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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . anche sommando Pd, 5Stelle, Azione, Iv, Avs .....
In Basilicata se il centro sinistra avesse optato per .....
. . . presto presto. Io ho capito che arrampicarsi .....
I democristiani veri e finti che si vorrebbero definire .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Quei platani malati di viale Boboli

19/10/2014 - 11:28

Ovidio Della Croce

 

Se l’articolo vi sembra lungo, guardate soltanto le fotografie sbiadite che ho scattato ieri. Fanno venire in mente gli alberi dolenti dipinti da Vero Pellegrini.

Ci sono due parole inquietanti, riferite a due specie di alberi, che ho letto qualche giorno fa: Colletotrichum Gloeosporioides e Ceratocistys fimbriata. Il primo è un fungo, meglio conosciuto come “lebbra dell’olivo”. Ne ha scritto Tiziano Nizzoli sulle “Rubriche” della Voce e rimando al suo articolo a proposito del “ko ricevuto dalla produzione olearia nei Monti pisani” e alle osservazioni del prof. Giovanni Vannacci. Il secondo è un fungo, meglio conosciuto come “cancro colorato del platano”, e qui vengo al punto.
 
L’azione del fungo Ceratocistys fimbriata ha propagato il “cancro colorato" che ha colpito i platani di Boboli, un viale di un centinaio di metri nel centro di San Giuliano, la cui bellezza sta nella sua semplicità: una doppia fila di platani lungo un tratto del Fosso del Mulino che invoglia a passeggiare. Qualche sangiulianese lo chiama “salotto verde”, una bellezza che ha fatto sempre mostra gratuita di sé stessa da più di duecento anni. Nella mia vita ci ho passeggiato moltissimo, era bello passeggiare in Boboli, magari fermarsi, sedere su una panchina a contemplare gli alberi conversando con qualcuno o con sé stessi, lievemente, senza preoccupazioni. “La bellezza salverà il mondo”, scrisse una volta Dostoevskij. A vedere ora viale Boboli direi una bellezza sbiadita a contrasto della malattia “colorata”. Una bellezza dolorosa, priva di vita.
 
Il sindaco Sergio Di Maio ha dovuto prendere subito a cuore il poblema. In una delibera di Giunta del 17 luglio u. s., afferma:
 
“Gli interventi sul Viale Boboli, nel capoluogo, per il mantenimento delle caratteristiche del Viale stesso, si configurano come interventi di notevole importanza sia sotto il profilo fitosanitario, sia sotto il profilo della conservazione del paesaggio e della memoria storica, e che per tale motivo, sono in corso verifiche con il Servizio Fitosanitario della Regione Toscana per l’individuazione puntuale degli esemplari da abbattere per il contenimento della propagazione del patogeno Ceratocistys fimbriata, e che data l’importanza dell’intervento, saranno organizzati specifici incontri pubblici per garantire la partecipazione della popolazione”.
 
Il sindaco Di Maio ha il merito, in questa prima fase della legislatura, di essere molto presente sul territorio e il 19 settembre era in viale Boboli subito dopo che un forte temporale fece cadere un grosso ramo. La preoccupazione di molti cittadini è che, a causa della malattia che ha infettato i platani, possa essere pericoloso passeggiare come si è sempre fatto in quel viale e ancora di più in un paese ventoso come San Giuliano e nei periodi di forti, improvvise e purtroppo frequenti precipitazioni. E se ciò accade non è certo per colpa dei platani. Così che l’Amministrazione comunale è stata costretta a una chiusura parziale e temporanea di viale Boboli. Ora, dopo l’abbattimento di alcuni platani per un costo di circa venti mila euro se non leggo male le cifre stimate in delibera, il viale è riaperto: il primo tratto mostra il doppio filare dei vecchi platani, ma alcuni di loro sono vuoti dentro, cavità prive di vita. Al centro del viale si vedono a terra i primi ceppi dei platani tagliati, se si prosegue fino in fondo se ne contano una trentina, sostituiti solo in parte da piccoli platani. E qui torniamo al cuore del problema. I platani malati di viale Boboli somigliano agli alberi vuoti, sbiaditi, umani e dolenti dipinti da Vero Pellegrini, grande incisore e pittore che abita proprio di fronte al viale. C’è il rischio serissimo che per un viale di interesse paesaggistico, il viale che il Granduca Leopoldo volle chiamare col nome dei suoi giardini fiorentini, possano essere compromesse la “conservazione del paesaggio e della memoria storica”, come si legge nella sopracitata delibera.
 
