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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
Da SgT riceviamo e pubblichiamo questo testo di Riccardo Maini
Vergogna

11/1/2014 - 19:56

VERGOGNA
 
Da vecchio soldataccio provo un profondo senso di vergogna e di rabbia nei confronti del Governo Italiano e in particolar modo del Ministro degli Esteri Bonino per come viene gestito il caso dei due nostri “maro' “ prigionieri in India.
Come sempre e non è vittimismo, le Forze Armate devono attuare quanto viene stabilito e definito dai nostri governanti nel rispetto degli accordi internazionali , dall'altra e qui è la mia rabbia, in caso di situazioni conflittuali, non hanno quella tutela e riconoscimento per la professionalità con cui svolgono il proprio dovere.
Sentire ancora oggi le minacce di morte che il governo indiano rivolge ai due militari mi indigna e vedere con quale approssimazione e pressapochismo si continua, a distanza di così tanto tempo, a gestire la questione mi offende profondamente.
Per la grande ammirazione e rispetto che Stati Uniti, Francia ed Inghilterra hanno delle proprie Forze Armate, sicuramente non avrebbero mai permesso che propri cittadini comandati in armi in territorio straniero fossero trattati così come stanno subendo Latorre e Girone.
Le Forze Armate italiane non hanno diritto di sciopero o di manifestare , ma proprio per questo i cittadini tutti devono portare loro avanti pubblicamente lo sdegno per quanto sta capitando e far sentire ai due marò la loro vicinanza ed affetto.
Il governo indiano sta schernendo a livello internazionale il nostro Paese, le nostre istituzioni e le nostre Forze Armate.

Dobbiamo pretendere rispetto.
Vergogna.
 

 

Fonte: Gen. B.A. Ris. Riccardo Maini
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15/1/2014 - 14:29

AUTORE:
Alessio Niccolai

... che sono un rivoluzionario di forte ispirazione leninista - e quindi per definizione di Estrema Sinistra - non sono ostile al mondo militare in quanto tale poiché ritengo che le rivoluzioni - come ottimamente dimostra la storia di quella Bolscevica - si facciano "con" e non "contro" l'esercito.
Ma naturalmente, questioni come la Patria o la Bandiera, mi sono - da buon Internazionalista - del tutto estranee, ancorché abbia a suo tempo condotto in maniera esemplare il mio anno di leva: non me ne voglia Maini, ma per 12 lunghissimi mesi l'alzabandiera e l'Inno Nazionale sono stati per me una sofferenza indicibile, superata attraverso la dissimulazione puntuale ed all'immancabile motivetto dell'Internazionale che mi ronzava per la testa, cancellando il senso di debilitante sopraffazione da cui - giorno dopo giorno - mi sono mio malgrado sentito avvincere.
Ma, fatte queste necessarie premesse per onestà intellettuale nei confronti di un avversario franco e dignitoso, non posso fare a meno di pensare che la vita di un essere umano possa avere un valore soltanto in funzione della sua nazionalità di appartenenza: il mondo è nato senza confini e a quella condizione dovrà tornare (o, se vogliamo, in quell'unica possibile direzione si dovrà evolvere).
Due pescatori indiani non possono valere meno di due assaltatori della Marina Italiana, ne' - per quanto ritenga ragionevole l'idea maoista secondo cui «il potere passa per la canna di un fucile» (e ciò è alla base della mia mancata idiosincrasia nei confronti delle FFAA) - è da considerare plausibile che il possesso di un'arma possa rendere un uomo vittima del delirio di onnipotenza.
Diciamo piuttosto che prima dei due Marò, sarebbe opportuno consegnare alle autorità indiane lo Stato Maggiore delle FFAA italiane dell'epoca dell'accadimento e, magari, il Ministro della Difesa per le scelte politiche completamente sbagliate e fortemente anti-costituzionali che hanno portato i due militari a incrociare in quelle acque e a sentirsi abbastanza minacciati da far partire un colpo di fucile all'indirizzo di due innocenti poveri (anzi, poverissimi!) diavoli.
D'altra parte - è bene che lo sappiano i lettori e lei, Gen. Maini, me ne potrà dare conferma - il diritto militare prevede o no che tuta la gerarchia risponda degli atti criminosi di un subordinato?
La verità dunque è che queste due zelanti divise sono state prese - secondo il mio modesto giudizio - come capri espiatori e che la logica trovi silenziosamente concordi tanto il Governo Indiano - che di un colpevole ha necessità politica - che quello Italiano, così proclive a tenere fuori dalle turbolenze le proprie alte sfere passate e presenti.
Quello che però rimane, aldilà del crimine commesso - perché, avendo a che fare con un duplice omicidio, di questo si tratta - è il vuoto lasciato da due vite stroncate inutilmente, con ogni probabilità non o non solo per un'errata lettura di una situazione da parte di due uomini in armi, ma anche e soprattutto per un insieme di provvedimenti politici fuori di testa che hanno ingenerato - scendendo attraverso tutta la catena di comando - una situazione surreale e senza alcuna giustificazione plausibile!
Meglio sarebbe stato se i due militari avessero letto Costituzione e codice di loro pertinenza: forse - disobbedendo agli ordini - li si sarebbero davvero potuti considerare "eroi nazionali"!

