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Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.

Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.

Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini. 

Ciao Bruno salutaci Renzi.
Non credo che tutte le volte sia come tu dici.
Nelle .....
Bisogna essere chiari e dire democraticamente per chi .....
Stavolta a causa di un' auto parcheggiata fuori dal .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Umberto Mosso
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di Roberto Sbragia – consigliere provinciale Forza Italia Pisa
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COMUNICATO UNITI PER CALCI
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di Umberto Mosso
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di Gabriele Paglialonga
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Sulla croce o in croce
Le Madamadorè

5/4/2015 - 12:05

Sulla croce o in croce?
A volte si usa come modo di dire per significare un tormento vissuto o provocato.
Sembra molto appropriato per raccontare quello che è successo in una scuola del pisano.
Una dirigente scolastica vieta la benedizione pasquale da parte del parroco. Lui, è una persona che ha saputo nel tempo fare da filo rosso, che unisce ed accomuna, persone e culture diverse. Lui si è sempre battuto per l'integrazione,  al di là del suo ruolo e funzione. Lui è certamente una persona al di sopra di ogni sospetto di “induzione” ideologica. Ricordarsi del suo Presepe è il minimo.
Si scatena una bufera, in paese e sul web, subito si formano gli schieramenti, guelfi e ghibellini, e non c’entra don Camillo e Beppone, si va ben oltre.
La discussione accesa tira in ballo argomenti importanti come laicità e religione, multiculturalismo e integrazione, simboli e  valori fondativi della nostra cultura.
Si tira in ballo la presenza di bambini stranieri, si attribuisce alla loro presenza nelle nostre scuole la discussione sul crocifisso nelle aule o il vietare la benedizione dei parroci.
Viene da chiedersi com’è che abbiamo dovuto aspettare lo straniero per dire che l'Italia e la sua scuola sono laiche, che fino ad oggi il Cristo o la benedizione nelle aule avrebbe potuto essere di troppo per chi, pur non essendo extracomunitario, magari è semplicemente ateo e italiano di nascita.
Viene da chiedersi com’è che questo clamore, questa levata di scudi non avvenga per altri mali che affliggono la scuola, dai gravi disagi che chi ci lavora e chi ci studia, vive. Fabbricati vecchi e fatiscenti, risorse ridotte a zero, sia materiali che umane,  precarietà,  insegnanti demotivati, alunni  sotto pressione con il fantasma del dover essere il migliore, sempre al top, in un'assurda competizione che fa crescere solo l'individualismo, letale per la società.
Come viene da chiedersi com’è che troppo spesso in discussioni di questo argomento si ribadisca il ruolo fondamentale e fondante delle tradizioni, che c’è ovviamente, ma che non può essere confuso con la religione e i suoi riti e simboli, non ne sminuisce il valore e l’importanza? Non se ne riducono le ragioni della scelta  e della sua consapevolezza?
Si accoglie la benedizione della propria casa solo e soltanto come una tradizione, perché si è sempre fatto così?
Come non pensare a  questa pasqua insanguinata? E come spesso nei secoli gli uomini si armano in nome delle religioni. Gli uomini appunto, le religioni usate come arma.
La scuola e ogni luogo di formazione che compito deve assumere?
Sulla croce o in croce?
C’è ogni giorno la scuola che deve fare i conti con quello che dovrebbe avere e che non ha, con quello che dovrebbe fare e che non fa,  con quello che dovrebbe rappresentare e non rappresenta, con quello che promette e non mantiene.
Ci siamo tutti noi, ogni giorno, con i nostri comportamenti e atteggiamenti, con le nostre parole e la nostra coerenza, con i nostri tentativi più o meno riusciti, come gocce in un mare dovremmo ricordarci e lavorare per essere mare e non gocce soltanto.
Ognuno ha la sua croce, si dice, ma la scuola dovrebbe fornire gli strumenti, dovrebbe attrezzare e formare le persone per aiutarle e sostenerle nel far sì che queste croci diventino meno pesanti. Tutte le persone, nessuna esclusa, nessuna di meno o di più. Dovrebbe …
La croce che ci dobbiamo prendere , forse più di ieri, sulle spalle aldilà del nostro posizionamento laico o religioso, è quella di incarnare valori fondativi come il rispetto per gli altri, la tolleranza e l’accoglienza, di praticare l’ascolto, il dialogo e il confronto, di contribuire per quel che possiamo a dare senso e sostanza a quel grido che ancora echeggia inascoltato, libertà, uguaglianza, fratellanza.
 
Buona Pasqua o Buon Pesach che è festa di passaggio, di viaggiatori e camminanti, non di chi vuol rimanere fermo ergendo muri che poi incitano alla loro rottura.

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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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7/4/2015 - 17:12

AUTORE:
Madamadorè

...ci sembrava di averlo fatto...ma sembra di no...
secondo me la scuola pubblica è laica, nè crocifisso, nè benedizione. e non perchè si manca di rispetto a qualcuno, ma per garantire la costruzione di un pensiero più libero possibile, per garantire ad ognuno il proprio percorso e perchè la missione della scuola è quella dell'educare, insegnare e istruire, del formare una persona.
lavoro in una scuola dell'infanzia comunale non c'è crocifisso alle pareti, non ho mai visto il prete del quartiere suonare per venire a benedire, non è prevista l'ora di religione per statuto delle scuole comunali.In tutti questi anni di lavoro non ho mai dovuto rispondere a richieste, poste dalle famiglie, sul tema religione eppure le famiglie utenti sono tante e orientate diversamente, c'è chi ogni anno va a Medjugorje,chi è attivo in parrocchia, chi è musulmano, chi è come gli pare e non lo manifesta. quest'anno su 25 posti liberi per le iscrizioni dei bambini di 3 anni, ci sono state 77 richieste. le assicuro che sono tante e questo, tra le tante, forse vuol dire che alla scuola si chiede qualcosa di diverso dall'accogliere una benedizione.

5/4/2015 - 20:34

AUTORE:
Tale

Si, ma fateci capire care Madamedorè, aldilà di tante parole, siete favorevoli o contrarie alla benedizione di Pasqua nelle scuole?

5/4/2015 - 17:59

AUTORE:
P.G_

Io non sono credente (mi direi indifferente) ma mi capita spesso di partecipare a messe per funerali o circostanze particolari. Non partecipo (anche se mi sembra di ricordare molte delle risposte dei fedeli) e me ne sto in silenzio nel rispetto degli altri. Non mi da fastidio, tranne quando la messa è interminabile, e mi fa piacere anche vedere come molte persone partecipino con entusiasmo ai riti. Se qualche volta arrivo fino ad una piccola e modesta invidia ma mi passa subito, non sono fatto per il divino. Credo che la mia posizione si possa definire di rispetto e tolleranza. Difficile per un ragazzo od un bambino arrivare a tanto, ma trovo incomprensibile un po’ raccapricciante notare la mancanza di tolleranza in un adulto. Si rischia di entrare nel campo della intransigenza, dello schieramento duro, dell’integralismo di cui purtroppo abbiamo esempi quotidiani. Tolleranza e un po’ di buon senso, a volte ne basta veramente poco, può evitare discussioni inutili e fuorvianti, come se la scuola, quella che deve formare persone e professioni, non avesse già i suoi tanti problemi.