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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

#NotizieDalComune #VecchianoLavoriPubblici #VecchianoSport
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Pisa, 17 marzo
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Comune di Vecchiano
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Vallo a far capire al cavolo riscaldato e garzone ritornato .....
. . . lo diceva anche il grande Totò che è la somma .....
. . . . e Calenda Carlo ha rimasto solo. . .
. . .....
. . . in tv c'era uno che diceva che tanti elettori .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Cronache di un prof. tifoso
La sera che non vidi saltare Elena Isinbayeva

29/12/2013 - 12:30

Lo so che il mio megaultradirettore culturale Ovidio vorrebbe che parlassi dei misteri della defenestrazione del buon Pagliari, ma non me la sento. Un po’ perché mi dispiace (molto), ma soprattutto perché –come ho detto la volta scorsa- non capisco nulla delle segrete cose, che molti dicono di sapere, ma che poi non spiegano. Ne ho sentite di tutte: la mancata valorizzazione di Giovinco, le dispute sui preparatori atletici, la congiura dei senatori, e via discorrendo, ma l’unica cosa chiara è che queste cose nel calcio non sono mai chiare. Insomma –aspettando il Barletta, e che Dio ce la mandi buona con Cozza- mi lancio in un ricordo sportivo di una decina di anni fa (e scusate la lunghezza).

Flashback: agosto 2004, Olimpiadi di Atene.

Non seguo il calcio (a parte il Pisa!), ma per le olimpiadi mi preparo a una decina di giorni di full immersion nelle gare. Ma soprattutto sono pronto come Fantozzi a gustarmi l’atletica leggera, il mio sport preferito. E così mi immagino già le mattinate con i lunghi collegamenti con le qualificazioni del lancio del martello, con il lancio nullo del martellista del Kazakistan rivisto al rallentatore quattro volte, e così via.

Ma fin dalle prime immagini olimpiche mi accorgo che qualcosa non funziona come dovrebbe. Già, perché il modo con cui la Rai (cioè Rai 2) trasmette i giochi non mi va proprio. Di ogni sport si riesce a vedere solo qualche spezzone, interrotto continuamente da pubblicità: poi rapidi e ossessivi collegamenti con la carabina, il baseball, il softball, le batterie del nuoto e il beach volley, nei quali vengono fornite solo notizie sugli atleti italiani. Nei giorni successivi continuo a cercare di vedere qualcosa, ma non è facile. Non ci sono calendari da rispettare, nulla è sicuro, controllare gli orari della gara che vuoi vedere non serve a niente, perché mentre guardi il tiro con l’arco improvvisamente arrivano magari la canoa o la lotta greco-romana. L’appassionato di un singolo sport ne esce con le ossa rotte.

Ma poiché le difficoltà aguzzano l’ingegno, provo a verificare se qualcuno dei miei numerosi canali satellitari trasmetta qualche gara; ho la parabola ma non ho Sky, però qualcosa riesco a prendere, qualche emittente araba, il primo canale nazionale tedesco, un’emittente privata spagnola. Comincia così una corsa affannosa a cercare conforto in questi canali. Qualcosa riesco a vedere sul canale tedesco, su quello spagnolo e su RaiSat Sport (che però spesso trasmette soltanto repliche di gare svoltesi il giorno prima), ma sempre a pezzi e bocconi: l’olimpiade si trasforma così in un’angosciosa attesa di qualcosa che quasi mai si realizza. Le giornate si susseguono snervanti, ma finalmente arriva l’ora dell’atletica leggera e si riaprono le speranze di vedere qualcosa in pace. Ma sono sogni: ecco che ricominciano i soliti collegamenti spezzettati, in cui riesci a vedere qualche batteria in diretta e qualche gara registrata e tagliata, mentre impazzano il nuoto sincronizzato, il ciclismo su pista, i tuffi, il pugilato, anch’essi per altro triturati e centrifugati senza pietà.

Il 22 è il giorno del salto in alto e del salto triplo maschili, due gare attesissime; si vedono alcuni salti del grande triplista svedese Ollson, poi più nulla, perché inizia la solita frittura mista. Di fronte a questo sflacelo cominciano a balenarmi in testa pensieri malvagi e poco patriottici. Mi metto a controllare accuratamente gli orari delle varie discipline, per immaginare quali gare di atletica riuscirò davvero a vedermi, così inizio a fare calcoli complessi e diabolici anche contro i nostri colori: mi ritrovo a fare il tifo contro la squadra di pallanuoto italiana perché so che se andrà in semifinale la sua partita verrà trasmessa e coprirà le gare di atletica.