14/1/2014 - 14:07

AUTORE:
Simone Cioli

Caro Maini,
io non appartengo alla sinistra estrema come credo politico (e non capisco francamente cosa significa questa sua affermazione) e non considero le nostre FF.AA. come un bubbone da estirpare: dunque se io ho provocato questa sua reazione (che non so da dove provenga), al tempo stesso non mi metta sulla mia penna affermazioni che non ho detto e che non condivido.
Purtroppo molte missioni di pace sono solo missioni di guerra, di conseguenza io faccio appello alla nostra Carta Costituzionale dove si dice che l'Italia ripudia ogni forma di guerra!!! (la nostra Carta costituzionale non mi pare sia pensiero di persone di estrema sinistra).
Inoltre, utopia per me, è vedere che ciascun Stato dismetta il proprio esercito (o cessi con i cospiqui finanziamenti ad esso associati) a favore di maggiori tutele sociali (e di welfare) e maggiori tutele di sicurezza interna). Il Costarica, sebbene sia uno Stato collocato nella polveriera dell'America Latina, non ha un proprio esercito e sono più di 40 anni che trova pace e serenità e stabilità politica. Si informi anche lei... magari vengon fuori delle idee.
Saluti.

Le FF.AA. per alcuni sono inutili, un bubbone da estirpare; una struttura che non produce benefici per la società; i militari sono considerati mangia pane a tradimento, fanatici guerrafondai, soldati di ventura. Non mi sono mai preoccupato dei giudizi di queste persone e se dovessi dir loro il giudizio che ho di loro, molto probabilmente prenderei querele a raffica, per cui mi limito a dire che li ritengo individui banali, superficiali, mediocri e limitati.
Non riuscire a capire che a livello internazionale non essere presenti nei vari teatri internazionali dove necessita la presenza di soldati, equivale a perdere ogni credibilità, reputazione e considerazione ed essere relegati a comprimari costretti a subire le decisioni altrui.
Su una cosa sono assolutamente sicuro, quel rispetto ed ammirazione che in Italia è abbastanza evanescente, in campo internazionale il lavoro dei nostri militari è molto stimato, apprezzato e rispettato.

14/1/2014 - 12:18

AUTORE:
P.G_

...le nostre FFAA sono famose in tutto il mondo per la capacità che hanno di confrontarsi con la popolazione civile. E' un riconoscimneto unanime e tranne casi sporadici negativi come la Somalia e qualche altro caso in cui la loro presenza è inutile, in genere riescono a fare un buon lavoro. Basta non giocare con le parole e chiamare missioni di pace quelle che invece sono missioni di guerra. Con tutti gli "effetti collaterali" che conosciamo.
La critica insomma non va tanto alle nostre FFAA quanto alla guerra in generale, e su questo non puoi non essere d'accordo.
Semmai bisogna tirare in campo la politica quando compie scelte sbagliate come l'intervento in Afganistan al soldo degli interessi americani (pagati per ora, se non sbaglio, con 53 giovani vittime).
Tralascio il problema della spesa che in questo momento andrebbe valutato però con maggiore attenzione.
Nel caso dei due marò rimangono molti dubbi sulla loro innocenza, e forse anche voi militari, dovreste partire da questo fatto senza farvi condizionare dall'appartenenza.
Nessuno, nemmeno i militari, hanno il diritto di uccidere impunemente.
Se così fosse, infatti, il Cermis sarebbe solo un fatto di cronaca.

