none_o


L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . quanto ad essere informato, sicuramente lo sono .....
Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
. . . è che Macron vuole Lagarde a capo della commissione .....
"250 giorni dall’apertura del Giubileo 2025: le .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
none_o
Lotte mezzadrili a Malaventre

19/4/2016 - 8:02

Da " L'uomo e la terra", Lotte contadine nelle campagne pisane, Autori vari, Editori del Grifo

 

Siamo nella sezione del PCI di Migliarino Pisano con Raffaello Canarini, Edilio Franceschi e Gino Moroni, vecchi dirigenti del movimento contadino di questa zona. Ci siamo dati appuntamento per parlare delle lotte contadine condotte nei primi anni successivi alla seconda guerra mondiale. Ad essi chiediamo cosa ricordano e cosa ci possono raccontare.


Raffaello Canarini:
Sarebbero tante le cose da dire, troppi anni sono passati da queste lotte. Però mi ricordo che i contadini della lega di Migliarino erano abbastanza sensibili. Difatti furono fatte delle cose a parere mio molto importanti: la bandiera della pace sul pagliaio, intervennero i proprietari e invitarono i carabinieri..
Su questa questione della lotta per la pace racconta un po’ i fatti, che anno era?
Nel 1950-51, quegli anni lì, mi pare, non più tardi.
Come si  svolsero i fatti?
I fatti si svolsero in questo modo. C’era la lotta del sacco del grano ai giovani, per fare le ferie, un compenso per i giovani mezzadri, e si aggiunse anche la bandiera per la pace. Io facevo parte a quei tempi della fattoria del Gentili chiamata fattoria Malaventre, e lì ci furono alcune scaramucce con i carabinieri, cosa di cui i proprietari non si dovevano interessare. Ora per il sacco del grano si capiva lo dovevano dare loro, ma la bandiera non comportava alcuna spesa a loro carico.
Ma i carabinieri cosa fecero, la levarono?
I carabinieri levarono la bandiera, la sequestrarono, e allora intervennero le donne. Le donne invece di mettere la bandiera sul pagliaio se la mettevano addosso, insomma, pur di non cedere. A un certo punto un brigadiere fanatico venne a Malaventre, salì sul pagliaio per levare la bandiera e  per scendere cadde dal pagliaio.
 
Gino Moroni:
Sulla questione della bandiera della pace fui chiamato tante volte in caserma dei carabinieri. Non fu solo un anno, per due o tre anni si mise questa bandiera. Erano il proprietario e il fattore che non volevano che si mettesse la bandiera della pace. La bandiera era stata confezionata da 40-45 donne con tanti pezzettini di stoffa e su ogni pezzettino di stoffa di vari colori avevano ricamato il proprio nome. I carabinieri, come ha detto Canarini, montarono sul pagliaio che era a metà, presero una scala e dal pagliaio salirono fino in cima allo stollo e levarono la bandiera. La sequestrarono e la portarono in Questura. Poi mi chiamarono assieme ad un altro contadino, che sarebbe stato il Moretti, dopo un anno, e ci riconsegnarono la bandiera.
Oltre alla bandiera della pace, si fece la lotta per la trebbiatura e per dividere le barbabietole.
Chiarisci bene, cosa chiedevi al proprietario?
Gli si chiedeva anche gli interessi che maturavano dalla consegna delle barbabietole a quando si riscuoteva. Le barbabietole venivano consegnate nel mese di agosto o ai primi di settembre poi il proprietario le pagava a fine anno o a gennaio.
Ma c’era anche un problema di riparto del prodotto?
C’era il problema del riparto del prodotto. Si voleva dividere al 58% e loro ci volevano dare il 53%. Poi gli interessi che  maturavano in questi 4-5 mesi, non ce li volevano dare. Allora iniziammo la lotta. Si fece due mucchi di barbabietole sull’aia. Il proprietario si oppose a tale divisione e chiamò i carabinieri. Noi eravamo disposti a caricare la parte del proprietario, la nostra parte si voleva consegnare noi stessi agli zuccherifici.
Ma come andò a finire questa cosa?
Cedette il proprietario, accettò quello che noi si chiedeva. Poi si caricarono tutte le barbabietole e gli interessi che maturarono per 4—5 mesi ce li pagò. Mi pare si divise al 58%, almeno quell‘anno lì. Però questo risultato si ottenne noi qui a Malaventre. Per esempio alla fattoria del Salviati ottennero al secondo anno quello che noi avevamo ottenuto nel primo anno.
 
