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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
al reddito
al lavoro
alla burocrazia
al ladrocinio
alla frode
alla .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Perseo Agostini e il 25 aprile

25/4/2016 - 21:30


Un incredibile entusiasmante 25 aprile quello che ci è stato “regalato” dall’Amministrazione comunale questa mattina nella sala consiliare Sandro Pertini. Insieme a personalità politiche e  militari  c’era l’incontro, dopo 73 anni, fra due famiglie per ricordi lontani nel tempo e nello spazio: quella di Perseo Agostini, l’eroe vecchianese e quella del comandante Adolf Zimmer, il pilota americano.

Oggi, dopo un lungo iter,  è stata conferita la medaglia al valore civile alla famiglia di Perseo e un’altra Agostini, non familiare ma solamente omonima, ne ha narrata la vicenda: eccola


- Nel “lontano” 2003, e dico cosi perché potrebbe essere “relativo”  ma per le indagini storiche purtroppo “troppo lontano” visto i numerosi decessi nel corso degli anni dei “testimoni privilegiati”, l’amministrazione del tempo mi incaricò in qualità di consulente storico di raccogliere tutta la documentazione circa il caso di Perseo Agostini, affinché  fosse  inviata richiesta  a Roma per il conferimento di una medaglia al valore civile almeno alla famiglia del caro Perseo ormai deceduto che, ribadisco, visto l’omonimia, non ha  nessun legame di sangue con la mia, come alcuni potrebbero pensare. La documentazione che ho raccolto purtroppo non è molta, il rapporto che s’instaurò tra la famiglia Agostini e quella del comandante Zimmer andò certamente anche oltre l’evento bellico sotto forma epistolare, purtroppo tutto è andato perduto eccetto cartoline e piccole lettere che le figlie in quell’anno mi hanno gentilmente concesso e dalle quali solo dall’incipit “Cara mamma Agostini” si capisce a pelle quanto lo Zimmer fosse non solo debitore della propria vita ma anche un figlio per la famiglia stessa. Ho intervistato anche le figlie che, dopo un disagio iniziale nell’esporre e timorose di aver rimosso particolari a me utili della vicenda, hanno cominciato a parlare chiarendosi a vicenda,  portando alla luce particolari ormai reconditi. Più volte mi sono recata a casa Agostini visitando i luoghi della vicenda, scattando anche foto. Per completare il lavoro avrei voluto rintracciare almeno qualcuno della famiglia Zimmer, anche per tentare un ricongiungimento con la famiglia Agostini e il resto della  comunità vecchianese,  ho quindi inviato alle ambasciate i dati che avevo a disposizione ma essendo pochi e  l’elemento privacy incombente non sono riuscita nell’intento tanto più si trattasse di un militare. Ma nel luglio dello stesso anno della mia ricerca successe un fatto incredibile ed inaspettato che in poche righe voglio raccontare e che porterò sempre nel cuore: essendo la figlia del meccanico Agostini Franco, conosciuto indubbiamente da tutti e abitando ancora con la mia famiglia perché non ancora sposata, in una mattina assolata si presentò  in officina una signora bionda, altissima e molto bella dagli occhi cristallini, mio padre mi chiamò per aiutarlo almeno in un francese maccaronico per capire che cosa volessero. Non erano rimasti a piedi con l’auto ma chiedevano della famiglia Agostini:  lei era la figlia dello Zimmer con il marito e la figlia! Non potevo crederci! Li accompagnai  subito alla casa di Perseo e cosi poterono vedere con i loro occhi i luoghi, respirare gli odori e conoscere le persone che accolsero suo padre salvandogli la vita. Da li segui una corrispondenza tra me e la figlia che purtroppo si è spenta con il passare degli anni. Oggi, a distanza di anni si è compiuto una specie di miracolo, oggi 25 aprile 2016, vediamo le due famiglie finalmente ricongiunte!
Ritornando al ruolo esemplare che ebbe Perseo Agostini quindi si può delineare meglio la sua figura in questo contesto di grande difficoltà. Perseo nacque nel 1888 da Samuele ed Emilia Mariani. Per tutta la sua vita lavorò presso le turbine del Lago di Massaciuccoli. Sposò Ginetta Pardi ed ebbe tre figli: Licia, Silvana e Silvano. La famiglia Agostini abitava ai piedi del monte che conduce verso Massarosa. Preziosa la testimonianza delle figlie:

