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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
Le Parole di Ieri
Da Caare a Callare

2/1/2015 - 16:08


CAARE
Lett: CACARE. [Evacuare, emettere escrementi, andare di corpo].
[Dal latino cacare che gli antichi dissero forma contratta da cloacare inquinare, sozzare, imbrattare].
Numerosi sono i significati dialettali di questo verbo, alcuni riferibili alla effettiva funzione corporale, altri con un significato abbastanza diverso.

Caaiola indicava semplicemente una diarrea.

Caarella o caerella era un’altra variante, più gentile, della diarrea ed indicava anche uno stato di tensione, di paura: “t’è presa la caerella?” : hai avuto paura?

Mi cai sempre e’ panni a giro!” , “M’ha caato lì” in questi caso il verbo era usato col senso di lasciare, abbandonare.
E ti caa la befana!”  era un comune modo di dire, minaccioso e malaugurante.

Per quanto riguarda il sostantivo, caata indicava sì il frutto dell’evacuazione ma se rivolto ad una persona: “sei una caata” assumeva il significato di persona di poco valore, di poco coraggio, che non valeva niente.
Poteva essere riferito anche ad un oggetto o uno spettacolo con lo stesso significato negativo: “E’ una caata”, che equivaleva a “è una stronzata”, “è una cazzata” , “è una boiata”.

Era un offesa grave, come del resto stronzolo (stronzo, in italiano), che vanta la medesima origine intestinale. In dialetto è presente anche un rafforzativo di quest’ultimo: “stronzolo caato a forza” che, pur nella sua evidente volgarità, rende perfettamente l’idea del disprezzo che si vuole esprimere con la frase.

Ce n’ho per du’ caate!” indicava infine, con molta amarezza, una non buona situazione di salute in cui le evacuazioni corporali potevano equivalere ai giorni rimasti da vivere.


[La  voce cacare venne usata anche durante la classica latinità e di fatti in un corridoio che mena alle Terme di Traiano in Roma, son dipinti a fresco due serpenti e sotto leggesi “Jove et Junonem et duodecim deos iratos habeat quisquis hic minxerit aut cacarit” (Si abbia lo sdegno di Giove, di Giunone e dei dodici Dei chi qui piscerà o cacherà)].
 
Aneddoto
Livorno: un gruppo di turisti ha noleggiato una carrozzella per fare un giro turistico in città.
I turisti sono americani ma il cocchiere, oramai in sella da tanti anni, ha imparato anche qualche frase in inglese, dovendo in qualche modo colloquiare con i clienti.
La carrozzella va al passo, tranquilla per le strade affollate della città, ma improvvisamente rallenta, si ferma, il cocchiere si volta lentamente verso gli ospiti:
Just moment, please…….. la cavalla caa!
 
CACCOLA
Lett: CACCOLA. [Sudiciume degli occhi, del naso e simili].
Dal latino cacula diminutivo di cacca: [escrementi umani] ma anche [cosa sudicia].
La caccola è quella piccola porzione di schifosa secrezione corporale che viene prelevata con un dito dalle fosse nasali, artigianalmente arrotolata in svariate forme sferoidali con diversa, e a volte fantasiosa, collocazione.
 
CAIZZOLO
Lett: nc.
Piccola quantità, inezia, minuzia, come una caatina di topo.
Il lemma non è presente come radice in nessun vocabolario per cui si può anche ipotizzare una sua esclusiva produzione locale.
Me n’è dato proprio un caizzolo!”: me ne hai dato una ben misera quantità!
 
CALOCCHIA
Lett: CALOCCHIA. [Bastone. Vetta del coreggiato, per battere il grano]
[Dal latino cala, bastone  (mediante un diminutivo calucola) palo, forse dal greco kalon, legno].
La calocchia o calocchino era il piccolo palo che reggeva il filo della pendia della filata.
Per la vetta del correggiato vedi manfano e cerchiale.
 
CALLARE
Lett: CALLAIA. [Viottola di campagna, sentiero, valico, passo].
In dialetto indicava il passaggio creato artificialmente sulla fossa per entrare nel campo, a piedi o con un mezzo meccanico.
Appartiene a quella terminologia un tempo molto usata sia dagli adulti che dai bambini e in pochissimi anni quasi scomparsa dal parlare comune: forse degli adulti, sicuramente dei ragazzi.
La vita dei paesi si svolgeva infatti molto più a contatto con la natura, nelle campagne, fra i campi.
I lavori erano prevalentemente agricoli, e a questi partecipavano indistintamente tutti i componenti della famiglia, pur con compiti diversi a seconda dell’età e delle capacità. Le famiglie molto spesso erano allargate, i figli portavano in casa le mogli o i mariti e il nucleo familiare cresceva. Questa crescita era voluta e incoraggiata poiché con l’aumentare del numero dei componenti aumentavano anche le braccia da lavoro e quindi la capacità produttiva totale dell’unità familiare. La distinzione dei compiti non faceva che rendere ancora più funzionale l’unità: le donne in cucina e a guardare ed accudire i bambini, gli anziani alla stalla e all’orto, i giovani nei campi. Ogni unità in più che arrivava nell’impresa non comportava un serio aggravio di spesa rappresentando invece un’ulteriore attività produttiva, utile anche perché giovane ed efficiente. Nel momento del raccolto (grano, granturco, vendemmia) od anche per la trebbiatura, era la famiglia al completo a partecipare all’evento. La vita era dura, la giornata iniziava al mattino, all’alba specie in estate, e terminava al tramonto, quando ancora c’era qualcosa da fare nella stalla, in casa o nell’orto.
I contadini, oramai anziani, parlano però di quegli anni duri con grande nostalgia e non solo per la gioventù perduta ma anche per il rapporto umano che si stabiliva fra i vicini, fra le persone. Parlano di una grande ed effettiva solidarietà, di una spensieratezza ormai smarrita, di un mondo minore ma non per questo inferiore, di una vita più semplice e con meno esigenze, per molti versi più facile e più felice.

 

NOTA

Il libro cartaceo "Le Parole di Ieri" grazie al significativo cointributo della Banca di Pisa e Fornacette di Vecchiano è di nuovo reperibile in ristampa. Chi lo desidera può rivolgersi per informazioni alla Pubblica Assistenza di Migliarino e/o di Arena Metato o all'Associazione Culturale la Voce del Serchio destinataria dei proventi ricavati dalla vendita.

 

FOTO. Campo del Troncolo: Mezzogiorno-Tramontana 31 agosto 1961

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4/1/2015 - 12:10

AUTORE:
Ultimo.

......... e a largo raggio la spiegazione della " caata " ........ a volte si pensa che sia solo una caata ....... invece l'argomento è serio e importante e, se non sbaglio,il dottore ha saputo ottenere il massimo con il minimo " sforzo ". E dopo le battute ho una cosa seria da far notare .......... per quello che riguarda l'aneddoto, che mi risulta sia successo a Pisa in Piazza dei Miracoli, quel “Just moment, please…….. cavallo caa!” ed è si detto dal cocchiere ........ ma le carrozzelle per i turisti a Livorno non ci sono, ma a Pisa si. ........ Ultimo.