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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Pisa, 17 marzo
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Comune di Vecchiano
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Vallo a far capire al cavolo riscaldato e garzone ritornato .....
. . . lo diceva anche il grande Totò che è la somma .....
. . . . e Calenda Carlo ha rimasto solo. . .
. . .....
. . . in tv c'era uno che diceva che tanti elettori .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
INIZIATIVA EDITORIALE
"Uno strano imbroglio" 15

11/10/2015 - 19:47


Riassunto delle puntate precedenti

 

Due pescatori abusivi trovano in Bocca il cadavere di un nero. Sembra solo un affogato ma a fare le indagini del caso viene richiamato il maresciallo Silvestri, in congedo temporaneo. La morte di un altro nero, investito da un mezzo pesante sulla strada del mare appare come una strana coindìcidenza. Silvano brancola nel buio fino a che compare un biglietto anonimo con uno strano disegno che indica qualcosda oltre la curva della strada del mare. Si tratta ora di avere il permesso per andare a controllare di persona. Un primo contatto con il fattore del conte rivela che la zona è di proprietà della contessa che vive a Londra. E' necessario quindi il permesso di un altro fattore, che Silvano tenta di rintracciare. Il fattore, una volta rintracciato, sembra disponibile a rilasciare il permesso ma ben presto scompare e a Silvano non resta che andare a parlare col Direttore della Villa per poter finalmente andare a vedere cosa si cela dietro alla strano disegno oltre la curva della via del Mare. Il direttore non può fare nulla e Silvano, alla fine decide di violare egli stesso la proprietà per andare a vedere cosa si cela dietro lo strano disegno. Scavalcato con difficoltà il cancello un colpo di fucile lo colpisce di striscio e lo getta a terra. Ferito e impaurito si reca all’ambulatorio del suo amico Paolo per farsi medicare.  Tornato in caserma riferisce al Maggioni quello che gli è successo e decidono che non è più il caso di aspettare e di forzare la mano convocando la Contessa. Viene incaricato il direttore che alla fine concede il permesso per fare un sopralluogo nella zona.


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Decisero di andare prima sul luogo senza grossi spiegamenti di forze, tanto per dare una prima occhiata e valutare il da farsi. La squadra era composta dal maresciallo comandante Maggioni, Silvano, il Luvisotti e due guardie comunali di cui una li accompagnò nel bosco mentre l'altra rimase sulla strada a controllare il traffico. A loro si unì una guardia della tenuta che venne ad aprire il cancello.

Silvano era armato. Sapeva benissimo che era una preoccupazione inutile ma era stato un impulso cui non aveva potuto resistere. Anzi la ferita, che era perfettamente guarita senza problemi, sembrava che quel giorno gli facesse nuovamente male. Si sentiva particolarmente teso e si accorse anche di avere il fiatone,  il battito cardiaco era accelerato, e non per il minimo sforzo del cammino per inoltrarsi nel bosco.

La vegetazione fra cui passavano non era molto fitta. Il grande ombrello dei pini centenari copriva il cielo azzurro di una bella mattinata di novembre e c’era abbastanza luce anche se era mattina presto. Pur essendo novembre inoltrato, infatti, la stagione regalava ancora giornate tiepide e soleggiate mentre la notte cominciava già a reclamare il suo pegno di cambio di stagione.

Era giorno, erano in quattro, erano accompagnati da una guardia della tenuta ma nonostante tutto Silvano si trovò ad avanzare con circospezione e più di una volta sussultò a qualche rumore più forte, per un ramo che si spezzava sotto i piedi o per un grido di animale spaventato che si dava alla fuga. Cinghiali e daini erano presenti in gran numero nella tenuta ma anche tanti altri animali di taglia inferiore vivevano in quella parte selvaggia e protetta del bosco. La ferita stranamente gli doleva. Si toccò il braccio oramai guarito e poi la mano scivolò lentamente sul rigonfiamento della pistola che teneva nascosta sotto la giacca. Si sentì meglio.

A un certo punto il Maggioni decise che era meglio non andare in gruppo ma dividersi in senso orizzontale per poter controllare una superficie maggiore di bosco. Avanzare fu più difficile perché ora non erano più sulla stradina parzialmente battuta ma dovevano farsi strada fra i cespugli e, cosa che complicava ulteriormente l’avanzata, non avevano né vestiti né arnesi adatti. Con qualche difficoltà percorsero ancora qualche centinaio di metri ma poi non trovando niente pensarono quasi di rinunciare.

