Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Salsapariglia.
Maledetti nomi che intrigano più che spiegano!
Strappapanni si chiama, basta!
Se poi vogliamo fare li “struiti” allora chiamiamo in causa (chi se non) Linneo e il suo “smilax aspera”.
Linneo metteva tutti del pari, greci e latini (cani e gatti) e così ha preso il primo nome ”smilè-raschietto” perché la pianta graffia e il secondo “asper-scabro” perché graffia davvero e accontenta tutti!
Ma allora salsapariglia chi ce l’ha messo?
Andiamo di là dal mare, in Messico, Guatemala e isole caraibiche dove le piante e le loro droghe hanno più potere e rilevanza che in ogni parte del mondo.
Là nacque la prima bevanda a base di cola a base di estratto di radici di smilace, pianta usata per combattere la sifilide e molte altre malattie.
Strofinando energicamente foglie e fusti (cosa difficile data la scabrosità delle spine presenti su tutte le parti) si notò un affiorare di “sapone” come quello che avevano sul collo i cavalli sudati e fu coniato il fantasioso nome unendo salsa (schiuma) a parilla (coppia di cavalli).
Vuoi vedere i botanici europei?
Rimanendo con lo spagnolo e dando una nova interpretazione e un nuovo nome si dichiarò che salsapariglia è dovuto all’unione di zarza (arbusto) con parilla (vite).
Sì, va bene la vite per l’andamento del fusto, la pignetta che somiglia all’uva, ma la smilace non è certamente un arbusto e poi manca di fantasia, quella che i greci ebbero al tempo degli dei dove vivevano il giovane mortale Croco e la ninfa Smilace che erano innamorati amanti, ma destinati a non potere continuare per la differenza del loro essere e che gli dei pietosi tramutarono nelle due piante che portano i loro nomi.