13/1/2014 - 22:47

AUTORE:
Gen. Riccardo Maini

Ho letto con molta attenzione tutti i commenti che sono stati fatti al mio scritto e pur rispettando ogni opinione, non posso concordare con alcuni di essi. Quello che emerge con molta chiarezza è che ancora oggi ci sono persone che riportano molto banalmente modelli ricorrenti, opinioni precostituite, il più delle volte non acquisite sulla base di un'esperienza propria e diretta.
Da quando sono entrato in accademia nel lontano 1965, da forze politiche e simpatizzanti della sinistra e sinistra estrema ho sempre sentito sulla mia pelle l'avversione e la poca considerazione per il lavoro che svolgevo.
Le FF.AA. per alcuni sono inutili, un bubbone da estirpare; una struttura che non produce benefici per la società; i militari sono considerati mangia pane a tradimento, fanatici guerrafondai, soldati di ventura. Non mi sono mai preoccupato dei giudizi di queste persone e se dovessi dir loro il giudizio che ho di loro, molto probabilmente prenderei querele a raffica, per cui mi limito a dire che li ritengo individui banali, superficiali, mediocri e limitati.
Non riuscire a capire che a livello internazionale non essere presenti nei vari teatri internazionali dove necessita la presenza di soldati, equivale a perdere ogni credibilità, reputazione e considerazione ed essere relegati a comprimari costretti a subire le decisioni altrui.
Su una cosa sono assolutamente sicuro, quel rispetto ed ammirazione che in Italia è abbastanza evanescente, in campo internazionale il lavoro dei nostri militari è molto stimato, apprezzato e rispettato.
Coloro i quali non conoscono i valori di Patria, di Bandiera non possono condividere questi ideali, sono e rimangono figure insignificanti che, a mio avviso, vivono mediocremente la loro esistenza.
Nel rispetto totale delle opinioni altrui, con la speranza di ricevere lo stesso riguardo , invio un cordiale saluto.

13/1/2014 - 16:16

AUTORE:
Cittadino 2

Una vicenda che può essere veramente osservata da diversi punti di vista.
Il militare (ex) difende la categoria e fa venire in mente il medico che difende il collega che ha sbagliato, il sindacalista che difende il lavoratore lavativo, il politico che si dichiara subito solidale.(Non condivido)
Occasione poi per riparlare delle spese militari e della loro utilità e opportunità specie di questi tempi. (Condivido)
C'è chi assolve a prescindere, a chi fa paragoni con gli USA. A questo proposito vorrei ricordare il vergognoso episodio del Cermis dove per gioco morirono 20 innocenti (strage del Cermis per chi vuole conoscere i fatti che indignarono gli italiani).
A me interessa un aspetto che appare trascurato che è quello della responsabilità. Nessuno pare si domandi se questi due siano colpevoli o innocenti. Sembra che sia un fatto secondario, non influente. Sono miliati, sono italiani, sono innocenti. Strana equazione non necessariamente corretta. Mi auguro che lo siano anche se guardando i video è difficile pensare di poter scambiare una grossa e lenta barca di pescatori con una piccola e veloce barca di aggressori. La prima usa le reti la seconda gli AK47.

13/1/2014 - 12:43

AUTORE:
Simone Cioli

Caro Maini,

premetto che sono assolutamente contrario alla pena di morte (anche all'ergastolo) e mi preme sottolineare anche la mia apprensione per i due Marò italiani, ancor prima cittadini italiani. Ma... preferirei che da domani lo Stato italiano rispettasse la propria Carta costituzionale (... l'Italia riforma ogni tipo di guerra...) e abolirei gradualmente ogni forma di esercito militare nel nostro Paese ed i soldi risparmiati li investirei nel nostro Welfare (almeno il 70%) ed il resto nelle nostre forze armate (Carabinieri e Polizia di Stato).
Saluti.

