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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

#NotizieDalComune #VecchianoLavoriPubblici #VecchianoSport
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Pisa, 17 marzo
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Comune di Vecchiano
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Vallo a far capire al cavolo riscaldato e garzone ritornato .....
. . . lo diceva anche il grande Totò che è la somma .....
. . . . e Calenda Carlo ha rimasto solo. . .
. . .....
. . . in tv c'era uno che diceva che tanti elettori .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Bike..line!
di Trilussa

8/5/2016 - 23:25


La bicicletta per i nostri padri e nonni era il mezzo di eccellenza per gli spostamenti. Per andare al lavoro in fabbrica o anche per andare in gita con la famiglia la domenica e nei giorni festivi con la moglie e con il bimbo “sulla canna”. Le auto erano scarse, i semafori assenti, gli ubriachi al tempo se ne stavano a baccagliare nei bar, i drogati erano solo nelle grandi città e la gita era sicura.

Ora questi mezzi salutari ed economici sono stati quasi completamente abbandonati per l’uso per cui erano nate, lo spostamento per necessità, e sono diventati solo mezzo di svago.


C’è da dire che lo strabiliante numero di automobili nelle città, rinchiuse nello stesso numero e nelle stesse  dimensioni di strade nate per transito di cavalli e carretti, costringe un sempre maggior numero di cittadini a rispolverare il vecchio mezzo a pedali per raggiungere il posto di lavoro.


Anche alcuni noti politici ne fanno uso, in parte perché si sono dimostrate un mezzo utile per brevi spostamenti i in città strangolate dal traffico, e un po’ strumentalmente per migliorare la propria immagine pubblica mentre la stessa cosa potrebbe essere fatta molto più utilmente con qualche politica più seria e coerente.

 

Ora la bicicletta serve, a parte qualche necessità di tipo medico-riabilitativo,  soprattutto per svago e un po’ per civetteria.


La prima cosa indispensabile a chi decide di rimontare in sella è recarsi nel negozio per acquistare il necessario. Il negoziante sa bene per esperienza che la neopassione può sfociare in due risultati diametralmente opposti:  trasformarsi in un passione accanita e continuativa oppure risolversi miseramente nel giro della prima uscita in bici controvento. Per questo cerca subito di vendere tutto il vendibile facendo appello a tutte le necessità del vero e attento cicloamatore e il neopassionista ne esce con la consapevolezza di  avere sì fatto un sacrificio finanziario importante, ma anche una eccellente assicurazione sulla sua salute. Scarpette, calzamaglia, tutina, maglia sponsorizzata, guanti, caschetto, papalina per il freddo, cardiofrequenzimetro digitale (la salute e la sicurezza prima di tutto!), calzettoni (opzionale) e occhialini assolutamente anti UV e riflettenti a specchio.


Manca solo la bici che di solito viene rimandata ad una spesa successiva quando ci si accorge (succede subito) che quella che pensavamo di utilizzare che abbiamo a casa non può assolutamente fare al caso nostro.


Ma la prima uscita il neociclista la fa con quella e a chi capita di vedere il soggetto alla prima uscita vedrà un tizio goffo e grassottello arrancare sui pedali di una vecchia bici un tempo da corsa con lo sguardo allucinato e spesso disperato al pensiero di quanto imprudentemente egli si fosse allontanato dalla propria abitazione, mai gradita e anelata come in quel momento.


Ma al contempo apparirà perfetto nel suo abbigliamento sportivo, sudato ma composto, trafelato ma perfetto negli abbinamenti, mentre gli occhialini a specchio riusciranno a nascondere perfettamente lo sguardo stravolto e disperato del medesimo che presumo si starà domandando quando e perché gli sia venuta l’idea di mettersi a pedalare.


Se riuscirà a superare questo triste momento il negoziante sarà sempre pronto a vendere anche una buona bike da corsa o da trekking o una citybike o una mountanbike, (a cui associare la borraccia, il borsello da canna, un paio di attrezzi d’emergenza, il kit antiforatura, il computer digitale ecc) ma la prima prova sarà superata e i vantaggi in termini di salute sicuri e la spesa andata a buon fine.


Se invece la prima prova farà capire che andare in bici è fatica, che il sellino può far male alle parti basse e alla prostata, che fare del ciclismo sportivo è sacrificio allora tutto il corredo finirà riposto nell’armadio e alle (giuste) rimostranze della moglie il nostro ribatterà che non si è trattato di un errore ma solo che il momento non era proprio quello giusto, che è troppo caldo o troppo freddo per uscire all’aperto. Difficile a quel punto che il completo possa essere risuscitato. Rimarrà lì, nell’armadio, a testimonianza sicuramente di una buona intenzione però non sufficientemente valutata. Prima forse si poteva andare con la vecchia bici e la vecchia tuta da ginnastica per saggiare la passione e la fatica e solo dopo partire con l’abbigliamento.
 
Ma cosa poteva fare il nostro. Come faceva a uscire per strada vestito così malamente mentre lungo le nostre strade si vedono tantissimi ciclisti con bici da corsa o da cross più o meno spinto, ma tutti inguainati in perfette tute da ciclyng, in tessuto nero o dai colori vivaci, viaggiando con la spavalderia di chi è sicuro di sè e del proprio abbigliamento sportivo, quello indispensabile per una proficua e salutare gita in bici. 

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