Bene o male (diciamo male) si arriva al pomeriggio del 24. Alla festa dell’unità di Pisa c’è il concerto dei Nomadi, un evento nostalgico al quale sarei fortemente tentato di partecipare. Ma c’è la finale del salto con l’asta femminile, specialità in cui gareggia la mia atleta preferita, una ragazza russa con gli occhi chiari e una lunga treccia che si chiama Yelena Isinbayeva; è la primatista del mondo e salta con uno stile armonioso e inconfondibile. Di lei so tutto: ha ventidue anni, è nata il 3 giugno 1982 a Volgograd, il padre è elettricista, la madre casalinga, aveva cominciato con la ginnastica artistica. Come faccio a rinunciare alla sua gara? Così alla fine non ho resistito e ho rinunciato ai Nomadi.

Scelta fatale. Verso le 6 dovrebbero iniziare le gare di atletica; mi devo però sorbire il secondo tempo della partita di calcio dell’Italia e soprattutto l’incontro femminile di pallavolo tra Italia e Cuba. Com’è noto, è impossibile stabilire la durata di una partita di pallavolo, comunque all’inizio ho sperato che, chiunque vincesse (va beh, meglio l’Italia, d’accordo), potesse farlo per 3 a 0, un’oretta e via con l’atletica. Le cubane vincono il primo set e a quel punto mi ritrovo a fare il tifo per loro; però poi le italiane vincono i due set successivi, passando a condurre per 2 a 1, così comincio a tifare per l’Italia, sperando che il match si concluda. Sono quasi le 8 e comincio a cercare sui canali satellitari, ma RaiSat Sport trasmette la replica della partita di calcio, sull’ARD niente; tento sul canale spagnolo, dove pesco una micidiale partita di pallamano tra Germania e Spagna. Nel frattempo Italia-Cuba finisce 3 a 2 dopo interminabili scambi, oltretutto l’Italia perde. Anche la pallamano, per colmo di disgrazia, va ai tempi supplementari, ne vengono disputati ben 4, più i rigori.

Mi dico che prima o poi qualcuno dovrà per forza collegarsi con lo stadio dell’atletica, insomma mi ritorna un filo di sottile speranza. Macché! Comincia un bombardamento schizofrenico con equitazione, pezzetti di incontri di pugilato), qualche discesa di canoa nelle rapide di un torrente artificiale e poi l’incubo più feroce e definitivo, il nuoto sincronizzato, con quella specie di sghignazzo fisso delle atlete, che sembra rivolto a me. Nulla si sa della mia prediletta saltatrice con l’asta. Sono le dieci passate, mi dico che non è possibile, che non è mai accaduto e che qualcosa dovranno pur far vedere. E invece, dopo l’ultima risata di una nuotatrice sincronizzata, comincia la trasmissione di chiacchiere guidata dall’esperto dell’isola dei famosi. Non ce la faccio più: quando mi telefona la mia amica Adriana Trobia e mi invita ad andare a casa sua per festeggiare la nomina a insegnante di ruolo dopo circa 20 anni di precariato (impresa sportivamente degna di nota quanto la vittoria della Simeoni alle olimpiadi di Mosca del 1980), senza più illusioni, decido di andare e di affogare la tristezza nello spumante.

Quando torno, a mezzanotte, in un collegamento che non dura più di 30 secondi il telecronista accenna rapidamente alla splendida ed emozionante gara di salto con l’asta femminile, vinta dalla Isinbayeva con il nuovo record mondiale! E io non ho visto nulla! Avrei fatto mille volte meglio a sentire i Nomadi. Che mi perdoni, lassù in cielo, il povero Augusto Daolio, che in fondo l’aveva detto: “Ma noi non ci saremo”.

 

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31/12/2013 - 11:50

AUTORE:
Arbauz

Me lo ricordo benissimo, l'ho visto in diretta in televisione. Comunque ecco qua:
https://www.youtube.com/watch?v=M4FuRWURMsw

30/12/2013 - 18:47

AUTORE:
Tiramolla

Memorabile anche quella sera, che un certo Thierry Vigneron si accese una sigaretta e poi prese la su bella rincorsa e fece il mondiale a 5,91.
Peccato per lui che Bubka senza sigaretta, 5 minuti dopo volò a 5,94.

30/12/2013 - 16:55

AUTORE:
Cervetto

O Arbauz, divino Teofrasto. Abbiti un paterno rabbùffo dal vecchio Cervetto: sarebbe bastata una telefonatina ai tuoi Numi protettori, lassù sul Monte Olimpo ed avresti avuto un sollecito passaggio ed un biglietto omaggio allo stadio di Atene per godere fisicamente -oplà- del salto della bella Isimbayeva. Certo, poi, che dire: veramente una gran bella figliuola, quella Yelena. Meglio di Mingazzini. Oppure no?
Buon anno.