13/1/2014 - 9:45

AUTORE:
luigi

12/1/2014 - 12:44
Al lettore che si ricorda
AUTORE: Ludmilla

Pescherecci che vanno ad accostarsi ai mercantili per vendere il loro pesce? Ma mi faccia il piacere!
La giustizia indiana ha tempi lunghi? E' vero, bisognerebbe imparasse da noi!
Aspettiamo fiduciosi questo processo e non scherziamo a ventilare la possibilita' della pena di morte, c'e' tutto il mondo che li guarda, non sono mica cosi' coglioni! E gia' che ci sono, dico ai sostenitori del fatto che era meglio se i due maro' non tornavano in India dopo le vacanze natalizie, che avrebbero potuto arrestare l'ambasciatore che aveva sottoscritto la garanzia del loro rientro, vi immaginate che figurone avrebbe fatto la nostra politica estera?
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Se parliamo di "bella figura"non credo che al momento la nostra politica estera la stia facendo...,grandissimo errore,se il fatto è avvenuto in acque internazionali,a far salire a bordo la polizia indiana e farsi scortare in porto,vi ricordate i piloti americani che mentre "giocavano"tranciarono i cavi della gabinovia e morirono x persone?Questi piloti "velocemente"furono fatti rientrare in america e chi li ha piu' visti.....e perchè non lo abbiamo fatto anche noi ?perchè se non c'è il rispetto delle leggi internazionali non minacciamo di ritirare le nostre missioni umanitarie in particolare da quelle zone asiatiche?Credo che sia troppo tempo che il nostro paese stia facendo figure meschine nei confronti della comunita' internazionale.
Durante la scuola militare fatta un po' di tempo fa',ci veniva sempre detto """ricordatevi che voi dovrete dare l'esempio"""ed è questo che manca ai nostri politici,salute e saluti a tutti

12/1/2014 - 12:44

AUTORE:
Ludmilla

Pescherecci che vanno ad accostarsi ai mercantili per vendere il loro pesce? Ma mi faccia il piacere!
La giustizia indiana ha tempi lunghi? E' vero, bisognerebbe imparasse da noi!
Aspettiamo fiduciosi questo processo e non scherziamo a ventilare la possibilita' della pena di morte, c'e' tutto il mondo che li guarda, non sono mica cosi' coglioni! E gia' che ci sono, dico ai sostenitori del fatto che era meglio se i due maro' non tornavano in India dopo le vacanze natalizie, che avrebbero potuto arrestare l'ambasciatore che aveva sottoscritto la garanzia del loro rientro, vi immaginate che figurone avrebbe fatto la nostra politica estera?

12/1/2014 - 11:15

AUTORE:
Lettore che si ricorda

D'accordo Maini ma rileggiti per favore questo articolo di Trilussa comparso propri su questo giornale. E' un punto di vista trascurato ma che merita comunque considerazione. E' del marzo 2013.

Gelastine Valentine e Ajesh Binki, sono due nomi che non dicono niente. Non lo fanno perché nessuno li ha mai rammentati e i loro nomi forse non sono comparsi in nessun giornale italiano. Loro sono stati indicati sempre come “i due pescatori”, indiani per giunta, vittime delle fucilate dei due marò italiani che ora il nostro governo ha deciso di non consegnare all’India secondo gli accordi che prevedevano il loro rientro dopo un permesso elettorale di quattro settimane.

I marò sono felici di questa decisione tanto che uno dei due l’altro giorno in tv ha addirittura avuto un pensiero esplicito (esplicito perché spero che dentro di loro sentano il dolore per avere ucciso due innocenti, anche se è la prima volta che mi è capitato di sentirlo proclamare pubblicamente) per i due morti, o meglio per le due vedove e per gli orfani di quei disgraziati che probabilmente si erano avvicinati alla petroliera solo con la speranza di potere vendere del pesce ad una nave mercantile.

Personalmente non mi sono mai appassionato al dilemma se la Enrica Lexie fosse in acque internazionali o territoriali ma piuttosto come sia potuto accadere che questo peschereccio sia stato scambiato per un’imbarcazione pirata (piccole barche assai più piccole e molto più veloci) e quale siano le regole d’ingaggio per questi fucilieri che permettano loro di sparare sulle persone, oltretutto agli ordini di un civile, il comandante della nave.

Ci dovranno essere sicuramente prima degli atti di avvertimento tipo spari in aria, spari davanti all’imbarcazione, spari sulla stessa imbarcazione o sulla linea di galleggiamento prima di tirare a colpire le persone. Interventi che nella maggior parte dei casi sono in grado di interrompere qualsiasi azione che non sia di attacco o di offesa. Risulta infatti piuttosto difficile pensare che i disgraziati che volevano semplicemente vendere del pesce siano stati così insistenti da meritarsi una fucilata.

Una riprova di questo è il video passato proprio in questi giorni in cui si documenta il respingimento di un attacco pirata ad una nave italiana. Nel video si vedono benissimo le barche degli assalitori e altrettanto bene si intuiscono le loro intenzioni: barche piccole e veloci piene di uomini armati che difficilmente danno l’idea di essersi avvicinati per vendere del pescato.


