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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
al reddito
al lavoro
alla burocrazia
al ladrocinio
alla frode
alla .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Cronache di un prof tifoso
La squadra di basket dei Passi
di Arbauz

19/4/2014 - 21:32

La squadra di basket del G.S. I Passi
 
Prima del gran (almeno si spera) finale del Pisa ecco l’ultimo e definitivo ricordo nostalgico-sportivo (e dai!). Ho già raccontato l’anno scorso qualcosa delle mie esperienze nel basket pisano; torno qui con la memoria ai quattro o cinque anni in cui ho militato nella squadra del Gruppo Sportivo I Passi (si va dalla fine degli anni ’70 ai primi anni ’80 dello scorso secolo). Di squadre (rigorosamente a livelli amatoriali) ne ho passate tante (cambiavo spessino), ma i campionati passati nei Passi sono tra quelli che mi ricordo di più. Dopo averci giocato tante volte contro in più di un infuocato derby nei campionati di prima divisione, finii ai Passi nel 1978. La squadra faceva parte della società sportiva creata nel quartiere dai fratelli Tognoni, una famiglia eccezionale, piena di entusiasmo e passione; c’erano i vari fratelli e sorelle, da Marcello alla più piccola Maria, senza dimenticare la mamma (quanti panini…). Persone così non si trovano facilmente. Qualche anno fa è stato pubblicato anche un bel libro di ricordi, dal titolo “Il Gruppo Sportivo I Passi”, che racconta la storia di questa società (le attività erano, oltre al basket, il calcio, l’atletica leggera e la pallavolo), che nacque con l’intento (ampiamente e a lungo realizzato) di offrire un’occasione di aggregazione ai ragazzi del quartiere, sorto alla fine degli anni ’60.


Si giocava (e ci si allenava) nel campo di cemento all’aperto dei Passi (mi pare che spesso negli spogliatoi, che pure c’erano, non ci fosse acqua) e, dato che il campionato iniziava verso febbraio e che le partite si svolgevano la domenica mattina, a volte c’era un freddo cane (qualcuno provava perfino a giocare coi guanti!). Addirittura, quando la temperatura era particolarmente bassa, il fondo (che presentava qualche buca) era in qualche punto ghiacciato e il rimbalzo del pallone non era regolare; era questa una delle nostre armi segrete quando venivano a giocare squadre abituate a palazzetti col parquet. Spesso le partite si disputavano sotto la pioggia, ed anche in questo caso  sfruttavamo la situazione, perché gli avversari, abituati ai moderni tabelloni di plexiglas, tiravano a canestro non direttamente, ma appunto –come si diceva_ “di tabella”, col risultato che la palla sgusciava via beffarda; invece noi, conoscendo la situazione, tiravamo direttamente al canestro. A vedere le partite (a bordo campo in piedi, perché di sedie nemmeno l’ombra) c’era spesso un sacco di gente, che non di rado faceva un tifo divertente, rumoroso e chiassoso.


Il nostro coach-giocatore (nonché pivot) era l’impetuoso Stefano Ferrini. Tra i lunghi avevamo Mauro Biagi, che era veramente forte; una volta in una partita a Livorno fece 40 punti, e sì che le squadre di Livorno erano per tradizione sempre toste. Tra gli altri pivot ricordo Piero Marrai, gran saltatore, e Pietro Carrozza, nonché Luca Colombi (ora è medico). Tra gli esterni il grande piaggista mancino Sandro Veracini e il cecchino Andrea Bonaga. Il reparto guardie era composto dal mio amico Roberto Bottaro, da Robert Lee (che ora è giornalista alla RAI) e dal play tascabile Massimo Ciampi. Io giocavo esterno, non ero tanto bravo, però avevo un tiro discreto. Tutti sanno che ogni giocatore di basket che si rispetti ha un soprannome: il mio era (un destino segnato?) “professore”, come spesso mi urlava a squarciagola il Ferrini (e sì che professore non lo ero ancora!).


