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La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

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di Mario Lavia
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di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
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di Umberto Mosso
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IMMAGINA San Giuliano Terme
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Crollo mura di Volterra; mozione di Pieroni (Pd)
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A cura di Erminio Fonzo
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
SEGNI e SOGNI
di Daniela Sandoni
COS'E' LA SCULTURA?

5/2/2014 - 9:22

PARLIAMO DI: “ CHE COS’E’ LA SCULTURA”


 Mi è sembrato opportuno aprire questo nostro nuovo incontro parlando della bellissima statua di “Nike” (in greco Νίκη - dea della Vittoria), ritrovata a Samotracia, un'isola dell’Egeo.

La statua rappresenta la giovane dea alata, figlia di Pallante, che porta l'annuncio delle vittorie militari mentre si posa sulla prua di una nave da battaglia. Le braccia sono perdute (solo una mano è stata ritrovata nel 1950), ma alcuni frammenti delle mani e dell'attaccatura delle spalle mostrano che il braccio destro era abbassato a reggere probabilmente il pennone della nave appoggiato alla stessa spalla, mentre il braccio sinistro era sollevato e con la mano aperta a compiere, (secondo la conservatrice del Louvre madame Hamiaux), un gesto di saluto o meglio a reggere una corona. Un vento impetuoso investe la figura protesa in avanti, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo e crea un gioco di pieghette d’altissimo valore virtuosistico e di grande valorizzazione dello slancio.

Dinamismo ed abilità di esecuzione si uniscono quindi in questa opera che prende spunto dai migliori artisti dei decenni precedenti ed esibisce un vibrante panneggio e squisiti effetti di trasparenza, leggerezza e tridimensionalità.

L’autore (forse Pitocrito) l’ha scolpita a Rodi in epoca ellenistica, nel pregiato marmo di Paro e ne ha esasperato tutto ciò che può suggerire il movimento e la velocità. L'opera oggi collocata in un punto cruciale del museo del Louvre a Parigi, si erge maestosa in cima allo scalone che collega la Galerie d'Apollon e il Salon Carré.
 
I MATERIALI E LE TECNICHE


Il termine “scultura” deriva dal latino “sculpere” ed indica l’arte di scavare o svuotare una forma in un materiale duro, che può essere: pietra, legno, osso, avorio, arenaria, basalto, calcare, granito, marmo, steatite, ecc. . A questo termine si contrappone quello di “plastica”, dal greco “plasso”, che indica l’arte di modellare una forma con un materiale tenero come: argilla, cera, plastilina, stucco, cartapesta …

In questa pratica rientra a pieno la tecnica della fusione del bronzo, che consiste nella riproduzione in metallo, di un modello realizzato con materiale tenero.
La scultura e la plastica sono perciò due procedimenti opposti, perché con il primo si crea l’opera “togliendo” (per il grande artista e celebre scultore italiano Michelangelo Buonarroti, considerato con pieno merito tra i più grandi di tutta la storia dell'arte, la scultura era già imprigionata all'interno della materia grezza da lavorare e quindi allo scultore bastava soltanto togliere il di più, il superfluo, con precisi e giusti colpi di scalpello allo scopo di liberarla), mentre con il secondo si crea “aggiungendo“ (un sedimento  come l'argilla consente di modellare per addizione aggiungendo man mano sostanza alla materia iniziale); comunemente, però, ambedue i termini vengono adoperati indifferentemente per indicare la realizzazione di figurazioni tridimensionali.