In difficoltà era soprattutto il Luvisotti per la stazza notevole e per la poca propensione a tutto quello che comportava uno sforzo fisico. Più volte si trovò a pregare il Maggioni di rinunciare ad andare avanti, con preghiere sbuffi e imprecazioni varie e colorite. Anche Silvano avanzava con difficoltà nella fitta vegetazione che si apriva con difficoltà al passaggio e che ti sferzava, graffiava, bloccava ad ogni passo.

Proseguirono ancora un po’ in quella direzione  ma poi anche il Maggioni cominciò a pensare che forse era il caso di rinunciare e tornare un altro giorno con maggiori forze e attrezzature più adatte.

Ma proprio nel momento in cui  il maresciallo stava per rinunciare e comandare il rientro ecco che…...... improvvisamente............ il bosco si aprì e come per incanto…… i pini si allargarono….. la vegetazione bassa si dissolse e comparve alla fine il motivo di tutto...........comparve una strada.

Una strada, asfaltata, perfetta, liscia, nera, lucida e odorosa di catrame come lo sono le strade nuove fatte da poco e non ancora contaminate dalle auto.

"O questa?" disse il Maggioni.

"Cosa cavolo ci fa una strada asfaltata qui in mezzo al bosco? Lei ne sa niente?" disse il maresciallo rivolgendosi alla guardia della tenuta la quale scosse la testa negando con una smorfia del viso. Fu quello il suo unico contributo per tutta la mattina.

Il Maggioni tuttavia non si lasciò scoraggiare.

"Va bene…..vedremo comunque cosa mi saprà dire su questa faccenda quando la convocherò in caserma......insieme al suo direttore e alla signora Contessa….e anche al fattore sparito nel nulla - continuò il Maggioni -una cosa che avverrà molto presto"

La strada era perfettamente diritta e sembrava lunga, s’inoltrava nel bosco per diverse centinaia di metri e  non se ne intravedeva la fine. Forse anche qualche chilometro, e non era certo possibile esplorarla a piedi. Tornarono quindi indietro pensando a un modo di andare in auto. L'auto delle guardie comunali era appunto un piccolo fuoristrada e pensarono di andare con quello.

Salirono in cinque, i due vigili, Silvano, il Maggioni e il Luvisotti (davanti) lasciando a piedi solo la guardia della tenuta (che forse non aveva bisogno del sopralluogo per sapere) e passando da una stradina laterale indicata, a sua benevolenza proprio dalla guardia, raggiunsero non senza qualche difficoltà l'inizio della strada. La quale andava proprio nella stessa direzione della strada del mare: il biglietto, pensò Silvano, era perfetto!

Era una strada bellissima, liscia e piacevole da percorrere contornata com'era da alti pini frondosi e bassa vegetazione ai lati. Si viaggiava immersi nella natura. Una natura comunque violata perché per realizzarla erano stati abbattuti decine di alberi centenari con grave danno per il bosco. Una delle zone più belle e delicate del Parco, il suo cuore verde ferito con questo abuso di catrame, con questa opera intrusiva, fastidiosa,  non in sintonia con la bellezza della natura che era tutto intorno a noi.

Una strada faceva comunque pensare a un progetto. Ed un progetto con molta probabilità  illecito visto il segreto della sua realizzazione nell'evidente impossibilità di avere un'autorizzazione. Niente e nessuno, infatti, avrebbe potuto giustificare di fronte a tutte le Autorità di tutela del Parco l'abbattimento di così tanti alberi secolari, tanto meno per la realizzazione di una strada.

Dopo alcune centinaia di metri sulla destra apparve un grosso varco nella vegetazione che lasciava spazio ad un’ ampia strada sterrata, i cui residui terrosi erano bene evidenti sull'asfalto scuro. Da qui in poi, lateralmente, grosse impronte di pneumatici ne violavano ora la perfetta lucidità.

Erano impronte di grossi mezzi, di camion  molto probabilmente, che dalla macchia attraverso qualche strada interna, s’immettevano su quell’asfalto fino a quel punto immacolato.