Edilio Franceschi:
Anche alla Fattoria Salviati, come dicevano il compagno Moroni e il compagno Canarini, ci furono la lotta per le barbabietole e tante altre lotte: dirò quello che mi viene in mente. Dal Salviati, fin dai primi tempi, sarà stato il 46 ‘47, furono organizzate le lotte.  In quella fattoria rimaneva un pochino più difficile però anche fra i contadini della fattoria Salviati si può dire che furono poche le famiglie che rimasero fuori dalla lega. Era una grossa Fattoria composta da circa 73 famiglie mezzadrili, e al di fuori di 4 o 5 famiglie, tutti gli altri contadini aderivano alla lega, e si riuscì  a portarli sul terreno di lotta come alle fattorie del Gentili, dello Sbragia, del Massarosa. Certamente il Salviati esercitava un certo paternalismo, operava in una situazione un po’ diversa rispetto alle altre fattorie. Il Salviati oltre alla Chiesa aveva il Cinema, aveva il circolo per conto proprio, aveva lo spaccio aziendale, in sostanza noi a quel tempo ritenevamo quello della fattoria Salviati un sistema un po’ feudale, però riuscimmo a entrarci dentro e a mettere sul piede di lotta tutti questi mezzadri.
Anche loro, se non come alla fattoria Gentili, alla Fattoria del Mazzarosa, o in altre fattorie, fecero delle grandi lotte: tanto per il Lodo De Gasperi, che per le barbabietole.
Ci furono anche sacrifici, per esempio a me le barbabietole rimasero in corte, tanto la mia parte che quella del padrone. Lo zuccherificio di Cecina chiuse e allora demmo le barbabietole allo zuccherificio di S. Agata del Mugello in provincia di Firenze.
Dal Salviati fecero intervenire i carabinieri, i mezzadri non ressero come a Malaventre, a loro fu imposto il carico delle barbabietole senza dividerle.
Con l’intervento dei carabinieri?
Con l’intervento dei carabinieri. Poi, mi ricordo, dopo due giorni ci fu una riunione, mi pare direttamente alla caserma dei carabinieri, dove era presente un compagno che dirigeva la Federmezzadri provinciale di quel tempo. Poi, anche qui a Migliarino c’è stata la lotta dei camporaioli  per la divisione del prodotto sul callare.
Per i cavolfiori poiché il Salviati non voleva riconoscere la ripartizione al 58% ci fu la presa di posizione di lotta da parte del sindacato e dei camporaioli; in sostanza se ne facevano due parti, il 42% ai Salviati e il 58% al camporaiolo. Anche lì ho presenziato come capolega alla ripartizione del prodotto. A quel tempo c’era il capo delle guardie del Salviati che con altre guardie si opponeva, ma in quella occasione riuscimmo a dividere il prodotto sul callare.
Poi ci furono due o te anni di imposizione da parte dell’azienda, però dopo lasciarono che i camporaioli dividessero il prodotto e così come venivano divisi i cavoli veniva diviso anche il grano. Venivano contati i  pagliaietti del grano e divisi prima di trebbiare.
C’erano diversi camporaioli, da chi erano dipendenti?
Li dirigevamo noi della lega di Migliarino, facevano parte della fattoria Salviati. Poi dopo passò del tempo e il Salviati vendette un appezzamento di terreno  di bonifica e lo comprò il Baldacci Bernardini.
Ma ci furono le lotte anche per non portare più gli obblighi al padrone
Sì, ci fu del movimento proprio perché il proprietario non voleva rinunciare a questi obblighi, vale a dire al prosciutto, polli, uova ecc. anche lì ci fu contrasto duro fra mezzadri e proprietari. Poi noi smettemmo completamente di portare il prosciutto al padrone. E allora il proprietario addebitava l’importo degli obblighi sul  libretto colonico. Io smisi di fare il mezzadro nel 1962 e gli obblighi li dovetti pagare. Avevo credito allo scrittoio e il proprietario del credito aveva già levato l’importo degli obblighi.
Vorremmo che tu ci raccontassi qualche episodio di lotta, quando venivano portati gli attrezzi alle fattorie, quando lottavi per la divisione al 60%.