Ora è vero che questi pescatori possono anche non avere capito questi avvertimenti, questo codice militare che non gli apparteneva, ma comunque rimangono i dubbi su come sia potuto accadere, anche se a nessuno interessi più di tanto.

Loro sono militari italiani e tanto basta per accoglierli con tutti gli onori e condurli dal Presidente della Repubblica a stringergli al mano. Accolti come eroi, con tanto di fanfara, e nessuno si è domandato (né politici né giornalisti) per quale atto di eroismo fossero stati accolti in quel modo, oltre alla domanda di cosa possa essere successo in quel tragico frangente.

Non che sia tutto chiaro perché alle nostre Autorità è stato impedito di ispezionare il peschereccio ma i dubbi restano, dubbi sul tipo di minaccia che può rappresentare una lenta barca di pescatori per una enorme nave mercantile.

Qui comunque non c’è da dividersi in innocentisti e colpevolisti, qui il problema non si è nemmeno posto, sono militari italiani e gli altri pescatori indiani, tanto basta per prendere posizione. Nessuno che si sia discostato dalla solidarietà con i due militari e dalla richiesta di un loro pronto ritorno in patria dalle loro famiglie, nessun organo di informazione ha posto il problema del reale svolgersi degli eventi.

E chi l’ha fatto, come Giuliana Sgrena, sia pure in modo molto civile rifiutandosi di considerare i due pescatori indiani uccisi come un semplice “effetto collaterale” simile a quello in cui fu ucciso Nicola Calipari in Irak nel 2005 (l’agente dei servizi di sicurezza italiani che si era occupato della sua liberazione), ha subito addirittura minacce di morte e un incredibile attacco mediatico sulle sue pagine web:

“Puttana, troia, il tuo compagno è un pederasta del cazzo, meretrice ideologica, fai schifo, torna in Iraq, dateci la Urru vi ridiamo la Sgrena, peccato che non sei rimasta secca. Il tutto condito con vergogna, infame, era meglio se non ti liberavano, Sgrena di merda” eccetera, tanto per dare un’idea.

Una pagina non esaltante della nostra storia, della nostra gente e direi anche del nostro giornalismo.
La ciliegina finale è di questi giorni, il rifiuto di consegnare di nuovo i due militari alle autorità indiane, un voltafaccia, un mancato impegno di accordi internazionali, la faccia feroce di chi pensa di essere il più forte (sbagliando alla grande!), un escamotage che si vuole legato al diritto internazionale.

Chi si è indignato per il disastro del Cermis a causa del mancato giudizio dei tribunali italiani su un sicuro omicidio colposo e di Mario Lozano (l’uccisore di Calipari) non può ritenersi soddisfatto da una soluzione del genere pur non potendo dare giudizi di colpevolezza in assenza ancora di un processo ed un giudizio finale.

Ma il principio rimane, al di fuori dell’episodio dei marò, e cioè il rifiuto di considerare i militari al di fuori di ogni responsabilità, come titolari di una specie di impunità per cui ogni loro atto sia comunque lecito. Perché, dice la Sgrena e non si può non condividere, un omicidio non può e non deve mai restare impunito, anche se commesso da un militare.
Forse, e finisce, “se invece dell’India si fosse trattato degli Stati Uniti nessuno avrebbe osato alzare la voce come nessuno ha osato chiedere di far processare Lozano. È questo discutibile uso delle leggi internazionali per affermare la giustizia o la non giustizia che non penso sia accettabile.”

12/1/2014 - 10:29

AUTORE:
H.Bosch

C'è solo un piccolo dettaglio ma non secondario: i due marò non erano "comandati in armi" dal governo italiano, erano, se così si può dire, in affitto d'azienda.Infatti i due, più gli altri quattro che erano a bordo della nave venivano pagati dall'armatore per garantirsi una certa sicurezza in quelle acque.
P.S. :ma gli altri 4 marò che fine hanno fatto ? Un loro intervento non potrebbe fare più chiarezza su questa vicenda ?
Pienamente daccordo sul fatto che questa vicenda è ed è stata gestita malissimo.

11/1/2014 - 20:54

AUTORE:
Luigi

Senz'altro come dici se erano militari USA come minimo 5o 6 portaerei erano davanti alle coste indiane,e poi diciamoci la verita'....una volta rientrati in Italia col "cavolo" che li avrei fatti ritornare...,saluti...