Di partite me ne ricordo diverse, più o meno nitidamente. Una volta dovevamo andare a Grosseto ed eravamo in due macchine; quella dov’ero io, guidata dal Veracini, finì la benzina verso Donoratico e c’era lo sciopero dei distributori; chiedemmo aiuto a un sacco di gente e alla fine arrivammo a Grosseto quando la partita era all’inizio del secondo tempo. In un’altra occasione venne a giocare una squadra di Cecina, ma per infortuni o altro, noi eravamo in quattro. Si giocò lo stesso e naturalmente ne prendemmo quaranta (però ci si divertì egualmente). In qualche altra occasione scoppiavano risse più o meno clamorose; me ne ricordo una a Cecina, con botte tra giocatori e una parte del pubblico (mi pare che gli unici a non partecipare alla zuffa fossimo vigliaccamente io e il Bottaro). Ma le partite più emozionanti erano ovviamente i derby, con la IES, con la Raco (era la seconda squadra del Cus Pisa) e soprattutto con l’Alhambra. Una volta dovevamo giocare contro lo IES al palazzetto dello sport di Pisa: nello IES giocavano molti dei miei migliori amici (tra cui il dottor Mauro La Noce) e quindi era una partita un po’ particolare, però ricordo che quella volta li battemmo alla grande. Una delle partite che ricordo meglio è una di quelle giocate ai Passi contro l’Alhambra in casa. Loro erano più forti, ma con una difesa all’arma bianca li mettemmo in difficoltà e per una volta vincemmo noi. Ho ancora l’articolo del “Tirreno” con i tabellini dei giocatori; tra l’altro mi ricordo che passai la notte prima della partita a litigare con la mia ragazza, così arrivai al campo mezzo rintontito, e –come a volte succede- feci un partitone. Succede(va).


Insomma quella dei Passi è stata per me un’esperienza bellissima. La maggior parte dei miei compagni di squadra di allora li ho poi frequentati poco, salvo alcuni; qualcuno ogni tanto lo incontro per strada, di altri mi arriva qualche notizia, non sempre bella. Ma di loro, di quell’ambiente e di quelle partite non mi scorderò mai. Buona Pasqua.
 
 
 

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23/4/2014 - 17:56

AUTORE:
Arbauz

Mi ricordo benissimo della squadra di Radio Ulisse! Se ce la faccio magari all'ultimo momento cerco di scriverci su qualcosa. Ma devi aiutarmi a ripescare i ricordi! Comunque ciao!

22/4/2014 - 21:25

AUTORE:
Valter Ballantini

Ho giocato anch'io in quella squadra, bimbetto sedicenne senza talento in una squadra di uomini che mettevano un po' di timore.
Ho un sacco di ricordi, di allenamenti fatti dopo cena a Riglione, di partite che mi sembravano epiche sull'asfalto dei Passi ben prima che costruissero il pallone. Non giocavo che una manciata di secondi, a volte qualche minuto, ma non ricordo di aver saltato allenamenti per sentire i discorsi che si raccontavano i grandi, delle battute del Gufo e della classe del Vincentini.
Ricordo anche il professore con cui poi abbiamo giocato insieme a Radio Ulisse con cui vincemmo anche un campionato ascoltando Battiato e le sue parole.
Si giocava sempre lì, nel campo all'aperto ai Passi con le maglie gialle e un adesivo sopra.
Da lì iniziò la mia passione per questo sport, che senza il Tognoni non sarebbe probabilmente mai nata.

20/4/2014 - 22:11

AUTORE:
Sergio Costanzo

Io c'ero... quando la squadra di basket, via, noi si chiamava pallaccanestro, giocava in casa, uscivo per andare a messa, ma non ci andavo. Più o meno il cammino da casa mia alla chiesa e da casa mia "alla pallaccanestro" era lo stesso e allora andavo a fare il tifo. Siccome ero un bimbo ordinato e calmo, il clan Tognoni mi faceva fare il segnapunti, compito a cui attendevo con sommo orgoglio. Per me il Ciampi, il Gufo, lo straniero Robert, il pazzo Ferrini erano adulti che osservavo con deferenza e rispetto. Ci separava una manciata di anni, ma loro erano i miei eroi e io il loro devoto sostenitore. Loro non lo hanno mai saputo, ma quando se ne andavano, quando il campo rimaneva in silenzio dopo i milioni di moccoli del Ferrini, noi piccoletti nelle domeniche pomeriggio dell'AUSTERITY negli anni '70, ci si ritrovava a giocare con il pallone di Zuccalà, l'unico che avesse un pallone da pallaccanestro... altri tempi, semplici e pure emozioni. Ad Arbauz e a tutti loro, il mio ringraziamento.