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La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

. . . il sig Marino vuole metter becco dove da anonimo .....
Correva voce, al Circolo, che Bruno della Baldinacca .....
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Cara manuela
io non so con esattezza i pro e i contro .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Mario Lavia
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di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
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di Umberto Mosso
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IMMAGINA San Giuliano Terme
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Crollo mura di Volterra; mozione di Pieroni (Pd)
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A cura di Erminio Fonzo
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
SEGNI E SOGNI di Daniela Sandoni
I colori ed il loro codice segreto: Il blu, colore sornione

2/1/2014 - 22:49


 
    “Paesaggio blu” Marc Chagall

 

 


 I colori ed il loro codice segreto: Il blu, colore sornione

 
   Alcuni critici famosi (tra cui l’italiano Vittorio Sgarbi) fanno spesso riferimento alla poesia per spiegare e valutare le opere pittoriche o scultoree. Per questo motivo mi piace aggiungere all’immagine blu di Chagall, una poesia di Tali Sarek che ho adoperato per molto tempo nel mio percorso di insegnante, quale tramite per avvicinare all’arte figurativa ed alla sua tecnica: 

Avevo una scatola di colori,

brillanti decisi e vivi

avevo una scatola di colori,

alcuni caldi, alcuni molto freddi.

Non avevo il rosso per il sangue dei feriti,

non avevo il nero per il pianto degli orfani,

non avevo il bianco per il volto dei morti

non avevo il giallo per le sabbie ardenti.

Ma avevo l'arancio per la gioia della vita,

e il verde per i germogli e i nidi,

e il celeste per i chiari cieli splendenti

e il rosa per il sogno e il riposo.

Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

 

LA STORIA DEL COLORE BLU 

I colori hanno una storia alla quale fino a poco tempo fa non si dava molta importanza, ma è facile dedurre che il trascorrere del tempo li ha trasformati e noi li “vediamo” diversi da come li percepivano i nostri antenati.

Questo è accaduto non perché si è trasformato il nostro apparato sensoriale, bensì perché è cambiata la nostra percezione della realtà attraverso le conoscenze, il linguaggio, la fantasia ed anche i sentimenti che si sono evoluti nel tempo (basta pensare alla rivoluzione portata dalla dall’illuminazione elettrica).

Il colore blu, del quale ci interessiamo questa volta, nell’antichità non era considerato un vero colore (non ci sono tracce di esso né nelle grotte del paleolitico, né in quelle del neolitico).

Gli antichi romani lo consideravano il colore dei barbari e degli stranieri e nei testi arcaici non esiste nessuna traccia di una terminologia specifica per identificarlo. Lo si confondeva così facilmente con altri colori che alla fine, per riconoscerlo, si dovette far riferimento al linguaggio germanico (blau) ed a quello arabo (azraq).

A questa scarsa considerazione facevano però eccezione: l’Egitto faraonico, in cui aveva il valore di portafortuna per l’aldilà (la dea Nut costituiva col suo corpo la volta celeste e veniva dipinta in blu cobalto punteggiata di stelle d’oro); l’impero babilonese in cui le immagini del dio Marduk erano realizzate in lapislazzulo; l’impero sumero dove gli occhi dei suoi idoli erano dipinti di blu; il mondo greco che immaginava il trono di Zeuss scolpito nello zaffiro proprio come gli ebrei descrivevano quello di Jhwh, infine, nel Vecchio Testamento si descrive la città di Gerusalemme edificata su rocce di zaffiri blu. In altre parti del mondo questo colore era molto importante: nel Messico precolombiano il dio Huitzilopochtli era azzurro; in India Krishna dio della danza e dell’amore è di colore blu; nel centro dell’Asia il Buddha tibetano Vairocana è blu come lo sono spesso i centri di molti mandala).

In realtà è molto probabile che la causa principale per cui in passato questo colore non ha avuto ovunque un ruolo importante dal punto di vista simbolico, religioso e sociale, sia stata la difficoltà pratica di ottenere il pigmento e di padroneggiarne l’uso.

