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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Sostiene Pereira nello specchio di un fumetto

1/3/2015 - 10:59

di Ovidio Della Croce

 

Comincio la mia giornata ascoltando, alle sei e zero uno e cinque secondi, “Qui comincia”. Dai microfoni di Rai radio 3, la calda voce di Anna Menichetti augura un buonissimo sabato 28 febbraio con una consueta passeggiatina mentale mattutina, una mescolanza tra immagini e grande letteratura. La conduttrice stamattina parla del libro del giorno, la graphic novel Sostiene Pereira, pubblicato nel dicembre 2014 da parte di Tunuè, una preziosa casa editrice che edita piccoli gioielli della fumettistica per bambini e per adulti. È la trasposizione in fumetto del romanzo più amato di Tabucchi, con un adattamento del testo molto ben elaborato da Marino Magliani, con le bellissime illustrazioni di Marco D’Aponte e una prefazione di Paolo Di Paolo che ci introduce a questo grande libro di Tabucchi richiamando il manoscritto originale esposto a Parigi, un quaderno nero in cui si vede “il segno di penna con cui lo scrittore cancella un iniziale Secondo Pereira… con la trovata felice di Sostiene. A quale tribunale depone il personaggio? A quello della storia (e della letteratura), ma anche a quello della propria coscienza. I tribunali della sua anima, direbbe Tabucchi, che lì trova lo spazio più congeniale alla scrittura, il campo di una indagine prima di tutto esistenziale”. Il libro reca come sottotitolo: Una testimonianza.
 
Sostiene Pereira uscì nel gennaio 1994 e vinse il Premio Campiello, fu scritto a Vecchiano in due mesi “di intenso e furibondo lavoro” e fu finito il 25 agosto 1993: “Il giorno felice della nascita di un mio figlio nasceva anche, grazie alla forza della scrittura, la storia della vita di un uomo” (Tabucchi, Nota al testo). Grazie a Roberto Faenza il capolavoro di Tabucchi, nel 1995, diventò un film con l’identificazione memorabile del volto dolce e malinconico di Pereira con quello di Mastroianni.
 
Sfoglio il libro insieme alla conduttrice. La prima pagina di questo fumetto è una Lisbona 1938 vista dall’alto “che scintillava, letteralmente scintillava” in un torrido giorno d’estate, tratteggiata con una serie di piccole linee sottili in bianco e nero e un cielo di “un azzurro, un azzurro mai visto”. Il volto del Pereira di D’Aponte non somiglia per niente al volto del Pereira di Mastroianni, dice la brava conduttrice. Ma hanno quei tratti che Tabucchi ha creato: “vedovo, cardiopatico e infelice… ossessionato dall’idea della morte”, come disse Tabucchi a Migliarino nel maggio 2011 a conclusione del suo Elogio della letteratura: “Pereira è un uomo addirittura pauroso, io ci pensavo a lui, timido, pieno di problemi”. Scorrendo le pagine di questo meraviglioso fumetto vediamo che Pereira cambia e, nel finale, in uno sfondo azzurro si affretta a uscire di scena: “il Lisboa sarebbe uscito fra poco e non c’era tempo da perdere, sostiene Pereira”.
 
Dopo lo stacco musicale, prima un fado e poi un adagio dal concerto in re minore per oboe, violino e archi di Bach, ha un che di inquietante Bach, dice la conduttrice, e legge questo messaggio di Nina da Roma: “Mi manca leggere altri libri di Tabucchi, li ho tutti, mi hanno aiutata a crescere, ad avere nuovi sguardi sulla vita e sull’animo umano e il mio primo libro è stato Notturno indiano”.
 
Ma continuiamo a sfogliare il libro. Siamo nell’ufficio della redazione, la luce è di un giallo tenue e la conduttrice legge: “Pronto, qui è il Lisboa, siamo apolitici e indipendenti, però crediamo nell’anima e vorrei parlare col signor Monteiro Rossi”, così avviene l’incontro con l’altro personaggio fondamentale della storia.
 
Ancora musica, non poteva certo mancare A Brisa do Coração, splendida colonna sonora del film Sostiene Pereira di Roberto Faenza con la musica di Ennio Moricone. E poi arriva un altro messaggio con la saudade di Laura da Torino: “La Lisbona di Tabucchi, è assolata, struggente, ti porta via un pezzo di cuore perché il Portogallo è così, entra nell’anima e non se ne va più”.
 
Torniamo a Pereira, riprende la conduttrice. È molto bello il disegno di D’Aponte dell’incontro con Marta e soprattutto quando ballano. “Dottor Pereira, mi piacerebbe ballare questo valzer con lei”. E nella pagina accanto: “Pereira ballò quel valzer quasi con trasporto, come se la sua pancia e tutta la sua carne fossero sparite per incanto. E intanto guardava il cielo sopra le lampadine colorate di Praça da Alegria e si sentì minuscolo, confuso con l’universo”. Giriamo pagina, guardiamo le immagini e leggiamo ammirati: “C’è un uomo grasso e attempato che balla con una giovane ragazza in una piazzetta qualsiasi dell’universo, e intanto gli astri girano, l’universo è in movimento e forse qualcuno ci guarda da un osservatorio infinito”.
 
Un momento centrale di questo libro è quando Pereira, dopo essere stato alle terme di Coimbra, torna a Lisbona e sul treno incontra la signora Delgado. Lei è una tedesca di origine portoghese, tornata in Portogallo per ritrovare le sue radici: “Le piace il Portogallo?, le chiede Pereira. “Mi piace, ma non credo che vi resterò a lungo, sono in attesa del visto dell’ambasciata americana…”. “Lei è ebrea?”. “Sono ebrea, e l’Europa di questi tempi non è il luogo adatto alla gente del mio popolo, anche qui, me ne accorgo dai giornali…”. Pereira le confessa: “Non sono felice per quello che succede in Portogallo”. Allora la signora Delgado lo richiama al suo lavoro: “E allora faccia qualcosa”. “Qualcosa come?, chiede Pereira. E lei gli apre gli occhi: “Be’, lei è un intellettuale… dica quello che sta succedendo in Europa, esprima il suo libero pensiero”. E Pereira si fa coinvolgere e verrà coinvolto da Monteiro Rossi quando aiuta suo cugino venuto dalla Spagna, di passaggio da Lisbona e diretto in Alentejo per reclutare volontari per la causa repubblicana. Intanto per Lisbona girano poliziotti disegnati con segni diversi: prima sono normali, poi simili a dei mostri e i loro volti sembrano teschi. E gli intellettuali cosa fanno? Pereira dice a Monteiro Rossi questa frase sibillina: “I letterati sono tutti in ferie, forse in vacanza, chi al mare e chi in campagna, in città siamo rimasti solo noi”. Ma la coscienza di Pereira si rianima e piano piano ritrova dentro di sé la giovinezza.
 
Poi un altro momento importante di questo libro di colori ad acquarello, colori semplici, a tratti trasparenti, è quando Pereira, mentre cena con il dottor Cardoso, parlando di un racconto di Balzac sul pentimento, dice che l’ha letto in chiave autobiografica: “Non mi sento colpevole di niente di speciale, eppure ho desiderio di pentirmi, ho nostalgia del pentimento…”. Le figure più delineate e amate sono quelle degli amici di Pereira, per esempio il dottor Cardoso: "Un signore in camice bianco che guardava il mare dalla finestra" o Marta: “Pereira restò a guardarla mentre usciva, rapito da quella bella silhouette che si stagliava nel sole”.
 
Intanto arrivano altri messaggi, tanti, e la bravissima conduttrice li legge, anche quello di un detrattore della scrittura di Tabucchi, ma in questo articolo riporto quello di Frida da Roma: “Tabucchi mi ha fatto scoprire Pessoa e Lisbona, Pereira è commovente in modo profondo”.
 
A un certo punto il cielo di Lisbona si fa cupo e Pereira comincia a prendere coscienza della situazione che sta vivendo: “Questa città puzza di morte, tutta l’Europa puzza di morte”, pensa mentre si reca al Caffè Orchidea e sente nel suo intimo il desiderio di riprendersi in mano la propria vita, aiuta Monteiro Rossi impegnato nella causa repubblicana e nel colloquio finale gli dice: “Io non so perché faccio tutto questo per lei”. Il ragazzo risponde: “Forse perché lei è una brava persona”.
 
“In realtà Pereira fa una cosa molto semplice: fa il suo dovere, insomma ecco. Pererira non fa nessun gesto eroico, in fondo. Noi siamo abituati a pensare che, per fare una cosa grande, dobbiamo fare dei gesti eroici. Io credo che l’eroismo è proprio fatto del fatto che dobbiamo affrontare la vita tutti i giorni, credo che sia l’eroismo più difficile” (Tabucchi, Elogio della letteratura, Migliarino maggio 2011).
 
Il disegno anticipa il finale tragico passando dal colore al bianco e nero, tagliato da alcune violente strisce rosse e poi vira verso colori più densi e corposi. Ma riprendiamo le parole finali del discorso di Tabucchi a Migliarino, quella sera aveva davanti alcuni fogli scritti con il titolo Elogio della letteratura, che utilizzò come traccia per parlare “a voce” con varianti significative rispetto alla traccia.
 
“E Pereira, in realtà, è un uomo di un’estrema banalità, è comune, cioè lui fa una cosa: ma questo è il mio dovere, faccio questo, ho da dare una notizia, bisogna che la dia, non è che scrive un pamphlet antisalazarista, si limita semplicemente a dire: in casa mia hanno ammazzato una persona. Io credo che il maggior impegno, in questo caso, consiste nel fare il proprio dovere, piccolo o grande che sia. Se uno insomma sporca per terra e poi ci spazza, secondo me è importante” (Tabucchi, Elogio della letteratura, Migliarino maggio 2011).
 
Infine, il vento, le foglie, l’azzurro del cielo atlantico e Pereira che se ne va di fretta, con una mano si tiene il cappello e con l’altra porta la valigia con il ritratto di sua moglie “a testa in su, perché respirasse bene”. La trasmissione finisce con un fado di Amália Rodrigues, ma non ho fatto in tempo a scriverne il titolo.
 
Rileggendo Sostiene Pereira e leggendo questo fumetto molto bello mi sono ricordato di quando quella sera a Migliarino strinsi la mano a Antonio Tabucchi prima di presentarlo al folto pubblico. Lo incontro sui gradini: “So che stasera mi presenti tu”, mi dice. Sorride. Sorrido. Volevo rinunciare, dall’emozione non avevo dormito tutta la notte. Sabato 28 marzo il Comune di Vecchiano organizza “Una giornata con Tabucchi”. La mattina dovrò parlare di Pereira con dei ragazzini della scuola di Vecchiano. Be’, non dico che sarò emozionato come quella sera, mah… forse lo sarò di più. Penso di dire che è stata una fortuna conoscere l’autore di Sostiene Pereira in quella sera profumata del maggio migliarinese, dirò sicuramente che il romanzo fu scritto a Vecchiano, forse da qui comincerò per quella passeggiatina mentale mattutina tra immagini e grande letteratura, e ai ragazzi dirò: Buonissimo sabato 28 marzo con questo fumetto di Sostiene Pereira.

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1/3/2015 - 19:50

AUTORE:
Ultimo.

.............. che questo giornale online ha delle rubriche invidiabili ........ come quella a firma del Prof. Ovidio Della Croce che riescono a far risvegliare il nostro " io " , che lentamente si assopisce ........ come i ricordi che offuscati nella mente tornano nitidi. ....... E ringrazio il Professore, che attraverso questa rubrica, risveglia in me tanti momenti passati con Antonio, con la Sua sottile ironia, col Suo essere Uomo buono e semplice, con la Sua disponibilità verso tutti noi che lo abbiamo conosciuto. Ho voluto virgolettare " io " perchè Antonio mette in risalto il cambiamento del nostro "io " attraverso il personaggio di Pereira. Nel corso della nostra esistenza, sostiene Antonio, le nostre convinzioni, il nostro essere cambia, ....... E se noi cambiamo è perchè, arricchiti da nuove esperienze, cambia il nostro essere ...... cambia
l'" io " che vive in tutti noi. Grazie Professore. .......... Ultimo.

1/3/2015 - 15:39

AUTORE:
antonietta

Che bella questa recensione.
Ascolto anche io la trasmissione e preferisco Paolo Terni alla conduttrice. Sabato non l'ho seguita ma, attraverso la tua ricostruzione, è come se non ne avessi perso una parola, un attimo, un sospiro.
Della Croce , la tua passione per Antonio Tabucchi, ti ispira belle pagine, dense rievocazioni . E' proprio vero: abbiamo bisogno di muse, sostengo io.