“La nostra famiglia abitava ai piedi del monte in direzione di Massarosa presso Radicata, una località al confine con Filettole. Mio padre faceva l’idrovolista presso il lago di Massaciuccoli mentre noi lavoravamo con la mamma nei campi. Nel settembre del ’43 verso le 13.30, un quadrimotore americano venne colpito dai tedeschi , in prossimità del monte, nei pressi di Nozzano. L’equipaggio era composto da cinque militari: due di questi morirono immediatamente, uno si gettò col paracadute nei pressi di Balbano (nei pressi di Nozzano dove si trovava il comando tedesco), uno presso il Lago di Massaciuccoli vicino a dove lavorava mio padre, ed il terzo, il Comandante, atterrò nelle vicinanze del monte proprio vicino alla nostra casa. Il militare caduto fu soccorso subito da nostro padre. Essendo ferito ad un braccio, venne fasciato dallo stesso e poi affidato alle cure di alcuni paesani della vicina Massarosa. La nostra famiglia, lavorando nelle terre vicine, si precipitò subito dal Comandante. Fu portato e nascosto in un canneto ancora imbracato dal paracadute. I tedeschi intanto avendo visto quanto fosse accaduto, iniziarono a perlustrare immediatamente la zona alla ricerca di quei militari che si erano lanciati. Il militare atterrato a Balbano fu immediatamente catturato e accompagnato da alcuni  tedeschi e collaborazionisti del posto. Nostro padre, interrogato dal gruppo, negò fermamente di saperne qualcosa e che se si fossero inoltrati nel canneto avrebbero trovato solo i rottami del mezzo. I tedeschi non si dettero pace continuando fino a notte fonda la perlustrazione. La sera prelevammo il militare ancora immerso nell’acqua del canneto per nasconderlo sotto un ponte, mio padre gli portò anche un po’ di cibo e dei vestiti. Il giorno dopo veniva inserito come normale bracciante. Come uno di noi. Intanto i tedeschi perlustrarono per giorni la zona. Nostro padre allora ritenne più sicuro portarlo a casa nostra, sfidando il pericolo. Venne nascosto nel fienile. Silvano, che all’epoca aveva circa 9 anni, gli portava cibo e vestiti puliti. La sera il comandante spesso scendeva per cenare con noi. Ormai lo consideravamo come uno di famiglia. Quando venivano avvertiti rumori sospetti, si nascondeva nel sottoscala opportunamente coperto. Per tre mesi rimase nascosto nel fienile rifocillato dalle cure di tutti che gli avevano donato anche un po’ di affetto che gli mancava nell’avere la famiglia lontana. La mamma lo considerava un figlio e lui stesso la  chiamava “Mama”. Per passare il tempo studiava  l’italiano con un piccolo vocabolario o giocava con nostro fratello che gli faceva compagnia. Quando iniziò la ritirata tedesca, decise che fosse il momento di andarsene e ricongiungersi ai  commilitoni. Nel fienile lasciò un biglietto sul quale scrisse che la famiglia aveva fatto tantissimo per lui e che non poteva ancora metterla  a rischio qualora lo avessero trovato. Se ne andò. Facemmo sparire il biglietto per paura che fosse trovato. Da quel giorno non avemmo più notizie. Solo un anno dopo dalla fine della guerra ci arrivò una lettera che annunciava a  breve il suo ritorno. Fu infatti così. Ci raccontò che dopo essere fuggito in direzione di Roma venne catturato, torturato e portato in un campo di concentramento in Germania. Lì incontrò i suoi compagni. Mentre lo Zimmer intanto se ne era andato dalla nostra casa, noi dovemmo fare i conti con la ritirata tedesca. Rastrellamenti, bandi, saccheggi, violenze rientravano nelle ultime manovre di resistenza contro l’alleato che era sempre più vicino”.


In conclusione, mi rendo conto che la documentazione cartacea a me a disposizione non è molta, mi sono basata infatti  sulla storia orale che certo non ha la stessa valenza di quella cartacea ma credo però che abbia un pregio imprescindibile: la capacità di entrare nelle coscienze delle persone e questo me ne danno sicuramente ragione anche storici accreditati.  
L’atto di Perseo lo è a tutti gli effetti: un atto nobile, disinteressato, esempio per tutti noi e le generazioni future.
 
Prof.ssa Silvia Agostini

Fonte: 5 foto di Elisa Agostini (la quinta è STORIA), l'ultima è di u.m. (alle tre sorelle Agostini: storica, fotografa e traduttrice)
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