D’un tratto però, dall’anno 1100 fino al 1300, avviene un cambiamento profondo nelle idee religiose dell’Occidente con i cristiani che pregano Dio circondato di luce azzurra.

Così, per la prima volta si dipingono i cieli di blu (prima erano neri, bianchi, rossi o dorati), la Vergine Maria viene coperta da un mantello o da una veste azzurra come il cielo, così come con la comparsa dei cognomi, degli stemmi e delle insegne, i colori vengono usati dappertutto, il blu in particolare.

Ecco che il blu “divinizzato“ si diffonde anche nelle vetrate delle chiese (per le quali, inizialmente, verrà usato un materiale molto costoso, “il cafro”, che più tardi diventerà il “blu di cobalto” e si diffonderà fino a Chartres, dove sarà famoso come “blu di Chartres”), si propaga nelle opere d’arte e nella società (il re di Francia, subito imitato dai nobili, si veste di azzurro come la Madonna).

Il blu diventa il colore di moda ed i tintori, per soddisfare questa esigenza, riescono ad ottenere delle tonalità magnifiche.

Naturalmente l’economia ne trae un grande profitto, aumenta in modo vertiginoso la richiesta di “guado“ (pianta medicamentosa dalla quale si può estrarre il colore blu) che determina, ad esempio, la ricchezza della città di Erfurt, in Turingia, che grazie ad esso riesce fondare un’università tutt’ora esistente; ne traggono profitto anche la Toscana, la Piccardia nella Francia settentrionale, Tolosa nel sud. Questa pianta viene utilizzata anche dai Britanni per tingersi il volto in battaglia e rendere così il loro aspetto più terribile.Nel XVIII secolo (dal 1701 fino al 1800 incluso) il blu diventa il colore preferito dell’Europa.

Un farmacista di Berlino scopre il “blu di Prussia“ e dalle Antille e dall’America centrale si importa in modo massiccio “l’indaco“, ricavato dalla fermentazione delle foglie di Indigofera tinctoria, il cui potere colorante è più forte di quello del guado ed il prezzo più basso, così quest’ultimo perde il suo potere d’acquisto facendo cadere in disgrazia le città produttrici.

Il blu è famoso ovunque ed il Romanticismo, movimento artistico, musicale, culturale e letterario sviluppatosi in Germania nel XVIII secolo, ne accentua la predilezione identificandolo con l’amore, la malinconia, il sogno; elementi di cui si nutre in tutte le sue manifestazioni.

Questa sensibilità si riflette nelle opere e nel pensiero di Goethe e diventa la base della sua Teoria dei colori.

E' a Genova che intorno al 1500 nasce la storia del tessuto che ha accompagnato l'evoluzione dei jeans. Infatti con il nome "blue de Genes" (da qui: blue jeans) si indicava un particolare tipo di telone di colore blu utilizzato sulle navi per vele e per coprire le merci: il denim.

Questo tessuto, particolarmente resistente alle intemperie e quindi adatto ai lunghi viaggi dei marinai liguri, veniva fabbricato nella città francese di Nimes, da qui la parola denim (De Nimes).

La storia racconta come Giuseppe Garibaldi, che già era stato un marinaio e molti dei suoi garibaldini, nella battaglia di Marsala indossassero i jeans.Però, è solo a partire dal 1850 che il termine jeans viene utilizzato per identificare non il tessuto ma un determinato modello di pantaloni.

Infatti, a San Francisco Levi Strauss, insieme al socio Jacob David Youphes, lancia un modello di pantaloni, molto resistenti, con cinque tasche, per i cercatori d'oro.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale il jeans rimane un abito da lavoro, per poi diventare, nel dopoguerra, un indumento da tempo libero; in Europa arriva alla fine della Guerra, con le armate americane vincitrici.