L’auto si spinse all’interno ancora per qualche chilometro, tre, quattro e alla fine arrivarono in fondo alla strada e ai loro occhi si aprì quello che apparve subito come un vero e proprio cantiere. La strada finiva, infatti, in una specie di spiazzo, molto ampio, da cui si dipartivano due strade contrapposte, una andava verso il mare e l’altra in senso contrario. In entrambe le direzioni le due strade erano contornate da tutta una serie di ville e villette, alcune singole e altre a schiera, tutte costruzioni ad uno o due piani, alcune ultimate, altre appena iniziate.

La guardia fermò l’auto e tutti scesero guardandosi attorno con grande stupore. A Silvano sembrò di intravedere in lontananza alcune figure, poche, tre o quattro in fondo, che subito si nascosero dentro i fabbricati alla vista dell’auto con in bella vista i contrassegni del Comune.

Risalirono e l’autista condusse l’auto lentamente lungo la strada che andava verso il mare su cui si apriva una serie ininterrotta di costruzioni di tipo abitativo alternate ad altre che sembravano destinate a luoghi di svago, ristoranti, bar, ritrovi vari tipici di ogni centro turistico. L’auto si spinse fino a dove avevano visto nascondersi le persone, di fronte ad una bella casina quasi pronta e a cui mancavano solo gli infissi esterni, dove scesero nuovamente e chiamarono a gran voce, identificandosi.

"Ragazzi, sono il maresciallo Maggioni.........della caserma qui del paese. Vi consiglio di venire subito fuori per non peggiorate la vostra situazione. Voi probabilmente siete semplici operai e non siete responsabili….. vi conviene collaborare e non farmi perdere la pazienza! Vi avverto che se vi devo venire a cercare vi prendo, vi porto in caserma e vi arresto tutti per resistenza a pubblico ufficiale….aggravata. Forza… non fatemi perdere tempo"

Dopo una discreta pausa di riflessione, e qualche altro urlo del Maggioni che si stava spazientendo, alcune testine spuntarono lentamente dall’interno della  villetta. Erano in quattro, di cui tre di colore. Solo uno era bianco, stava davanti e sembrava il capo.

"Buongiorno, sono il maresciallo Maggioni, voi chi siete …..e lei chi sarebbe? E che ci fate qui?"

"'Ngiorno marescià. E stamo a lavorà..... 'un vede marescià"

"Lo vedo, lo vedo…. ma lei chi è…..come si chiama, è lei il capo qui? Chi sono questi altri tre? E' lei il proprietario di …tutto questo, di questo cantiere?"

"No marerscià, io so' muratore. Muratore semplice, mi chiamo Aiello e questi qua so' abusivi, manco so come si chiamano, io li chiamo te....te prendimi 'r secchio......te scavami 'sta fossa. Nun sanno fa gniente, gniente......st'abusivi de' merda"

"Allora chi è il proprietario del cantiere? E quante case ci sono qui? Vedo che qualcuna è già quasi pronta, altre sono appena iniziate. Ci sono altri lavoranti? Elettricisti, idraulici? E quando ci lavorate, di notte anche?"

"No marescia', di notte vengono solo i camionne  pe' trasportà i materiali, rena, mattoni, calce. Io non saccio altro, deve parlà col padrone, in città. Ascione, lui è 'o padrone qui"

"Ascione Antonio, cavaliere del lavoro, costruttore edile con grandi ammanettamenti politici, ex proprietario della squadra di calcio della città, in serie B con tentativo di A, amico del tuo amico sindaco Giovanni" snocciolò il Maggioni che aveva probabilmente visto qualche pratica sul costruttore, ma di cui anche Silvano aveva sentito parlare. Non era un grande tifoso di calcio ma il nome di Ascione circolava spesso nella cronaca locale, legato quando alla squadra di calcio, quando a qualche affare poco chiaro.

"Amico forse si -rispose Silvano- ma niente di più. Conosco Giovanni da tanti anni e posso escludere che lui abbia qualcosa a che fare con l’Ascione e con questo scempio ambientale. Qui c'è la distruzione di qualche ettaro di bosco, una cosa troppo grossa e Giovanni mai avrebbe approvato, o avrebbe partecipato, a una cosa del genere. Conoscendo poi il suo rispetto per l’ambiente penso che nessuno avrebbe mai nemmeno osato proporgli una cosa del genere…..un disastro simile.

