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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

CooperativaTdP-Circolo ARCI
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Pas - Marina di Vecchiano
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Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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. . . gredigi🤔 con la vecchia lira ora una pizza .....
X non dimenticare £1936, 27=1€
Grazie a Prodi .....
•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvifico silenzio
È il primo maggio, uno splendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
I Monti di Vecchiano
una girata diversa

28/4/2016 - 14:30


Una girata sui monti.
Invidio l’amico P.G. che se ne va in giro con una bici, io non ho la bicicletta, lo invidio perché, anche se l’avessi, non la userei volentieri per il  male alle chiappe che mi assale dopo un poco di strada, vado a piedi o motorizzato.
Per far cosa diversa alle notizie di Bufalina, Marina di Vecchiano e Montioni, ma per non allontanarmi dalla morfologia del nostro territorio e dalla sua toponomastica, me ne vado alle colline di Vecchiano, passando dai Panconi, avventurandomi nella salita del Monte Bruceto.
Vado per scaricare la mente, per ricaricare la forma e anche per soddisfare lo stomaco e cercar di trovare gli “sparagi”.
C’è anche un altro motivo: al mare ci sono i soldati che ti fanno venir per forza la voglia del monte!
Parcheggio alla cava dismessa dei Panconi, quella interna, per salire sul pendio a destra. Da sasso a masso, da mortella a cisto, fra olivastri rinsecchiti e ruta salvifica, fatte di cinghiale e bozzoli di cartucce (le sole cose di rifiuto e presenza umana), terra rossa e pietre aguzze e scavate, vai sempre più su.
Ogni tanto ti giri, guardi il Serchio che si fa sempre più “allungato”, la cava ti mostra la sua passata gloria, San Giuliano ti regala Colognole come un presepino, poi appare Patrignone a far da pendant  con Molina nella vera Valdiserchio e te cominci a sudare.
Primo avvertimento: il vestiario!
“Pile”  lasciatelo alle donne per farci il bucato, non lo indossate!
Ce la farai? Ci mancherebbe altro!
Sei sulla cima, terra da Luna, paesaggio incredibile!
Secondo avvertimento: le calzature!
Le scarpe a tennis lasciale per fare footing (da non confondere con fotting perché con le scarpe, anche se di marca, non è romantico) e se proprio non hai scarponi da “montagna” almeno lega i lacci perché ad ogni scavalcata di quei maledetti sassi appuntiti ne perdi sempre una e il piede ti fa provare l’ebbrezza del fachiro!
Sei alto, per essere un paesano di Pianura sei veramente in alto, più in alto delle capre di Veniero, il pastore; il Serchio che avevi alle spalle ora lo hai davanti verso Migliarino, Nodica si adagia da un lato, Vecchiano fa capolino dal Castello e la Conca l’hai ai piedi mentre a destra Legnaio ti da solo mezzo lago di Puccini  ma un intero verde di primavera e la sorpresa di una vecchia cisterna sconosciuta ai più. Manca di vedere Avane, dovresti salire a sinistra sullo Spazzavento, quello di là dalla Conca e avresti il comune sotto.
Maremma gatta! ti dici.
Solo  ora ti viene in mente che la Conca di Vecchiano, le famose Grepole, sono un poligono di tiro!
Ma non c’è nessuno, meno male!
Hai i calzoni impiastricciati dalla schiuma delle sputacchine, ma non ti importa, è la natura che ti bacia, hai addosso un puzzo di ruta che ti difenderebbe dalle zanzare  senza il pericolo del “benefico” autan, ma non importa, almeno un odore che indichi dove sei e con chi sei c’è, hai la bellezza delle orchidee ai tuoi piedi, hai lasciato il bosco e il mare, ma non importa, te li ricordano la fioritura del tuo amico  cisto, un cisto dai bianchi fiori più piccoli di quello di macchia che si chiama salvifolius per un ovvio motivo, questo ha le foglie più strette  lunghe ed appiccicose anche di quello di spiaggia dai fiori rosa che si chiama incanus, ma sempre loro fratello e, guarda caso, quello che hai di fronte ha il nome caratterizzante la specie: monspeliensis.
Ti rimugini la nomenclatura binomia, la verità nella scelta della specie e la  sua traduzione  in italiano, mi spiego:
quello bianco, salvifolius, vero latino per la forma della foglia  simile alla pianta aromatica, ma cisto femmina mi sembra poco adatto,  quello rosa, incanus, strano perché ti verrebbe di abbinarlo  al latino canuto e dov’è bianco? solo sotto le vecchie foglie!, ma cisto rosso proprio no,
quello monspeliensis, vero perché riferito a Monpellier anche se andare in Francia a prendere un nome latino per una pianta mediterranea è a dir poco stranino, ma cisto marino mi sembra proprio fuori luogo, letteralmente e metaforicamente.
Hai tutto, la storia antica, la natura, fiume mare monte lago, tutto per lo spirito… ma gli sparagi?
Sette cimaiole mezze fiorite, tanti moncherini (lo devi capire che non sei né solo né primo al mondo e al monte!) e uno bello vegeto che devi litigartelo con una formica “incazzata” (aveva letto il libro di Gino & Michele), ma con tre coppie di uova del Deri  sicuro che una frittatina ci viene!
Vai, lo sapevo, eccoli!

 

Fonte: si accettano consigli, osservazioni, ma non correzioni!
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29/4/2016 - 16:54

AUTORE:
P.G_

Vorrei avere le tue gambe e i tuoi occhi, amico!

29/4/2016 - 8:25

AUTORE:
Osservatore1

..a chi volesse fare correzzioni..
di togliere una zeta in più che ho messo io e basta!
...son le cose che volevo dire io; disse Gianni del Balestri quando si uscì dal cinema Odeon dopo un comizio di Enrico Berlinguer.
Vedere il mondo con codesto sentimento e farcelo vivere in diretta anche a noi tutti è uno dei tanti doni che l'Uomo fatto ad immagine di Dio può fare.
Grazie!