Poco dopo con il cinema americano degli anni '50 i jeans entrano nelle case dei giovani insieme ai primi idoli del cinema e del rock'n'roll: da James Dean a Elvis Presley.

In questo periodo il jeans diventa il simbolo della ribellione giovanile, delle bande, della voglia dei giovani di prendere le distanze dall'ipocrisia del mondo adulto. I "sessantottini" scelgono il pantalone azzurro quale uniforme.

Alla fine degli anni '70, col declino della contestazione, le varie griffe si impadroniscono del jeans, quale capo di abbigliamento elegante.

In questo periodo il famoso pantalone si diffonde tra i giovani di tutto il mondo e diventandone il preferito, il più portato in assoluto.

A partire dagli anni '80 quasi ogni produttore di abbigliamento produce una propria linea jeans e presto avremo anche i jeans Ogm prodotti nel rispetto dell'ambiente.

Un'equipe di genetisti di Palo Alto, in California (Usa), ha messo a punto una tintura eco-compatibile capace di donare loro il classico colore blu, attraverso un batterio (Escherichia Coli) geneticamente modificato.

La grande industria potrebbe così abbandonare il vasto impiego di pigmenti sintetici, ritenuti molto dannosi per l'ambiente e la salute.

Il blu, con tutti i condizionamenti culturali, temporali e geografici ha acquisito una serie di valenze simboliche: risulta gradevole anche a chi non piace, non è violento né trasgressivo, è pacifico, tranquillizzante, accontenta tutti, è quasi neutro.

Il blu è un colore sornione proprio per queste caratteristiche, un po’ gattamorta e un po’ furbastro, da un’epoca in cui non possedeva neanche un nome proprio, è arrivato a noi scavalcando gli altri colori e diffondendosi in tutto il mondo; è così benvoluto che è diventato il simbolo delle organizzazioni internazionali più importanti (ONU, UNESCO, UNIONE EUROPEA, CONSIGLIO D’EUROPA).

La conferma definitiva di questo successo arriva dallo spazio: la terra vista da lassù appare di un unico colore, tanto che è detta “Pianeta azzurro”.

Da notare che, tra il 2007 e il 2008, alcuni studiosi canadesi, analizzando i risultati ottenuti dallo studio di oltre 600 volontari posti dinnanzi a schermi di tre diversi colori hanno rilevato come le schermate color del cielo e del mare raddoppiassero nei soggetti osservati le capacità creative ed artistiche.  

 

SIMBOLOGIA DEL COLORE BLU 

Il blu è associato alla forma geometrica del cerchio, simbolo dell’eterno moto dello spirito, insieme di quiete e dinamicità. In una stanza blu i battiti cardiaci diminuiscono e la sensibilità al freddo aumenta, mentre gli oggetti sembrano più piccoli e leggeri. Il blu stimola la sensibilità e trasporta verso lidi tranquilli.

E’ anche il simbolo dell'amore terreno (oltre al rosso), rappresentato dalla vicinanza dei corpi e delle menti.

E' il colore del mare e della gioia di vivere. Si dice che chi ama il blu sia una persona gentile, tenera, timida e sensibile che vuole bene ai bambini ed agli animali; possiede grandezza d'animo e apprezza la sincerità; ricerca i rapporti duraturi ed è attratto dal mistero profondo del mondo spirituale.

La persona “blu“ è caratterizzata anche da una certa passività e da un fatalismo di fondo ed a volte l'eccessiva sensibilità la rende depressa e malinconica, ma la sua sincera attenzione verso gli altri fa sì che difficilmente sia sola, senza amici. Da tenere d'occhio il rischio di non essere abbastanza concreta.    

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15/4/2017 - 12:08

AUTORE:
Momasu

Quasi la totalità del testo é ricavato da altre fonti, prima fra tutte Pastoureau. Per onestà intellettuale andrebbero citate. Il codice deontologico del blogger é lo stesso del giornalista. Il copia e incolla va dichiarato.