Rischio idrogeologico nel bacino del Serchio: una priorità per il governo della Regione
Rischio idrogeologico nel bacino del Serchio: una priorità per il governo della Regione
In anni recenti, e più frequentemente dopo le tragedie che hanno colpito il territorio italiano, si sente spesso parlare di rischio idrogeologico.
Una minaccia alla quale il nostro territorio non è immune e che non è solo legato al fiume Arno. Il Serchio, che nell'ultimo tratto segna i confini dei comuni di San Giuliano Terme e Vecchiano, prima di sfociare nel Tirreno, negli ultimi 70 anni ha alluvionato i comuni pisani e lucchesi per ben cinque volte. "Una minaccia costante, spesso sottovalutata, che deve diventare una priorità del governo del territorio" ha commentato Francesco Nocchi (PD) candidato al consiglio regionale.
Nocchi ha fatto un sopralluogo lungo il corso del fiume insieme al sindaco di Vecchiano Giancarlo Lunardi, all'asessore di Vecchiano Massimiliano Angori e al segretario UC di Vecchiano Massimo Marianetti. Tra i luoghi visitati il salto del Serchio a RIpafratta, la cateratta sul Rio Bucine a Filettole, i rinforzi arginali di Avane e Nodica.
Un primo passo verso la sicurezza è stato fatto nel 2006, quando l’Autorità di bacino ha approvato una serie di interventi risolutivi per contrastare le piene, come l’irrobustimento degli argini, la soprelevazione delle arginature, il rifacimento dei ponti per eliminare le strozzature e i rigurgiti (compresi quelli di Ripafratta, Pontasserchio e Migliarino, che interessano San Giuliano e Vecchiano). Purtroppo questo piano non è stato mai finanziato.
Nel 2009, dopo la rottura degli argini a Nodica, sono finalmente iniziati una serie di interventi di potenziamento finanziati dalla Regione, a Nodica, Avane e Pappiana. Altri progetti sono stati intrapresi dalla Provincia (per nuove opere di rinforzo arginale nei pressi del ponte di Pontasserchio) e dallo Stato (nel tratto tra Nodica e Migliarino).
"Tutti questi progetti devono però essere completati e nuove opere per il rinforzo del bacino del Serchio devono trovare finanziamenti - ha commentato Nocchi - La cura del territorio è il primo mattone sul quale costruire un futuro più sicuro. Non ci sono più scusanti: dopo anni di consumo di suolo e trascuratezza, la prevenzione del dissesto territoriale non può non essere al primo punto dell'agenda politica".
Per la Provincia di Pisa questo si traduce nella necessità del completamento della messa in efficienza dello Scolmatore, nell'attuazione di misure per prevenire i rischi nel bacino dell’Arno e sull’asta del Serchio, obiettivo raggiungibile se verranno attuati gli interventi previsti e pianificati.
"A questo vorrei aggiungere un altro punto: la salvaguardia del monte Pisano - continua Nocchi - Un territorio che in questi decenni ha si subito gravi danni causati da incendi boschivi, frane e alluvioni, ma che è stato gestito in modo virtuoso, tramite la collaborazione dei comuni del territorio, che ha favorito la salvaguardia dei boschi e delle aree terrazzate ma anche lo sviluppo economico e turistico legato in maniera imprescindibile al monte e alle potenzialità che questo può offrire".
Il modello di eccellenza che si è creato in questi anni sul Lungomonte Pisano, grazie alla fitta rete di amministrazioni e volontariato, deve essere riconosciuto e mantenuto. "Le risorse scarseggiano -spiega Nocchi - e la burocrazia spesso non favorisce chi vorrebbe fare il salto di qualità e passare dall’intervento in emergenza alla prevenzione e salvaguardia".
È indubbio che la cura dell’ambiente influisce a tutti i livelli sul piano economico. "Non si tratta di difendere localismi: parlare di Costa vuol dire soprattutto dare fiducia, e possibilmente risorse, agli amministratori locali superando una visione a volte troppo centralistica. Il mio intento - conclude Nocchi - è quello di portare in Regione le istanze dei territori che rappresento e rendere forti le eccezioni e le particolarità che possono e devono essere salvaguardate al di là delle attuali normative".