La lotta al “cancro colorato” è obbligatoria ai sensi del Decreto Ministeriale del 29 febbraio 2012, recepito dal Servizio Fitosanitario della Regione Toscana. Viale Boboli è stato individuato, già nel 2012, “zona focolaio” e pertanto soggetto al Piano d’azione regionale per contrastare in Toscana la diffusione di Ceratocystis platani, “cancro colorato del platano”. Se non ricordo male, dopo un monitoraggio e una perizia di stima degli interventi da effettuare sul viale Boboli, il primo è stato fatto solo ora in seguito al temporale settembrino. Inutile osservare che, se fossero stati fatti due anni fa puntuali interventi di contrasto all’infezione dei platani, le conseguenze sarebbero state meno disastrose in termini di propagazione del fungo, e gli interventi di contenimento meno costosi per l’Amministrazione e i cittadini.
 
Fare qualcosa per “il mantenimento delle caratteristiche del Viale stesso” ora è complicato per la sproporzione tra la rilevanza del problema rispetto alle ristrettezze di bilancio. Ma qualcosa dobbiamo fare. Intanto informare i cittadini e il sindaco ha ragione quando su questo problema impegna la Giunta e l’Amministrazione nell’organizzare “specifici incontri pubblici per garantire la partecipazione della popolazione”. Alcune domande sono già state poste da un gruppo consiliare con una interrogazione: quante sono ad oggi le piante di platano contagiate dal Ceratocistys fimbriata, quando è previsto l'intervento in ottemperanza del decreto regionale e se si intende proseguire con una piantumazione in sostituzione delle piante abbattute per ricreare le caratteristiche storiche e ambientali del viale. L’attuale Giunta sa bene che una fase difficile come questa si può affrontare con qualche speranza di venirne fuori solo con il coinvolgimento dei cittadini. Dunque, speriamo di rivederci presto in viale Boboli. Non è solo una questione di platani.

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31/10/2014 - 18:21

AUTORE:
odc

Forse ce la facciamo a "salvare Boboli".

Intanto segnalo una lodevole iniziativa dell'Associazione Amici di San Giuliano. Domenica 2 novembre, dalle ore 14:00, gli Amici di San Giuliano invitano i paesani in piazza a gustarsi un bombolone: il ricavato della vendita andrà per comprare nuovi alberi da piantare sullo storico viale Boboli (speriamo i platani selezionati del tipo che suggerisce Alessio, quelli resistenti al Ceratocystis platani).

Sono sicuro che su questo problema la sensibilità dell'Amministrazione è alta e c'è da aspettarsi che si arrivi presto a trovare una soluzione. Speriamo che ci sia il modo di parlarne tutti insieme in un incontro pubblico che il Sindaco e la Giunta nel luglio scorso si sono impegnati a organizzare.

23/10/2014 - 22:36

AUTORE:
Raffa

Abito in Viale Boboli da quando sono nato, e vi posso dire che la situazione è di totale abbandono da diversi anni. Circa 7 anni fa i rami degli alberi, che non venivano potati da 12 anni, si appoggiavano direttamente sul tetto di casa mia e con il vento (che a San Giuliano non manca mai) fecero cadere diverse tegole sul marciapiede (fortunatamente non ferendo nessuno). Il comune venne avvisato della situazione di pericolo e intervenne potando gli alberi del viale. Ora la situazione si sta ripetendo e sono due anni che ho fatto la richiesta di potatura e non è stato fatto ancora niente. Credo che come è successo per il taglio degli alberi malati che è avvenuto dopo che ne sono caduti due il comune aspetti che ricadano le tegole per intervenire.
Ho fatto tre richieste in due anni e ho parlato con i responsabili, ma ancora niente. Circa un anno fà un tecnico del comune venuto a vedere con i suoi occhi disse che la situazione era di pericolo e alla mia domanda di quando sarebbero venuti a mettere in sicurezza mi rispose come da anni il comune risponde "NON CI SONO I SOLDI", e quando gli dissi che..