Questo – aggiunse Silvano- sembra un piano ben studiato perché ……vede Maggioni dietro le villette, vede quella rete ……è il confine del comune e dalla parte opposta è successa proprio una cosa del genere. Una grande speculazione edilizia, solo che con regolare autorizzazione avvenuta in un passato, negli anni 60, quando lo sviluppo e il benessere della popolazione sembrava legato alla cementificazione. Quando il territorio dove c’era un bosco o semplicemente terreno agricolo sembrava perso, di nessun valore, valore che invece arrivava quando ci costruivi sopra un’abitazione. Un concetto di rispetto arrivato anni dopo, ma  purtroppo per qualcuno pare che il tempo non sia passato”.

“E' il solito modo di agire delle multinazionali e delle grandi imprese comprese quelle edili -continuò Silvano- si costruisce in segreto e poi, a cose fatte, ci si presenta in Comune dal sindaco e si dice: guarda sindaco questo è già tutto bell’e fatto, tu mi dai il permesso, fai la variante, mi autorizzi ed io ti faccio una bella palestra o una piscina a scelta tua, ti pago tutti gli oneri di urbanizzazione, ti aiuto magari nella tua  prossima campagna elettorale……e chissà cosa’altro. Se invece non mi autorizzi pazienza, rimangono le costruzioni che dovrai gestire da te. Le puoi anche demolire….ma a carico tuo…… e poi dovrai spiegare a tanta povera gente in cerca di alloggio perché butti giù tutta quel ben di dio. Se poi mi denunci faccio opposizione fino al Tar e passano almeno una ventina di anni prima che si sappia qualcosa di concreto, e forse sono pochi considerando la velocità della nostra giustizia.

Purtroppo è un  sistema collaudato e se si continua  fare è perché probabilmente continua a dare i suoi frutti, basta guardare alcune periferie urbane……e non solo al Sud”

“E’ vero- disse Franco, una delle due guardie del Comune- Ascione è stato il presidente della squadra per quattro o cinque anni, ha comprato parecchi giocatori anche da squadre di serie A….. magari erano solo in prestito, ed è arrivato fino alla serie B. Poi improvvisamente ha venduto tutti e la squadra ha rischiato il fallimento….non sappiamo cosa sia successo…..qualcuno dice perché erano finiti gli appalti.”

"Ecco allora - disse il Maggioni - come si può spiegare la morte del nero sulla strada investito da un camion. Il camion era diretto al cantiere, entrava in fondo dal cancello poi faceva una stradina interna e arrivava alla strada asfaltata e portava il carico fino in fondo. Non poteva entrare subito in quella asfaltata perché si sarebbe visto dalla strada per cui prima faceva un giro all’interno della macchia. E forse nel discorso entra anche il nero trovato nel fiume che aveva segni di parecchi traumi….contusioni, fratture. Magari una caduta in cantiere ed essendo abusivo.......senza parenti.....abusivo come i compagni che non avevano certo interesse….quale cosa migliore che caricarlo su un mezzo, portarlo di notte sul ponte e buttarlo nel fiume.”

“Assenza di acqua nei polmoni -disse Silvano ricordando l’esito dell’autopsia- quindi morto prima di arrivare in acqua. Tutto tornerebbe maresciallo”

“Silvano intanto sequestriamo tutto poi faremo tutti gli accertamenti e interrogheremo prima di tutto questi qui. Prendete i nomi e indirizzi, per chi ce l’ha. Poi convocheremo Ascione formulando le accuse del caso e forse……il caso potrebbe anche essere risolto." Le accuse contro Ascione furono pesanti, sia per il disastro ambientale sia per la responsabilità oggettiva nella morte dei due operari di colore, che risultarono effettivamente abusivi.  Per la morte del primo fu confermata una caduta sul cantiere e lo scarico nel fiume, per il secondo l’investimento da parte di un camion che portava un carico al cantiere. Difficoltà ci furono per avvertire le loro famiglie perché nessuno di loro aveva documenti d’identità.

Nell’inchiesta della Magistratura furono coinvolti anche gli altri attori che avevano partecipato all’operazione, da alcune guardie al fattore fino alla Contessa, che però si dichiarò estranea alla faccenda. Difficile pensarlo ma le indagini erano in corso e avrebbero chiarito comunque i vari coinvolgimenti.

