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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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di Valdo Mori
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per Fiab Pisa
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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I due pescatori

6/10/2015 - 22:30


I due pescatori
ovvero
Parcondìcio!

 
Stava Cheo coll’arnesi pe’ ppescà’,
smagliava ‘r giacchio e anco l’arelline
perché era la notte bona per indà’
a tende’ ar buio nasse e lle fascine.
 
Traffiava giù ‘vell’artro pescatore,
tutto pronto aveva l’armamento
e cor chiaro, la luce e cor calore
tendeva le su’ reti ’nder momento.
 
“Tanto bene ‘un è ita stamattina,
nelle rete ciò ppreso sol’un ragno
e io ni do di trinca giù ‘n cantina.”
 
“Io pesco carmo come ‘n uno stagno
e sse prima scappato m’era ‘r beo,
or nella rete io…. ciò ppreso Cheo!”
 
Vita beata e vita ingrata


Cheo, grande pescatore di Avane, piccola frazione del comune di Vecchiano, aveva tutta una serie di arnesi adatti alla pesca dei più diversi pesci che popolavano le acque del Serchio ed anche alle diverse condizioni di clima, tempo e ambiente.
Il rezzaglio, rete da gettare, era buono per le giornate di sole e doveva essere tenuto sempre pulito e libero da nodi e buchi e così pure i bertibelli, reti da posta, adatte alla pesca notturna (smagliava ‘r giacchio e anco l’arelline).
Quella notte era perfetta.
Niente luna, neanche un alito di vento, calma assoluta.
I fascetti di pezzi della potatura della vigna del Lazzerini, che aveva legati stretti stretti e messi a mollo nella pila già da una settimana, erano finalmente impolpati e ora pesavano più dell’acqua, buoni per essere tesi sul fondo del fiume.
Come tutte le reti e gli arnesi da pesca fissa, anche le fascine e le nasse andavano posizionate di notte, affinché nessuno vedesse e riconoscesse il posto, per non avere il dispiacere di arrivare secondo alla ricognizione del giorno seguente.
Mentre Cheo parte per la tesa della pesca di notte, un altro pescatore dorme della grossa giù in cantina, rimandando tutto alla mattina successiva, perché la sua specialità è la pesca di giorno, con la luce e con il sole.
All’alba il primo pescatore si alza, fa colazione con un pezzo di pane e uno di mallegato e va a “riguardare gli arnesi”.
Torna a metà mattinata non tanto contento del risultato perché aveva trovato due o tre bertibelli rotti, altri “visitati” da uno che “se cce lo becco lo tuffo ‘n Serchio, ‘io ‘ntremotato!“, poi con il buio della sera prima non era riuscito a ricordarsi il posto dove aveva calato le nasse, e con un solo pesce, buono, ricercato, ma solo: una spigola, o “ragno”, come viene anche chiamato da noi.
Cheo si lamenta della pesca andata male, del tempo, del governo, delle tasse e si ricorda di non aver bevuto nulla dopo colazione. Il pezzo del pane, posato, ora gli sta sullo stomaco e allora decide di fare una capatina, giù in cantina, per farsi un gotto, o anche due (io ni do di trinca).
L’altro pescatore si era nel frattempo alzato, aveva teso la sua rete ai lati della porta del magazzino, aveva posizionato ben bene i fili di allarme se una preda fosse cascata in trappola e aspettava nel suo caldo casottino, calmo e tranquillo come chi pesca in uno stagno.
La rete scuote, il pescatore accorre di volata, è un bel verme grosso (‘r beo), maremma maiala è scappato!
La rete scuote di nuovo, ora lo chiappo, questo è bello davvero, boia come tira, vai ora spacca tutto, lo sapevo..!!
Cheo smoccola come un barrocciaio e, smanaccando, si pulisce la faccia dalla ragnatela nella quale è incappato appena aperta la porta della cantina.
“Accidenti a tutte ‘velle beschiacce che c’enno ‘ndelle ‘ase! Potessino schiantà’ e voré sapé’ a ccosa servino poi!“
“Bene, bravo! Bravo il mio collega! A te, Cheo, di aver preso un ragno ti sta bene, ma non ti va che io, ragno, abbia preso Cheo!
Bravo, bella democrazia e poi parlano di pari opportunità!”

 

(segue)

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