22/10/2014 - 16:13

AUTORE:
sangiulianese doc

Il dettagliato commento di Alessio Pierotti alla fine propone la partecipazione di associazioni, cittadini, scuole alla conservazione di viale Boboli. Già a Molina i paesani si sono autotassati per comprare un platano presumo del tipo segnalato da Alessio.

Mi sembra un suggerimento interessante. Spero che il Comune convochi l'incontro che ha programmato nel luglio scorso durante il quale potremmo discutere questa proposta.

Non capisco come i consiglieri comunali di San Giuliano, le Associazioni il Centro naturale commerciale così attento all'arredo urbano, l'assessore all'ambiente e gli altri rappresentanti istituzionali non si pronuncino sullo stato di questo viale storico del capoluogo e sul da farsi per salvarlo.

Questa è l'occasione buona perché il paese si possa unire per ridare a un luogo così centrale la bellezza di un tempo. Quando ero piccolo il 21 novembre si celebrava la "Festa dell'albero". Ricominciamo a festeggiarla pensando ai platani di Boboli.

20/10/2014 - 12:56

AUTORE:
Alessio Pierotti

Ceratocystis fimbriata è un fungo descritto per la prima volta nel 1890 dai micologi statunitensi Ellis e Halsted. Questo fungo appartiene agli ascomiceti, gruppo in cui la produzione delle spore (il mezzo di riproduzione) sono prodotte all’interno di strutture chiuse (chiamate aschi). La maggior parte dei funghi che noi cogliamo per il consumo (come gli ovuli o i porcini) appartengono invece ai basidiomiceti, gruppo in cui le spore sono prodotte da strutture ‘aperte’ (i basidi). L’unico ascomicete raccolto per il suo pregio in cucina è la ‘spugnola’ (genere Morchella): molti ascomiceti sono microscopici e il loro valore è dato, più che dalla possibilità di mangiarli, dal fatto che molto spesso influenza in un modo o nell’altro l’economia umana (si pensi ai lieviti e ai patogeni delle coltivazioni).
Ceratocystis frimbriata è appunto un ascomicete microscopico: le dimensioni dei corpi fruttiferi, ovvero del corpo che porta gli organi di riproduzione (i citati aschi), non superano un terzo di millimetro. Si tratta di un patogeno ad ampia distribuzione in grado di colpire una trentina di piante diverse (tra cui, oltre al platano, l’eucalipto, il mango, il cacao, il caffè, la patata dolce, il mandorlo ecc.). Recenti studi condotti con l’ausilio delle tecniche di biologia molecolare hanno dimostrato che, come considerato fino ad ora , questo fungo è in realtà un complesso di funghi molto simili ma in realtà differenti: la specie che colpisce il platano è stata denominata C. platanii (Walter)Engelbrecht & Harrington [quindi, se parlando di platano vogliamo continuare ad utilizzare il nome C. fimbriata dobbiamo aggiungere la sigla ‘sl’, ovvero sensu lato, ha indicare appunto un concetto ampio e comprensivo della specie].
Ho scritto delle ridotte dimensioni del corpo fruttifero. Voglio ricordare, a proposito, che i funghi non sono limitati al corpo fruttifero (il porcino che noi raccogliamo, per intenderci): un melo non è costituito soltanto dalle mele ! Il vero ‘corpo’ del fungo, cioè il suo corpo vegetativo, è un intreccio di sottili filamenti chiamato micelio. Nel caso del C. platani questo micelio vive e si ramifica nel legno della pianta ospite. Da un punto di vista trofico, ovvero dell’alimentazione, C. platani è un parassita: vive cioè a spese della pianta ospite, arrivando ad ucciderla.
La prima descrizione della’ malattia’ provocata da C. platani nei platani risale al 1924 e riguarda il New Jersey. Giunta in Europa subito dopo la seconda guerra mondiale, la malattia si manifesta per la prima volta in Italia nel 1954 quando colpisce i secolari platani dei viali della Reggia di Caserta. Al 2011 il fungo era segnalato in tutta le penisola con eccezione di Valle d’Aosta, Umbria, Puglia, Basilicata e Sardegna.
