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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Pisa, 17 marzo
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Comune di Vecchiano
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Vallo a far capire al cavolo riscaldato e garzone ritornato .....
. . . lo diceva anche il grande Totò che è la somma .....
. . . . e Calenda Carlo ha rimasto solo. . .
. . .....
. . . in tv c'era uno che diceva che tanti elettori .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Segni e Sogni
di Daniela Sandoni
GAVIA, Mostra di Pittura a Pontasserchio

6/5/2015 - 22:41

Gavia ha iniziato a dipingere da bambina e della bambina ha conservato tutto l’entusiasmo di fronte al colore, alla tavolozza, alla tela bianca.

Dai primi anni '90 Gavia ha esposto in numerosissime collettive e personali in Italia e all'estero, spesso sotto l'alto patrocinio di enti culturali ed istituzioni pubbliche, ottenendo importanti premi e riconoscimenti ed avviando significative collaborazioni –da ricordare per ricchezza e  longevità di scambi   quelle con il Festival Pucciniano e la ​Fondazione Cerratelli.
Le sue opere sono oggi raccolte presso prestigiose collezioni pubbliche e private.​
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La pittura di Gavia ha per soggetti incanti, estasi, attese; dissolvenze e messe a fuoco. I suoi acquarelli, rarefatti come visioni,  sono sospiri d’acqua bagnati di colore, sospiri disciolti in un languore di culla. Negli oli invece predomina un colore puro, saturo,  immaginifico, e la curva stretta e densa della pennellata scolpisce figure che rimangono sospese, come forze sopite, astrazioni in procinto di rivelarsi.
Una pittura senza disegno e senza studio, il cui linguaggio è quello di una bellezza assoluta colta istintivamente. Una bellezza mutevole - quando trasparente e onirica, quando vivida, vibrante -  ma il cui fil rouge è sempre un'aria di malinconia che, posandosi come pulviscolo sull’opera, le conferisce un seducente senso di abbandono.

Un poetico tono distratto, vago, che la rende alata.
Di fronte alla poesia, come a tutta la bellezza, capita che la ragione per qualche istante si offuschi,
e capita di sentire prima di capire: vedere prima di interpretare.
Le opere del ciclo Ut pictura Poësis sono tutte frutto di quei momenti privilegiati, in cui la bellezza della parola poetica accende l'estro artistico, il verso incontra il pennello e insieme danno alla luce una forma di incanto.

Con il suo sguardo sensibile e pulito, come in un haiku Gavia coglie lo straordinario in ciò che è ordinario, toglie il velo alle cose, rivelandone il nudo cuore. Lontana dagli schemi accademici affianca  Leopardi a De Andrè, Saffo di Lesbo a Trilussa, trasforma versi in suggestioni d'acqua e carta, di colore ad olio o di seta dipinta,  rivendicando un'autonomia di giudizio i cui esiti sono quantomai felici.


L’ACQUERELLO

Molti degli esempi tracciati da Steiner, per ragioni di praticità e rapidità, furono eseguiti con pastelli. Egli tuttavia ha sempre sostenuto che il mezzo ideale per questo genere di pittura è l’acquerello. Esso, per la sua luminosità e leggerezza, nonostante le numerose sovrapposizioni e velature realizzate con questa diversa tecnica, consente di “liberare il colore dalla pesantezza”.
Sulla maniera di trattare i colori, condurre i loro movimenti, creare le forme e quindi le figure, R. Steiner così si espresse: “La natura ci incita ovunque a trasformare, metamorfosare le sue forme in altre. Chi semplicemente osserva la natura e la copia cade nel naturalismo. Colui che vive la natura e non si limita a osservare solo le linee, i colori delle piante, ma le vive interiormente, estrarrà da ogni pianta, da ogni animale, da ogni roccia, un’altra forma da imprimere nella materia. Noi uomini moderni dobbiamo creare opere d’arte in cui la forma esprima di più di quella naturalistica … Dobbiamo giungere a vedere ciò che di artistico c’è nella natura, ciò che nella natura fa vivere la forma, così da ottenere una vita della forma superiore a quella esistente nella stessa natura”


Le arti antroposofiche
L'Arte antroposofica vuole trovare la via verso lo spirituale, l'artista può, attraverso il suo operare, portare nella realta' quotidiana la luce dell'ideale; l'opera finale e' il risultato di un processo, del "come" quel fine viene a realizzarsi, del movimento che si vive nel creare ma anche nel percepire l'opera d'arte. In altre parole se il processo verra' sentito in modo vivente, anche l'opera d'arte riuscira' a suscitare una risonanza, un intimo colloquio con chi la percepisce, portando a manifestarsi la sfera ideale. Rudolf Steiner, all'inizio del ventesimo secolo, oltre ad aver dato un impulso di rinnovamento al mondo artistico, lo ha arricchito di due nuove espressioni: l'Arte della Parola e l' Euritmia, che adottano come strumento di espressione l'uomo stesso.

L'euritmista riconquista la consapevolezza della ricchezza del linguaggio umano, e la porta ad espressione nel movimento del corpo nello spazio; l'artista della parola segue le stesse leggi su cui poggia l'euritmia: nelle parole troviamo l'immagine di cio' che si vuole esprimere e chi recita dovra' acquisire la capacita' di farle vivere e risuonare. Molti artisti collaborano con i medici come terapeuti, o lavorano nelle scuole Waldorf e nelle cliniche di pedagogia curativa.

 

Barbara Monari Arte Terapia

Arriva un momento nella vita in cui ci si chiede: - cosa è accaduto al saggio, buono, entusiasta ‘Io superiore’ che è in noi? Il poeta Novalis dice: “L’artista sta nell’essere umano come una statua sul suo piedistallo” ed egli descrive come la missione della vera arte sia di aiutare l’essere umano ad andare oltre sé stesso.

La terapia artistica ha il compito di unire il piedistallo con la statua e di aiutare la progressiva scoperta di una nuova realtà spirituale partendo dal fisico sensibile. L’essere umano è arrivato ad un punto morto sia nei confronti della propria vita di sentimento che di quella degli altri e anche nei confronti del sistema sociale in seno al quale vive.

Non ci rendiamo conto di essere malati fino a che la situazione non diventa acuta, ma a quel punto la malattia ha già avuto un lungo periodo di incubazione. La creatività può sciogliere l’essere umano dalla crisi e dargli la possibilità di aprirsi verso se stesso e verso gli altri. La terapia artistica che si fonda sull’antroposofia è applicata già da parecchi anni in collaborazione con i medici, a sostegno di quasi tutti i tipi di malattia.

Essa non usa gli elementi artistici per scopi psicologici o per fare delle diagnosi, ma riconduce l’essere umano alle leggi primordiali della creazione, in modo che, attraverso questo processo egli le riviva in sè. In questa terapia si impara ad osservare, ad ascoltare, a muoversi, a sentire e a pensare in modo più cosciente di prima, arrivando ad un risanamento interiore e nel rapporto con il mondo. Ciò che più importa è che si partecipi ad un certo processo.

L’essere umano sperimenta la terapia artistica come una specie di “palestra” nel corso della quale impara a conoscere i propri difetti, a correggerli, a superarli e a divenire “nuovo”.

 

Tratto da “L’essenza dei colori”, R. Steiner, Ed. Antroposofica

“La terapia artistica”, E. Mess, Ed. Arcobaleno
Kobayashi Issa ed i suoi haiku



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