Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
Quando mio figlio era piccolo diceva che voleva essere il mio “aiutista” se mi vedeva aggeggiare intorno a qualcosa.
Ora è suo figlio che mi da una mano se mi trovo in difficoltà (dice lui).
Quest’anno il tradizionale albero natalizio degli auguri lo ha disegnato lui con tredici bozzetti e a me non è rimasto altro che impilarlo come da tradizione.
Ecco la letterina allegata:
Vecchiano, 24 dicembre 2015
Caro Babbo Natale, fai gli Auguri e porta doni al Soldato, al Vigile e al Poliziotto che passeranno le feste a sorvegliarci e proteggerci dai ladri che approfitteranno di questi giorni (a loro niente auguri e doni) e falli controllare anche da un Cavaliere e se non bastasse anche da Zorro e da un Pompiere.
Augura tanta fortuna ai fortunati che si recheranno in mari esotici a fare i Sub, sempre però sotto l’occhio vigile di un Bagnino. Al Cacciatore regala una padella e al Pescatore una sardella, al Calciatore invece una coppa d’oro.
A mio padre invece porta serenità e sicura occupazione perché deve sopportare il mondo e la famiglia sulle spalle come chi è, fortunatamente, un Lavoratore.
Babbo Natale, un consiglio ora: dalla tua casina in Finlandia, a nord, (dov’è non lo so ma so che c’è) vieni diretto a sud, non andare a zighezzaghe in giri nostalgici perché a est ti potrebbero bucare il sacco dei doni e potresti perdere i miei, mi raccomando, o - come dice mio nonno- “marraccomando”.
Diego