Altre forme di scultura sono: il rilievo (scultura attaccata a uno sfondo dal quale emerge in altorilievo o bassorilievo), le statue, di cui costituiscono sottogeneri il busto e la scultura equestre.
Visto che la scultura possiede un’ampia gamma di manufatti, risulta utile specificarne di volta in volta l’ambito, indicando il materiale utilizzato (marmo, legno, bronzo, terracotta). Tra i materiali utilizzati dall'arte moderna si trovano anche: tessuto, vetro, sabbia, cemento, acqua, ghiaccio, neve, cristalli liquidi, plastilina, animali morti, rottami, suono, resina, gomma.
Nel senso moderno del termine la scultura contemporanea è l'arte di dare forma ad un oggetto partendo da un materiale grezzo o assemblando diversi materiali spesso in modo estremo, come ad esempio manufatti, costruzioni, assemblaggi, installazioni ambientali e spaziali … 
Con il termine scultura si indica anche il prodotto finale, ovvero qualsiasi oggetto tridimensionale creato come espressione artistica.
 
 
CENNI STORICI
 
La scultura è una forma d’arte tridimensionale, quindi in diretto rapporto con lo spazio reale, a differenza della pittura che crea uno spazio immaginario su un unico piano; questo meraviglioso vocabolo ci indica il mondo affascinante di una forma d'arte tra le più importanti e difficili, al punto che in tempi passati veniva considerata un appannaggio esclusivo dei soli uomini. Gli antichi scultori dovevano avere come requisiti principali, oltre che un grande talento artistico, anche una grande forza fisica per imporre la propria arte e le proprie idee a suon di scalpello sulla dura e grezza materia inerme.
I materiali che prevalgono nella storia della scultura sono il marmo, il legno, il bronzo. L’uso di scolpire la pietra risale a tempi assai remoti, solo in  seguito le sculture in marmo vengono dipinte e a partire dall’anno duecento il colore, se viene usato, è solo per gli accessori o i particolari anatomici.
In epoca medioevale, nonostante la povertà dei mezzi tecnici, vengono prodotte opere di estrema qualità anche se con la quasi esclusiva funzione di completamento architettonico; solo verso la fine di questo periodo l’arte italiana si rinnova grazie alle opere scultoree di Nicola e Giovanni Pisano. I materiali più utilizzati sono il legno e qualsiasi tipo di pietra.
La vera rinascita avviene però nel quattrocento con l’architetto Brunelleschi che inserisce nei propri edifici rilievi realizzati in terracotta; contemporaneamente Ghiberti, Donatello, Luca e Andrea Della Robbia producono rilievi e statue di grande successo. La produzione di terrecotte è intensa fino alla metà del quattrocento.
Il Rinascimento, vede proprio a Firenze, l’ utilizzo più diffuso del procedimento tridimensionale,
Nel Seicento e nel Settecento i materiali più adoperati sono il gesso e lo stucco accostati in una stessa opera a marmi di vari colori. Nonostante la bravura di grandi maestri, come ad esempio il Bernini, in questo periodo si da più importanza al momento dell’ideazione dell’opera che a quello della realizzazione, creando delle discordanze tecniche (lo scultore si limita a preparare il bozzetto mentre l’esecuzione è realizzata da maestranze specializzate).


 Col Neoclassicismo (1750) il marmo torna ad essere il materiale per eccellenza; artisti come Antonio Canova ed il danese Bertel Thorvaldsen, seguendo le tendenze del momento, si limitano però a ritoccare le opere già realizzate dalla manodopera.
 Nel Novecento vengono riqualificate sia le tecniche che i materiali; gli artisti spaziano con la fantasia e l’abilità manuale distinguendosi tra loro per la varietà delle produzioni e le eclettiche modalità creative. Riporto qui di seguito soltanto alcuni dei nomi più illustri:

