Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
Sappiamo che la Divina Commedia è uno dei capisaldi della letteratura mondiale. Eppure alcune importanti cose a riguardo non ci sono state dette nel corso dei nostri studi accademici, di solito tristemente piatti. E non ci è stata nemmeno fatta prefigurare la possibilità di una diversa dimensione interpretativa. Non ci hanno infilato nell'orecchio quella pulce che giorno dopo giorno ti dice insolentemente: dai, su, indaga, cerca, e che diamine, ma non lo vedi quanto altro c'è da scoprire, coltivare, far sapere?
Stefano Benedetti, di razza avanese, figliolo del grande Antonino detto Senzaronco, da una vita esegue minuziose ricerche su Dante, ho scoperto un mesetto fa. Ha preparato qualcosa come 50 ore di discorsi. Venerdì 11/9 alle ore 21,15 a Casa Gentili, in Avane, possiamo assistere al suo debutto, assolo di circa un'ora e venti sul primo verso della Divina Commedia.
Tutto documentato naturalmente, eh! E non è una cosa noiosa, è divertente. Fra panni stesi, filo del bucato, ecc.
Bona,
Giacomo