L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Pubblichiamo questo intervento a mo‘ di recensione del libro collettivo “Verso la foce del Serchio. C’è un posto che uno sente suo“ che la professoressa Anna Calloni ha esposto in occasione della presentazione del piccolo libro a Molina di Quosa nel dicembre scorso. Per queste sue belle parole la ringraziamo molto. (odc)
"Quando un martedì sera di dicembre Franca Roventini mi ha telefonato per chiedermi, a nome di sua figlia Antonietta, di presentare il libro "Verso la foce del Serchio. C'è un posto che uno sente suo", ho detto subito: "Sì, volentieri", sia perché sono amica di Franca e di sua figlia Antonietta, sia perché il titolo mi ha colpito. Vi ho intravisto, infatti, quasi uno specchio della mia vita.
Il Serchio è stato il mio fiume, lungo il quale si è dipanata la mia vita: ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza a Molina, spesso ho passato lunghi periodi a Riprafatta a casa dei miei nonni materni. Mi sono trasferita a Lucca per poi ritornare a Molina quando mi sono sposata con Giorgio. Appena laureata ho insegnato per tre anni a Castelnuovo Garfagnana e non dimenticherò mai i viaggi in treno lungo il mio fiume. Ho insegnato poi ad Arliano ed ogni mattina ho attrraversato il Serchio a Ripafratta .Alla fine ho avuto il trasferimento alla scuola media di Pontasserchio dove sono andata in pensione.
Appena preso in mano il libro ho letto il racconto di Atonietta Timpano e sono stata affascinata sia dal suo stile fresco e particolare, sia da tanti momenti e sensazioni in cui mi sono ritrovata: la gioa della ragazzina che si libera dal controllo sociale andandosene via dal paese e la gioa della donna adulta che,ritornando, ritrova il piacer degli affetti e la sicurezza delle amicizie d'infanzia
La partenza e il ritorno !!! "Quante volte sei fuggito da lì, pensando di tagliare i ponti… e quante volte sei ritornato", lo dice in modo molto efficace Gabriele Santoni nel suo "I miei luoghi dell'anima". Il perchè lo spiega Ernesto Piero Chicca quando, citando Pavese, illustra perché "Un paese ci vuole".
C'è poi il tema della Memoria che identifica il nostro territorio e che appare negli scritti di Beatrice Ghelardi, di Fedora durante e di Gabriele Santoni.
Spesso il paesaggio con il suo verde fa da sfondo ed è oggetto di un amore grande che porta ad una difesa ad oltranza del parco, ricchezza incomparabileche ci appartiene
Si sente il legame ancestrale e la fierezza di essere un cittadino del nostro territorio tanto che si arriva a vedere "il campanilismo come valore positivo, come difesa delle proprie radici e della propria diversità..." come dice Paolo Magli. C'è anche però una bella apertura sul mondo nelle pagine di un signore inglese, John Ajers, che dopo aver molto viaggiato ha scelto di vivere a Molina in monte, sulla Via "Vecchia".
Ho letto il libro "tutto d'un fiato" e mi è piaciuto molto: in ogni pagina ho trovato qualcosa che mi ha fatto piacere, che mi ha fatto sentire a casa, che mi ha fatto sentire parte di un patrimonio affettivo, sociale e storico che non si incontra tanto facilmente.
Grazie per avermi coivolto e reso partecipe di questa bella iniziativa".
Anna Calloni