Rodin, artista francese di grande talento e di robuste capacità espressive che tentò di fondere l'impostazione monumentale michelangiolesca con un intenso, vibrante realismo;
Medardo Rosso, che realizzò soprattutto sculture in cera, ma anche in bronzo, terracotta, gesso e disegni a matita e a colori;
Picasso ed i suoi rilievi cubisti;
Umberto Boccioni che rappresenta una figura umana in movimento ottenuta dallo stravolgimento dell’anatomia con il risultato finale di tante spirali sovrapposte che esprimono l’effetto della velocità e del dinamismo, come se si trattasse di un ingranaggio meccanico;
Marcel Duchamp ed i suoi “ready made”, ovvero oggetti qualsiasi, comuni utensili prelevati dal loro contesto ed inseriti in uno spazio artistico quale un museo o un'esposizione e considerati a quel punto come autentiche opere d'arte. I più celebri tra questi oggetti sono senz'altro “la ruota di bicicletta fissata su uno sgabello” (Rue de bicyclette, 1913), “lo scolabottiglie” (Égouttoir, 1915), “l'orinatoio capovolto e posato su di un piedistallo” (Fountain, 1917). Il ready made si presenta, dunque, con un gesto fortemente dissacrante, avvicinabile almeno in parte agli intenti iconoclasti del movimento dadaista, al quale Duchamp fu vicino per diversi anni; al tempo stesso, tuttavia, può essere esteso al di là dagli artisti pop e ai concetti spaziali di Fontana, fino alle realizzazioni tridimensionali che incorporano nell’opera lo spazio dell’installazione o il corpo dell’artista;
Hans Arp, scultore, pittore e poeta francese di origini tedesche, le cui sculture lisce ed arrotondate trasmettono la suggestione delle forme organiche senza riprodurle pedissequamente;
Alexander Calder famoso per l'invenzione di grandi sculture di arte cinetica (una corrente artistica nata negli anni venti e successivamente sviluppatasi negli anni cinquanta e sessanta che si propone di introdurre il movimento nell'opera artistica per mezzo di manovelle, pulegge ed anche di correnti d'aria negli ambienti) chiamate "mobiles", un gioco di parole francesi che significa sia "mobile" che "motivo";
Henri Moore , scultore britannico, divenuto famoso per le sue opere astratte in bronzo ed  in marmo di grandi dimensioni che raffigurando donne (simbolo di fertilità) o figure supine, sottolineano come l'uomo appartenga alla natura. Questo tema è stato interpretato come messaggio positivo, un segno di speranza e di fede nell'umanità, ha contribuito al successo di cui l'artista ha goduto dopo la Seconda guerra mondiale;
Arnaldo Pomodoro, fratello del noto scultore Giò Pomodoro, famoso soprattutto per le sue particolari sfere di bronzo perfettamente levigate (materiale che predilige per le sue opere), che si scompongono, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, attirandolo a scoprirne il meccanismo interno;
Ron Mueck, australiano, la cui opera è legata alla corrente dell'iperrealismo. Egli è conosciuto per sculture in materiali polivinilici, resine o materiale vario estremamente realistico; passa centinaia di ore a perfezionare la forma umana, l’appropriato colore della pelle, la giusta struttura dei capelli. I suoi sforzi culminano in sculture incredibilmente realistiche tranne un piccolo particolare: sono o gigantesche o in miniatura, generando sorpresa o un vago disagio;
Igor Mitoraj il cui stile è fortemente radicato nella tradizione classica, con una particolare attenzione ai busti maschili. Mitoraj presenta, tuttavia, anche una svolta post-moderna, attraverso l'ostentata enfatizzazione dei danni subiti dalle sculture classiche, ottenuta mediante la realizzazione di arti e teste troncati;
Anish Capoor, britannico, nato da padre indiano e da madre ebrea irachena, si cimenta con le superfici riflettenti, creando specchi deformanti o che addirittura annullano l'immagine stessa. Il Millennium Park di Chicago gli commissiona il famoso Cloud Gate che ha la forma di grande fagiolo lungo diciotto metri e alto nove, di acciaio inossidabile. È un’opera senza centro, un grande specchio deformante che riflette il paesaggio che lo circonda e il cielo in un’unica superficie.
 
Tra i materiali utilizzati dall'arte moderna si trovano anche: tessuto, vetro, sabbia, cemento, acqua, ghiaccio, neve, cristalli liquidi, plastilina, animali morti, rottami, suono, resina, gomma.
 
 

 
 

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17/2/2014 - 3:49

AUTORE:
Michelangelo Leoni

Metodo e prassi nella Scultura dell'Ottocento

Si deve a Canova l'introduzione di quella che diverrà una prassi adottata dagli scultori del XIX secolo ovvero quella della genesi di una scultura attraverso una sequenza di lavoro che va dalla creazione di un modellino in creta, cera, terracotta (la plasmazione della prima idea), per poi passare al modello d'argilla finale da cui si ottiene per calco il 'gesso originale' ('stesura' del modello definitivo).
La trasposizione al marmo e le fusioni in bronzo 'a cera persa' avvenivano poi ad opera dei 'praticiens' mentre al maestro poteva spettare o meno la rifinitura della stauta.

La dignità data al 'gesso originale' è il risultato della consapevolezza neoclassica nei riguardi della statuaria romana che ebbe il merito di diffondere, per mezzo di copie, l'arte plastica greca. Il gesso ha dunque valore di opera d'arte e le copie che se ne ricavano permettono la conoscenza accademica.

Con i progressi metallurgici indotti dalla rivoluzione industriale, nel corso dell'Ottocento la fusione in bronzo diviene economicamente competitiva rispetto al lavoro marmoreo. E' per questo motivo che gran parte della statuaria pubblica ottocentesca privilegia l'uso del bronzo rispetto al marmo e che si diffonde il gusto per i bronzetti, statue di piccole dimensioni che potevano essere prodotte su scala industriale e con prezzi più moderati, particolarmente apprezzati dalla nascente borghesia.

L'artista dell'Ottocento poteva creare la propria opera in gesso, esporla nei Salons e una volta trovato un committente decidere per la trasposizione in un materiale piuttosto che in un altro.

Per questo non andrebbe sottovalutato il valore delle 'gipsoteche' che in Italia sono in gran numero sebbene siano poco note o scarsamente apprezzate dal pubblico che spesso ne ignora la reale portata culturale.

Fu sempre il nostro Canova l'iniziatore di questo nuovo genere di musei, con l'istituzione della gipsoteca di Possagno tra il 1834 e il 1844.

Citiamo qui di seguito alcune tra le più interessanti gipsoteche italiane che vale davvero la pena di visitare:

Lombardia:

- Gipsoteca Vincenzo e Lorenzo Vela c/o Museo Vincenzo Vela LIGORNETTO
- Museo Enrico Butti VIGGIU (VA)
- Gipsoteca Giuseppe Grandi c/o Galleria d'Arte Moderna MILANO
- Gipsoteca Eugenio ed Eros Pellini c/o Gipsoteca Spazio Scultura Pellini Bozzolo MARCHIROLO (VA)
- Museo Ludovico Pogliaghi VARESE


Piemonte:
- Gipsoteca di Leonardo Bistolfi CASALE MONFERRATO (AL)
- Gipsoteca Paolo Troubetzkoy c/o Museo del Paesaggio VERBANIA PALLANZA
- Gipsoteca di Giulio Monteverde BISTAGNO (AL)
- Museo Artistico-Sala Pietro Canonica STRESA (VB)
- Gipsoteca Davide Calandra e Annibale Galateri c/o Museo Civico SAVIGLIANO (CN)

Lazio:
- Museo Pietro Canonica ROMA

Veneto:
- Gipsoteca Canoviana POSSAGNO (TV)
- Gipsoteca Adolfo Wildt c/o Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro VENEZIA

Emilia-Romagna:
- Gipsoteca dell'Accademia di Belle Arti BOLOGNA

Campania:
- Gipsoteca Francesco Jerace c/o Museo di Castel Nuovo NAPOLI
- Gipsoteca dell'Accademia di Belle Arti NAPOLI

Sicilia:
- Gipsoteca di Palazzo Ziino (Mario Rutelli-Domenico Costantino-Benedetto Civiletti-Ettore Ximenes-Antonio Ugo) PALERMO