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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
SEGNI E SOGNI:
di Daniela Sandoni
PARLIAMO DI: TABUCCHI E LA PITTURA

30/9/2014 - 22:22


 
 

 

Isabella Staino: Cane lingua lunga e gatto orecchie lunghe - 2006 - 113x154 - olio, acrilico, stucco e spago su tela.
 
 
Nell’anniversario della scomparsa di Antonio Tabucchi, anche questa rubrica desidera rendere omaggio allo scrittore ricordando con quanta passione e competenza egli abbia disseminato i suoi libri di riferimenti a quadri e pittori.
Per quanto mi riguarda ho conosciuto la sua scrittura nella galleria lucchese “Blue  Chips” di Omero Biagioni con il quale collaboravo; fu lui a consigliarmi con entusiasmo la lettura del libro “I volatili del Beato Angelico”.

Ricordo che ne rimasi conquistata al punto da rivisitare le opere dell’antico pittore per osservarle più approfonditamente attraverso la narrazione dello scrittore: “quelle quattro creature fantastiche, fra l’uccello e la libellula, con ali, che somigliavano proprio a quelle delle libellule, ma grandi e affusolate, trasparenti, di un rosa azzurrato e d’oro, con un reticolo finissimo come un velo” (se anche a voi venisse voglia di esaminare queste immagini potreste andare al convento di San Marco a Firenze). La descrizione perfettamente calzante, la scrittura originale, colta, elegante e misteriosa mi trasformarono da allora in una convinta ammiratrice “tabucchiana”; proprio per questo ho dipinto nel tempo un discreto numero di tele che traggono spunto dalle sue opere e che spero di poter avere l’opportunità di mostrare.

Inoltre, pur essendo tra le poche persone della nostra zona che non ha avuto l’occasione di incontrarlo di persona, questo mio interesse per i suoi libri, mi ha fatto conoscere anche la sua biografia: appassionato di pittura fin dall’infanzia, Antonio Tabucchi nella sua attività è sempre stato molto attento a descrivere i rapporti tra ciò che vedeva e ciò che raccontava e le arti figurative hanno supportato con una presenza incessante la sua narrativa.
La comparsa di un dipinto, in Tabucchi, non è mai stata evocazione fuggevole bensì ricerca di un legame aderente al testo; egli avvicinava questa sua educazione fortemente visiva, alla pittura dei grandi toscani quali Paolo Uccello e Beato Angelico e degli iberici. Tra le altre molteplici presenze pittoriche, l’analisi si è focalizzata innanzitutto su tre celebri opere: “Las Meninas” di Velázquez, “Le Tentazioni di Sant’Antonio” di Bosch, e il “Cane” dalle “Pitture nere” di Goya, ma non tralascia l’interesse per alcuni artisti contemporanei italiani (Alessandro Tofanelli, Tullio Pericoli, Davide Benati, Valerio Adami e altri) e portoghesi (Paula Rego, Júlio Pomar, e altri).  
A partire dalla metà degli anni ’80, oltre che dalle raccolte di racconti e dai romanzi, l’interesse dello scrittore toscano per la pittura è testimoniato da una serie di scritti – lettere, prefazioni, riflessioni e racconti destinati di norma a cataloghi d’esposizione o a libri d’arte e occasionalmente a quotidiani e dedicati proprio a questi artisti.  
Diceva: “Spesso la pittura ha mosso la mia penna. Se l'immagine è venuta a provocare la scrittura, la scrittura a sua volta ha condotto quell'immagine altrove”; in queste parole, lo scrittore esplicitava la dinamica che esiste fra i suoi testi e le immagini e collocava in maniera diretta e programmatica alla radice dei suoi scritti opere pittoriche e fotografiche. Lo scrittore guardava i quadri da una prospettiva diversa, rovesciata, inedita e ci faceva entrare in un sogno dal quale se ne usciva con altri segreti da svelare, con altre immagini che non erano state viste al primo impatto; egli osservava la pittura con un’immaginazione divertita e divertente sostenuta da una cultura cosmopolita dalla quale attingeva e rielaborava fantasticherie che al tempo stesso affascinavano e turbavano. Per l’autore: “Il territorio della scrittura è l’immaginazione che va oltre l’immagine, è il racconto delle figure ma anche il loro rovescio e la loro moltiplicazione, è il racconto dell’ignoto che le circonda”.
Nessuno ci ha descritto il mondo con risultati migliori dei suoi, le sue sono descrizioni insolite ed affettuose, con l'aggiunta di squarci cinematografici e richiami figurativi in cui ritornavano sempre i suoi luoghi cari che descriveva con incredibile cromatismo, come ad esempio il colore giallo che predomina Lisbona, la luminosità delle Azzorre. Dei colori delle tele e dei paesaggi scriveva: “… l’indaco e il viola hanno un suono di oboe, il giallo di organo, a volte di clarino…; … l'Europa è uno stato d'animo mutevole, come la luce che cambia in un istante nel cielo di Londra…; … una insolita luce arancione…; … e intanto il vento marzolino arriva sulla sera, raffredda il limone e il cuore …; … ci vorrebbe un colore, per questa sera di marzo, un giallo abbinato al violetto…”.   
Dall’immagine visiva, quindi, Tabucchi costruiva con le sue parole scritte, pagine da cui scaturivano altre immagini, questa volta letterarie, in un gioco d’equilibrio tra fantasia e realtà che lo accomuna per sempre ai grandi maestri ed in cui le cose, le persone, gli animali, l’ambiente di “casa nostra”, possono rivelarci all’improvviso aspetti sconosciuti, permettendoci di superare la quotidianità per entrare in un mondo ignoto, capace di comunicarci emozioni insolite, misteri.
Vorrei accomiatarmi da lui e da voi consigliando un libricino, l'unico libro che Tabucchi ha dedicato interamente all'infanzia, che si intitola “Isabella e l'ombra” uscito il 23 settembre del 2013, a settant’anni dalla nascita dello scrittore. Oltre ad essere presente nelle librerie, attualmente accompagna in una tournée teatrale italiana i quadri di Isabella Staino. Il volumetto è adatto tanto ai bambini quanto agli adulti che sapranno apprezzarne il valore metaforico; è una favola che ha il tocco lieve di una pennellata e non si impiegano più di dieci minuti a leggerlo; cinque paginette che Antonio Tabucchi dedicò all’amica Isabella Staino dettandogliele al telefono da Parigi.
Narra di una bambina che pensa esclusivamente attraverso i colori, suscitando grande sgomento nella maestra che al posto dei tradizionali “pensierini” si ritrova ad interpretare complicati disegni. È la stessa protagonista ad illustrare la favola della sua vocazione per la pittura con la leggerezza di un sogno; lo arricchiscono le riflessioni dell’autore attorno all’arte dalle quali si ricava la convinzione che essa unita all’educazione al bello ed alla bellezza stessa, inducano gli individui ed i popoli a comunicare più facilmente, creando col loro messaggio una forte solidarietà. C’è anche un’ombra che è stanca di vagabondare alla ricerca di chi la raccolga, ci sono la paura e l’imprevisto che possono sorprenderci a qualsiasi età.
Tutto questo ci riporta ai fantasmi ed ai personaggi caratteristici di un maestro di vita, il nostro Tabucchi, che ci ha permesso di entrare nei nostri sogni ed in quelli altrui e che non dimenticheremo mai.

 
 

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