L’autore del biglietto anonimo non fu mai identificato. Silvano s’immaginò una guardia del Parco più sensibile che avendo visto lo scempio che si stava verificando in quella parte così importante del bosco si era in qualche modo adoperato per ostacolare l’operazione.

Il cantiere fu sequestrato ma non demolito, come  si era pensato all’inizio. Collegato con una strada interna con la vicina Statale sarebbe diventato la Porta del Parco: una serie di strutture didattiche e ricettive che avrebbe compreso un piccolo Museo, un Ufficio Informazioni, un piccolo Residence  e tutto quello che serve per ricevere e istruire il turista-villeggiante sulle bellezze naturali che certo non mancavano. Un accesso al vicino mare attraverso il bosco avrebbe garantito presenza di turisti e posti di lavoro.

La strada invece rimase  a testimonianza didattica di una particolare scelleratezza umana, quella della prepotenza del denaro, dello scempio ambientale e della stupidità incosciente. Non c’era bisogno di demolirla, il bosco, entro pochi anni, avrebbe riacquistato con facilità i propri spazi.Silvano fu premiato con una nuova scrivania e un nuovo computer, fu tolto dalla stanza di fondo e fatto avvicinate al maresciallo Maggioni, segno di un reintegro completo nella famiglia dell’Arma.Ogni tanto il braccio gli doleva ma forse era solo un ricordo, il ricordo della sua prima missione di rientro, un rientro alla grande, proprio come piaceva a lui.

“Vedi Tricia -disse Silvano un giorno di dicembre sulla collina- l’Ascione aveva fatto i suoi piani. L’anno dopo ci sarebbero state le comunali e lui aveva programmato tutto. Comprato già i voti e trovato il nuovo sindaco, un vecchio politico ambizioso e disponibile. Con i voti comprati e una bella propaganda…….fatta con molti soldi…..che si sommava a un diffuso senso di insoddisfazione per la giunta attuale….probabilmente avrebbe vinto le elezioni e la cosa era fatta. Una bella variante urbanistica associata a una buona campagna di convincimento della popolazione……. che in fin dei conti le case c’erano e costava buttarle giù……che in fin dei conti era solo una piccola striscia di bosco……insomma tutto tornava alla perfezione. Pensa al valore di quelle abitazioni all’interno di un bosco centenario…a due passi….letteralmente dal mare…un affare colossale.”

“Ma ora senti - Silvano le si avvicinò e la strinse - lo sai che fra poco è Natale”

Erano nella cucina piena di fumo e di odori mentre fuori la stagione rivendicava con freddo e pioggia il suo spazio e la campagna in basso era grigia e nebbiosa, ma non per questo meno bella.Silvano strinse Tricia ancora di più.

“Valentina torna apposta da Dublino …….ci ho parlato ed è contenta..….Chiara è da molto che me lo dice……insomma……ma perché ……quest’anno non vieni a passare il Natale giù da noi?” 

FINE

 

Nota dell'Autore


Intendo ringraziare prima di tutto quei lettori che hanno avuto la costanza di seguire fino in fondo questo mio raccontino giallino. Sono convinto che qualcuno sarà rimasto deluso perché aspettava, come in tutti i gialli che si rispettino,  la scoperta finale di un assassino,  almeno del primo extracomunitario trovato nel fiume.
So che è una delusione (che giallo è se manca l’assassino?) ma purtroppo, e fortunatamente, nel nostro comune e in quelli limitrofi gli assassini sono abbastanza rari.
Bisogna però ammettere che la conclusione è abbastanza logica, che lo “strano imbroglio” poteva avere una sua evidente possibilità. Specialmente in anni passati, e prima che vincoli assoluti lo abbiano reso di fatto impossibile, un fatto del genere poteva anche avvenire. Gli speculatori non sono mai mancati, la sensibilità ambientale, che solo in questi ultimi anni sembra in crescita, non ha mai avuto valore per chi fa del denaro il motore principale delle proprie azioni.
Un ringraziamento anche alla Voce, specie al suo Presidente Magli, che non solo ha permesso ma addirittura incoraggiato la pubblicazione.
Grazie di nuovo a tutti
L’Autore (P.G_)

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11/10/2015 - 20:38

AUTORE:
Gabriele

me li sono copiati tutti con pazienza e ora ti leggo.