Mi viene in mente la lotta sulla divisione del prodotto del grano. Noi, prima che fosse approvata la legge, volevamo il 60% e il proprietario si opponeva a questa richiesta. Il proprietario non voleva far venire la trebbiatrice, allora noi ne noleggiammo una per conto nostro. La  mattina dopo, a casa mia, si cominciò a trebbiare colla presenza della guardia comunale, il proprietario andò a chiamare i carabinieri che ci fecero smettere di trebbiare. Non soddisfatto dei carabinieri, il fattore andò a Pisa a sentire il proprietario che fece venire 4 camionette di celere. Noi andammo alla nostra organizzazione, a Pisa e ci trovammo d’accordo per avere un incontro presso la caserma dei carabinieri fra il rappresentante del datore di lavoro, che sarebbe stato il dottor Barile, e il segretario della Federterra di quell’epoca, Arturo Balestri. Andammo in  caserma insieme alla commissione di fattoria dei contadini, per decidere come si poteva fare per risolvere questa vertenza. Allora lì, dal maresciallo, ci trovammo d’accordo che riprendendo la trebbiatura del grano il 50% l’avrebbe preso il contadino, il 40% il proprietario e il 10% sarebbe stato accantonato in attesa che venisse la legge.
Dunque, Edilio, per quanto riguarda la lotta per le barbabietole, vuoi riassumere come si svolse e che conclusione ebbe? Come fu diviso poi il prodotto?
La lotta per le barbabietole si svolse in una situazione difficile, perché le fattorie nella nostra zona erano diverse. Dal Gentili, la fattoria che tirava di più, la conclusione fu diversa da quella del Salviati e di altre fattorie  della zona. Da parte dei contadini si chiedeva la ripartizione del prodotto, la bolletta separata per la consegna del prodotto: in sostanza a noi ci spettava il 53%. 53% al mezzadro e 47% al  proprietario.
I padroni degli zuccherifici invece di venire in aiuto dei mezzadri andavano sempre in aiuto ai proprietari. Tant’è vero che gli azionisti degli zuccherifici erano i proprietari terrieri. Però noi mezzadri chiedevamo la ripartizione del prodotto e la bolletta separata per avere anche noi voce nei confronti degli zuccherifici.
Che forma di lotta conduceste?
Quando si arrivava alla escavazione delle barbabietole i proprietari come  al solito, non accettavano la ripartizione del prodotto così come noi proponevamo. Allora le barbabietole giacevano nelle Corti dei contadini e, quando si arrivava a un certo punto, come nella lotta della trebbiatura non si poteva lasciar  marcire il grano, così non potevamo fare marcire le barbabietole. Dal Gentili ottennero, come hanno già spiegato i compagni Moroni e Canarini una ripartizione diversa che ora non ricordo più come fosse, comunque ricordo ottennero qualcosa. Invece dal  Salviati ci fu una questione che ora non ricordo più quale fosse precisamente; però da parte dei mezzadri della fattoria Gentili, fu dato un aiuto mi pare anche economico, ai contadini del Salviati  perché le bietole, stazionando per le corti, erano calate di peso, Poi, dopo, gli zuccherifici ne approfittarono e mandarono delle gradazioni sballate,  ci fu un po’ di risentimento da parte di diversi mezzadri.
Insomma la fattoria del Gentili, come al solito, che era la fattoria  più impegnata, che lottava più di tutti, diede un aiuto, una mano, a questi mezzadri della fattoria del Salviati.


n.d.a come sarebbe stato bello avere una foto della nostra bandiera delle nostre donne del nostro paese, ma rimane solo il ricordo e una piccola soddisfazione di sapere che nella lontana Modena, a Piumazzo,  loro lottavano nella stessa maniera.

La seconda foto ristabilisce un poco la storia: future donne alla fattoria di Malaventre.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri