a Pisa nella stessa sala strapiena di compagni, due dei candidati alla segreteria del partito che al tempo di Berlinguer si chiamava Partito Comunista Italiano.

Ecco, mentre Gianni Cuperlo disse fra gli applausi scroscianti come ai tempi dei migliori comizi di Enrico Berlinguer che non si poteva lasciare al solo Papa Francesco la difesa dei poveri e la parola poveri e che i poveri vanno chiamati con il loro vero nome: poveri!
Ecco, per quello ed altro ancora mi trovai quella sera con lo stesso stato d'animo di 29 anni prima, con una forte commozione che vedevo condivisa sulla faccia di chi mi siedeva intorno ed era facile intuire che nessuno pensasse a chi divenne segretario dopo Enrico Berlinguer del PDS-Ds-PD, Natta, Occhetto e tiragiù.

Ecco, invece circa anno fà, sempre in quella sala strapiena di compagni e..curiosi (curiosi, perchè ne conoscevo tanti di loro, simpatizzanti o iscritti alla Lega Nord, all'ex PDL) venne a chiedere il nostro voto primario Matteo Renzi che arrivò secondo a Pierluigi Bersani nella corsa finale a due per cadidati a Primo Ministro; non ho mai visto di persona gli altri concorrenti a Primo Ministro; Laura Puppato, Niki Vendola e Tabacci che non ricordo neppure il nome di battesimo.

Non fù la mia una partecipazione preconcetta; il motto: te dammi sempre ragione ed io sono sempre daccordo, era non scontato.
Però sentirmi chiamare "cari signori" con quel ditino puntato su ognuno di noi accorso li a sentirlo come nostro probabile candidato a Primo Ministro.
Ecco! (poi basta non loo dico più ecco) io e tutta la mia famiglia si chiamavano "signori e/o cari signori" gli inquilini tutti della Villa Salviati, il Marchese Centurione, la Contessina Dal Borgo, il Conte Pesciolini &.
...per dire poi fra le altre cose che non mi garbarono punto; che noi, tutti noi li in sala, si era colpevoli dei 32.000 euri di debito a testa sui nostri figlioli.

...a me....?!? che all'età di 15 anni (ed ero già al quarto anno di lavoro pesantissimo nei campi e nella stalla) ed a "scappatempo" nei mesi che la terra era a riposo andavo agli spinaci da Mazzara, dal Magli e dal Valentini e mi son ritrovato pagate 72 (settantadue) ore lavorate per settimana.

Sveglia alle sei di mattina, un'oretta e più nella stalla, dopo munto la vacca, mi bollivo un tegamino di latte e nel tempo che bolliva, mi preparavo un po di colazione perchè a lavorare duramente verso le 9 e mezzo mpopò di fame veniva sempre e desinà e cena perchè il camion di Renzo Malloggi e di altri che portavano gli spinaci a Milano alle volte passava dal nostro magazzino verso le nove di sera e poi a casa in bicicletta per il Viale Isabella che in pienoo inverno bisognava farlo spesso a piedi perchè la terra lasciata dalle grandi ruote di legno dei carri si congelava ed era pericoloso per la stabilità della bicicletta e fortuna se c'era la luna, perchè il fanale della bicicletta andando a piedi faceva lippe-lappe a malpena e...
...e chi vuole 'ntendere ha 'nteso ed a proposito di "signori" c'erano anche al tempo del PCI i ricchi nel mio partito e si chiamavano Federico Fellini, Renato Guttuso e non Serra o Briatore/Gregoracci.