In Toscana le prime segnalazioni risalgono al 1972 e riguardano al zona di Forte dei Marmi. Nel 2011 la Regione Toscana ha avviato un censimento dei focolai attivi di cancro colorato del platano. La zona di San Giuliano Terme è descritta come “di contenimento”: è, in altre parole, una zona dove non è più obbiettivamente prevedibile l’eliminazione nell’immediato nel focolaio e dove di conseguenza devono essere attivate pratiche per limitarne la diffusione.
Il nostro fungo penetra, con le spore o frammenti di micelio (dispersi da vento o dal altri agenti), nelle piante attraverso lesioni, causate dagli animali ma anche dall’uomo (come le potature), e può diffondersi da pianta a pianta attraverso il contatto delle radici. Una volta sviluppato nella pianta, il micelio di C. platani provoca la formazione di bolle, screpolature e necrosi sulla corteccia del tronco e dei rami. Il nome ‘cancro colorato’ si deve alle caratteristiche lesioni bruno-violacee osservabili nelle sezioni del tronco: lesioni che partono dai cerchi più periferici per diffondersi poi verso il centro. La pianta reagisce alle degenerazioni dei suoi tessuti causate dal fungo producendo delle sostanze (composti fenolici gommosi) che impediscono il passaggio della linfa e causano l’avvizzimento delle foglie. A livello della chioma si possono osservare due diverse situazioni: un repentino essiccamento di interi rami o dell’intera chioma oppure la produzione di foglie affastellate e di ridotte dimensioni (la chioma sembra ‘vuota’). In genere la morte della pianta infettata avviene nel giro di 2 o 3 anni.
Purtroppo al momento non esistono mezzi di lotta di tipo curativo: l’unico mezzo di difesa è rappresentato dalla prevenzione, ovvero limitare la diffusione del fungo. In Italia, come ha scritto Ovidio, è in vigore un decreto di lotta obbligatoria al cancro colorato che regolamenta le operazioni di potatura e di eventuale abbattimento delle piante ammalate (Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali n. 60166 del 29 febbraio 2012).
La soluzione al problema dei Boboli non è semplice: sono infatti sconsigliati i reimpianti di platano nei siti dove sono state abbattute piante affette dal cancro colorato a meno di scegliere varietà resistenti alla malattia. Esiste a proposito una varietà ottenuta in Francia incrociando due diverse specie di platano e selezionando gli individui resistenti a C. platani: si tratta di un ibrido denominato “Vallis Clausa”, in onore del Dipartimento di Vaucluse che ha sostenuto economicamente la ricerca. In Italia questo ibrido è stato introdotto nel 2006 nel Comune di Conegliano Veneto: al 2009 erano stati impiantati in tutta Italia 898 esemplari, di cui 141 in Toscana. In Italia il distributore è una ditta di Pistoia.
Come scrive Ovidio, non è soltanto una questione di platani: è anche una questione economica ! Secondo il listino della ditta pistoiese un ‘alberello’, un esemplare di 14-16 cm di diametro a un metro da terra, costa poco più di duecento euro, iva esclusa: cifra a cui poi devono aggiungersi i costi di trasporto, la posa a dimora, le garanzie ecc.
Sarebbe interessante se qualche attività produttiva oppure qualche associazione del territorio o, ancora, qualche privato (da solo o in gruppo) aiutasse il Comune, magari adottando un platano ! Qualche anno fa collaborai ad un progetto che, per conservare un antico castagneto, dava in adozione gli alberi in cambio di una quota e del diritto di dare un nome all’albero !