Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
C’è un’idea strana che aleggia su Migliarino, una sorta di profezia, a Migliarino non c’è niente e non succede niente, e se qualcosa si muove è ad arte sempre dei soliti, che si comportano da “soliti” e la fanno da padroni.
Proviamo a fare un inventario.
C’è un circolo Arci molto attivo su molti fronti, dal tempo libero al sociale. Qualche esempio? Insieme alla Pubblica Assistenza e alle dame di san Vincenzo si occupa del cibo recuperato dalle mense scolastiche del comune, lo sporziona e lo distribuisce alle famiglie, fa la raccolta del banco alimentare, ogni giovedì c’è il progetto età d’oro con tombola, gite, mostre, film…per gli anziani
C’è la società cooperativa Teatro del Popolo con i suoi locali e con le tante attività, alcune ospitate altre gestite, come la Ludoteca e il nido, con tante possibilità ancora nel cassetto
C’è la polisportiva Migliarino calcio importante società a livello provinciale e regionale.
C’è il Migliarino Volley fondata nel 1984, un’associazione sportiva che ha espanso la propria attività in modo eccellente, infatti l’attività agonistica la vede in B2 nazionale. Ma mi piace ricordare l’attività che svolge con oltre 70 bimbi e bimbe. Un’eccellenza, espressione del territorio che da questo dovrebbe ricevere più attenzione.
Ci sono Le Dame di San Vincenzo, del Volontariato Vincenziano- AIC Italia, che opera nel territorio dal 1953 a favore dei poveri e ammalati con visite domiciliari, distribuzioni generi alimentari e vestiario, accompagnamento disabili, servizi in parrocchia.
C’è la Pubblica Assistenza, la sezione di Migliarino, costituita nel primo dopoguerra, è presente sul territorio sin dal lontano 1947. Ha rappresentato e rappresenta tuttora, un punto di riferimento importante per tutti coloro che hanno inteso promuovere e sviluppare la “cultura del volontariato e della solidarietà”. Svolge anche servizi di protezione civile e di antincendio
C’è l’ASBUC con i suoi terreni, con i suoi progetti come quello della Pasta civica e quello del polo sociosanitario. A proposito, venerdì sera c’era una riunione sul bilancio nella nuova costruzione, e di gente se ne è vista pochina, neanche un po’ di curiosità di entrare dentro il nuovo edificio è riuscita a smuovere le persone o sarà stata scarsa la pubblicità? Mah, non si sa…si sa solo che i cittadini presenti erano pochi.
C’è il Maggio Migliarinese che tra poco riparte con un calendario ricco di iniziative. Un gruppo di persone che da poco più di 10 anni cerca di rammendare un senso di comunità, di appartenenza al territorio passando dalla musica, al cabaret, alle biciclettate nel parco, al picnic sulla via dei Pini, uno dei momenti più belli per vivere una comunità, per sentirne il profumo.
Spero di non aver dimenticato nulla.
8 realtà associative, non sono poca cosa, anzi sono un patrimonio di pensiero, attenzione, sensibilità, presenza, resistenza, disponibilità, vicinanza e possibilità. Tutto questo vuol dire avere persone che fanno cose, che si mettono a disposizione degli altri.
Qui però si comincia a intravedere l’altra faccia della medaglia, come mai un patrimonio così prezioso è poco visibile, viene poco apprezzato, riconosciuto, partecipato e corrisposto dalla cittadinanza, come mai questo patrimonio non riesce a produrre un circolo virtuoso che moltiplica risorse e possibilità?
Qui ci casca l’asino.
Andando in giro e chiacchierando si sente dire che ci sono sempre le stesse persone a presidiare gran parte dei posti sopra elencati…ARCI, ASBUC, Teatro del Popolo…si sente dire che questi posti son diventati come di “proprietà”, che non si può muovere foglia senza che questi lo vogliano, perciò si snobba, si disertano le riunioni o le assemblee, non si risponde ai richiami, e soprattutto si critica.
E qui casca un’altra volta l’asino.
La verità non è sempre una sola, bisognerebbe praticare l’arte di mettersi dall’altra parte e vedere un po’ come stanno le cose.
Criticare è uno sport fantastico e diffusissimo, si fa con disinvoltura e facilità, con poco dispendio di energie e con nessuna assunzione di responsabilità.
Tutto buono e tutto bello quello che viene fatto? Ci vogliamo dividere in buoni e cattivi?
Assolutamente no.
Le persone, alcune delle persone impegnate nelle varie associazioni risultano essere sempre le stesse, risultando come il “prezzemolo”, son di qua e di là facendo e occupandosi.
Mi vengono due domande.
Perché lo fanno?
E se smettessero di farlo?
Dietro ad ogni associazione, ad ogni attività svolta c’è lavoro da sbrigare, tempo da dedicare, rogne anche burocratiche da risolvere, un patrimonio reale e simbolico da mantenere per il futuro.
C’è spesso stanchezza e frustrazione, solitudine del fare e del decidere, scarso ritorno di partecipazione e coinvolgimento proprio dei migliarinesi di Migliarino. Ci sono anche errori, rigidità e muri che però sono spesso figli della mancanza di partecipazione, di discussione nella diversità di visioni, di condivisione del lavoro, delle responsabilità e dell’impegno ad esserci e a starci con le mani, la testa e il cuore.
C’è lo sforzo di tenere tra parentesi l’IO, oggi sempre più grande e dominante, per costruire un NOI, per lavorare per un obiettivo comune. Chi prende parte a queste associazioni col solo pensiero di guadagnare qualcosa per sé e solo per sé, va poco lontano, dura poco.
Dimenticavo, c’è anche divertimento e risate, amicizie che nascono, litigate che finiscono con nuove prospettive da disegnare.
Se son sempre gli stessi a pensare e a costruire, finiranno per prosciugare il loro entusiasmo ad esplorare e a scoprire nuove opportunità, nuove strade da percorrere.
C’è in ballo un futuro da costruire per questo territorio che può aprire scenari interessanti e importanti per noi, ma soprattutto per i giovani. Nuove prospettive concrete e realizzabili potrebbero scaturire dalla gestione del Polo sociosanitario di prossima apertura, se a qualcuno interessa pensarci e dargli gambe.
Così come aspettano nuovi pensieri anche ARCI e Teatro del Popolo che da poche settimane si è trasformato in cooperativa sociale.
Che vuol dire? Può voler dire tanto o poco, dipende da noi, dalla nostra creatività.
Ma nostra di chi? Dei soliti noti? Faccio notare che hanno un’età…servono giovani che vogliano provare a dare un senso a qualcosa che potrebbe trasformarsi anche in lavoro. Vi ricordate il sindaco di Melpignano che fu ospite del Maggio Migliarinese lo scorso anno? Se dite di no, si torna a capo alla canzone …insomma lui parlò di cooperativa di comunità che nel suo comune gestisce una serie di attività e di servizi sul territorio.
La Madamadorè di stamani è una Madamadorè, forse irriverente, ma sicuramente accorata che rivolge un appello a tutti i migliarinesi e alle migliarinesi di non aspettare di essere invitati o chiamati, ma di provare ad entrare. Tutto quello che ho descritto è NOSTRO, è il vero bene comune che dobbiamo coltivare, rappresenta il con-vivere e dà gambe al senso civico e di cittadinanza che è proprio di una comunità.
A questo via … scatenate l’inferno!!!