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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Pisa, 17 marzo
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Comune di Vecchiano
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Vallo a far capire al cavolo riscaldato e garzone ritornato .....
. . . lo diceva anche il grande Totò che è la somma .....
. . . . e Calenda Carlo ha rimasto solo. . .
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. . . in tv c'era uno che diceva che tanti elettori .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Il Gruppo di San Rossore
La lezione di Raffaelli
di Fabiano Corsini

20/4/2016 - 22:03


Tiziano sosteneva le sue ragioni con decisioni, ma non alzava mai la voce. Non mi è mai capitato di vedergli cambiare opinione, ma sempre ho avuto la sensazione che ascoltasse con grande attenzione i suoi interlocutori, che cercasse di capirne le motivazioni. Insomma, Tiziano Raffaelli per me è stato un esempio di testimonianza civile, composta e veramente moderna. Il contrario di quel modello presenzialista, appariscente e in fin dei conti autoritario che va di moda ora in politica.

 

Non ho frequentato molto Tiziano, e non intendo qui commemorarlo aggiungendomi ad altri che più degnamente lo hanno fatto. Voglio solo ricordare di una volta che, insieme con Pier Luigi Cervellati, Tiziano è venuto a Marina, ad una riunione nella sezione del PCI di cui ero segretario. Lui, anzi, loro, avevano in mente due cose, ed erano venuti lì per sostenerle e convincerci. Volevano mantenere nello strumento di programmazione del Parco la previsione degli allagamenti, facendo di nuovo sommergere dalle acque tutto il tratto chiamato “culatta di Arnino”, il vecchio letto del fiume prima della sua deviazione agli inizi del '600 e le grandi lame prosciugate con la bonifica. Contro questa ipotesi si era sviluppata una vociante protesta delle associazioni di categoria e di gran parte delle forze politiche.

 

L'altra proposta che portavano era che l'abitato di Marina fosse ricompreso nei confini del Parco. Consultare la sezione comunista di Marina era un passaggio obbligatorio, e loro erano venuti lì per questo. A quell'epoca io non fui d'accordo con nessuna delle due proposte. Sbagliavo clamorosamente sulla prima idea.

Cervellati e Raffaelli erano anni luce più avanti degli altri, vedevano con più chiarezza le particolarità di questo territorio, coglievano nella sua storia gli elementi della sua “forza”, del suo valore strategico. Un “valore” strategico che oggi noi potremmo misurare in valore economico, se solo avessimo la voglia di analizzare e valutare come si stanno muovendo le dinamiche dei diversi segmenti della domanda turistica, di quanto avanzi con prepotenza un vettore di crescita trainato dalla domanda di “turismo dolce”, alla ricerca di ambienti poco contaminati, ricchi di occasioni di mobilità dolce integrata: a piedi, in bicicletta, con barche o canoe, per spaziare tra ambienti ricchi di testimonianze naturali. Quest'area umida, in gran parte preservata grazie al parco, se avessimo seguito le indicazioni di Cervellati e Raffaelli oggi non avrebbe avuto concorrenti in grado di competere con il suo potenziale attrattivo.

 

La seconda idea, quella di ricomprendere l'abitato di Marina nei confini del parco, è di più difficile valutazione. Sicuramente quell'idea sarebbe stata perdente, non avrebbe superato il confronto con la politica, avrebbe provocato l'isolamento dei suoi sostenitori dalla gran parte dell'opinione pubblica.

E tuttavia, con lo sguardo del poi, confermato dai fatti, come non vedere che aver mantenuto due diversi contesti di programmazione urbanistica, quello comunale e quello del parco, ha provocato negli anni diversi pasticci. Pasticci urbanistici, con aree “limitrofe” al parco che sono state congestionate fino a costituire fronti di pressione, sempre meno resistibili. E la permanenza, anzi, l'”allevamento” di una inquietudine sociale e politica avversa al Parco, una guerra permanente al disegno dei suoi confini, che ancor oggi è tutt'altro che sopita. Tiziano Raffaelli allora aveva ragione. E tuttavia fu sempre consapevole che la battaglia fondamentale era quella per costruire e mantenere il Parco, per affermarlo come idea e come istituzione.

 

A pensarla male, molte cose oggi fanno pensare che quella battaglia sia tutt'altro che chiusa e definitivamente vinta.

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