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Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.

Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"

. . . lo sai che lo diceva anche la mia. Però al .....
Bimbo lasciala sta la geografia, studia l'agiografia. .....
. . . niente, mi sa che bisogna riformare l' ISTAT. .....
. . . ci sono più i premi di una volta.
Quest'anno .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
La Foto storica
Jasha
di Evgenij Chaldej

12/3/2015 - 12:16


Estate del 1941. Unternehmen Barbarossa. Una misteriosa amnesia del tiranno permette l'ingresso, non proprio cordiale, di oltre quattro milioni di milizie tedesche in Unione Sovietica. L'avanzata nazista fu rapidissima e devastante. 650 km di territorio sovietico occupato in soli sei giorni. Blitzkrieg.

La TASS, Agenzia Telegrafica dell'Unione Sovietica, mandò tra le file dell'Armata Rossa, uno dei suoi migliori fotografi, munito di una Leica, una Zorkij e qualche rullino tra le munizioni. Prima tappa a Murmansk, dove una pioggia a testata esplosiva viene continuamente scaricata dai famigerati Stukas, i nembi a motore della Luftwaffe.

La tundra appare come una spettrale distesa di tizzoni ardenti, crateri artificiali, ferite sanguinanti su cui viene implacabilmente sparso il sale. Gli animali, fanno quello che possono. Selvaggi, sono abituati alla loro condizione assolutamente libera. Non conoscono tutti quei boati, quegli strani rombi. Perché la terra esplode come tanti piccoli vulcani? Cresce la paura di calpestarla quella terra, così tranquilla e incontaminata fino a qualche giorno prima. Cosa sta succedendo?

Intanto, soldati di una batteria contraerea sovietica, nascosti tra qualche sterpaglia o quel che resta della tundra, carpiscono quella strana confusione che recide la libertà di una renna impaurita. Un animale violentemente sfrattato dalla sua condizione di vita. Non potendo sgridare quegli uccellacci di ferro non resta che avvicinarsi agli uomini in terra. Un ultimo sguardo involontario alla mia casa. L'ho fatto perché un rumore violento ha richiamato la mia attenzione. Le zampe tese che si fissano come picchetti nel terreno. Un crampo ferino mi attanaglia il collo nodoso. Un tronco sfilacciato, mozzato. Un pugno di terra volante che non tornerà più come prima. E quegli uccellacci che volano ancora. Forse scende una lacrima. Un breve mugolio. Chaldej scatta.

Mi hanno chiamata Jasha. Mi accarezzano e mi danno da mangiare. Ma come fanno se non ne hanno neanche per loro. E quei rumori che continuano ad assillarmi. A volte sono così forti che fanno vibrare le corna che ho sulla testa.

Mi hanno anche costruito una piccola stalla di legno per ripararmi dal buio che ci circonda. Mi vogliono bene e io ne voglio a loro. Che strana umanità.

I soldati sovietici familiarizzarono con quella renna impaurita cercando di donarle un riparo e qualcosa da mangiare fino al termine dei bombardamenti che continuarono per settimane. Per Chaldej la foto fu una strana combinazione di eventi. Mai si sarebbe aspettato che un animale si fosse avvicinato in quella condizione pazzesca. Il loro istinto li porterebbe a dileguarsi, a nascondersi o rifugiarsi con rapidità. Invece...

L'epilogo è un morso al cuore. I soldati, dopo aver attentamente valutato la possibilità di uscire allo scoperto, caricarono la renna su un camion e la trasportarono nella tundra. Jasha scese dal rimorchio con una punta di inquietudine. "Davai Jasha, davai!" I soldati attesero invano che l'animale si disperdesse tra salici e betulle, con il brio di chi ritorna tra le amate pareti domestiche. Jasha era immobile. Uno sguardo triste trafiggeva gli occhi di quei soldati increduli. Davai Jasha. Ci sono i tuoi simili, c'è il tuo ambiente. Vai piccola! Nulla. Ferma lì a fissarli.

Non lasciatemi sola.

Il camion ripartì velocemente per allontanare più in fretta il dolore. Tentativo inane. Jasha li rincorse fino a quando la stanchezza non la colse. Immagino quella bellissima renna che soffre per l'abbandono calpestando con incertezza quel suolo che non vuole più attraversare. Immagino quei soldati assaliti da una tristezza umana e crudele, disturbata dal pizzicore della nafta agricola e dall'aria pesante della guerra. Voleva venire con noi. Cucciola! Ma come possiamo?

Immagino una lacrima che solca un viso ed una che solca un muso. Lacrime diametralmente opposte. Che si allontanano fino a scomparire.

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