Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Sono un po’ a disagio, ogni volta scrivere sulla Voce non è facile, e lo è sempre di meno. Lo è soprattutto se metti la Voce in relazione a Fb, o al suo forum o ai suoi commenti. Sarebbe facile scrivere quei famosi 140 caratteri del cinguettio, spari in aria due parole e sei a posto.
La Voce fin dall’inizio si è proposta come luogo di discussione, come piazza, ma una discussione appassionata, sentita nel cuore e nella testa, una discussione che viene dall’attaccamento al vivere qui, prima che informata e approfondita.
Non sempre questo è accaduto e accade sul forum, nei commenti.
Si diceva che l’anonimato diventa un bel nascondiglio dietro il quale ripararsi dopo aver lanciato il sasso, bè questa settimana, ma non solo, mi son ricreduta alla grande, su Fb con nomi e cognomi, facce in bella mostra, con le foto di famiglia, del cane e del gatto, sono apparse frasi dure, quando non violente sulla faccenda Ikea.
Ne volete un esempio?
"Caro Migliarinese che non hai voluto l'ikea e adesso in settimana ci andrai a fare una giratina, questa è per te. Spero ti salti in aria la macchina 10 minuti dopo che l'hai parcheggiata."
Non commento né questa frase, che non merita neppure di essere qui, né voglio rientrare in discussioni infinite già fatte, sull’argomento ikea, diventato una fede, come giustamente ha detto qualcuno, di cui puoi dire qualsiasi cosa i favorevoli resteranno tali e i contrari pure. Mi censuro.
Ma di sicuro son giorni violenti nelle espressioni, e soprattutto son giorni bugiardi e non solo per le faccende locali.
Son giorni bugiardi che si ripetono uno dietro l’altro perché la bugia alimenta le bugie e poi quando ti ritrovi a vivere in un paese di cartone che fai lo distruggi? Ti ci affezioni e diventi anche tu sostenitore di quella finzione e così la commedia si allarga, e paradossalmente diventa reale. La mia vera domanda di questi giorni è come si fa ad uscire dalla grande bellezza, finta e decadente, che ci chiede una recita e un copione, e dove tutti e tutto sono di una inutilità devastante.
Sono giorni bugiardi e violenti nelle espressioni dei giornalisti che raccontano la sessualità di bambine di 12 o14 anni, potete trovare l’inchiesta sul Fatto, non riporto neanche il titolo.
Oppure vogliamo parlare del nuovo gioco che pare interessare ai nostri ragazzi e che viaggia su fb? Quello dell’essere nominati a…e anche qui mi censuro, perchè il solo parlarne alimenta la fama del gioco e di chi gioca, e mi spaventa moltissimo.
Nel giorno dell’8 marzo 3 donne sono state ferocemente uccise, cosa stiamo aspettando? Cosa state aspettando maschi, uomini a cominciare ad alzarvi e a parlare a dire e a fare? O deve restare un affare delle donne, la questione è maschile.
Insomma difficile davvero scrivere sulla Voce, perché richiede uno sforzo di analisi e di proposta, perché la grande bellezza come metafora della decadenza è molto ma molto meno impegnativa che assumerla come metafora autentica, da rispettare e valorizzare dove esiste e da immaginare, progettare e condividere e costruire dove ancora non c’è.
e questa settimana non ce l'ho fatta, meno male che mi viene in soccorso l’altra Madamadorè, LA RAmadorè, che mi invia questo pezzo sulla Giornata Internazionale della Donna. Siamo lunghe da leggere? Portate pazienza per favore…e fate uno sforzo sperando che ne valga la pena, l’intenzione è quella.
L'OTTO da quando M'ARZO
Proprio ieri ricorreva quella che noi impropriamente chiamiamo la “festa della donna”, ma che in verità è la “giornata internazionale della donna”. In effetti ripensandone le origini più che una festa è una ricorrenza,non stabilita, non decisa, ma plasmatasi nel tempo, nata da eventi scaturiti da una necessità: il vedersi riconosciuto un diritto.
Sembra una frase retorica, la solita cantilena, ma la realtà è che dalla notte dei tempi, la donna ha sempre dovuto lottare più dell'uomo, per affermarsi, per essere rispetta, per avere gli stessi diritti degli uomini. La nascita di questa ricorrenza, la si lega alla questione del riconoscimento al diritto di voto anche femminile; se ne inizia a parlare seriamente a Stoccarda, era il 1907, da lì al woman's day del 1908 negli Usa e poi in molte nazioni europee, i movimenti femministi, per lo più di tradizione socialista, si fecero promotori di questi principi.
Ma solo nel Dicembre 1977, una risoluzione ONU, propose ad ogni paese di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale" e fu scelto così l'8 Marzo, data già festeggiata in molti paesi. Oggi guardando ai media ed alla pubblicità, sembra tutto essere ricondotto al mero consumo: in questo giorno si va fuori a cena solo donne, in questo giorno si ricevono auguri per l'esser donna e mimose...eh già, solo un giorno all'anno.
E si sono dimenticate le origini di questa “festa”.
Nei locali si organizzano serate per sole donne, con spogliarellisti avvenenti che si mostrano e si prostrano al gentil sesso e tutto questo mentre ancora sul posto di lavoro, in politica e nella società in generale, è cambiato poco o niente.
Nelle case di tutto il mondo, le donne continuano a morire di botte, di percosse, continuano ad essere schiave di un uomo che le obbliga a coprirsi, fino a non vedere il mondo intorno, in nome di un Dio che nessuno ha mai visto né sentito.
Donne uccise per gelosia, perché lasciano o semplicemente perché donne, questa è la cosiddetta violenza di genere. In Italia, muore una donna uccisa ogni 2,5 giorni, nello scorso anno sono state uccise da un “amore criminale”, 103 donne, contro le 93 del 2012 e gli abusi domestici denunciati sono stati 1504.
Dunque nonostante se ne parli e riparli, nonostante la Legge, non ci sono cambiamenti in meglio. Una Legge che punta più che altro sulla repressione, si parla di allontanamento da casa, controllato con braccialetti elettronici, si parla di intensificare la rete anti violenza, di gratuito patrocinio.
Ma non si parla del problema culturale che c'è dietro a tutto questo, se non lo si risolve prima culturalmente non sarà certo una legge, fatta da un paese nel quale non esiste certezza della pena, che cambierà le cose. Mi chiedo cosa spinge una donna a rimanere vicino ad un uomo che la maltratta e mi chiedo cosa spinga un uomo a picchiare fino alla morte, chi fisicamente, non può difendersi.
La risposta è sempre la stessa: il problema è culturale, la donna non se ne va, pensando di essere sola, di non avere alternative, soprattutto se non lavora; l'uomo, semplicemente non sa affrontare il problema, la delusione, il fallimento ed allora lo cancella, cancellando chi ha innescato la “reazione”.
Si parla ancora di garantire le quote rosa: lasciateci fare sul lavoro, in politica ed in famiglia, vedrete che non avremmo bisogno di essere trattate come categoria protetta, non siamo la costola di nessuno, ma molto spesso la spina dorsale della società.
In Italia ogni 2,5 giorni viene uccisa una donna. Guerra: la violenza sulle donne costa allo Stato 2,4 mld l'anno