Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
“RINNOVAMENTO PER IL FUTURO”
NICOLA TAMBURINI SINDACO
QUELLO CHE NON VOGLIAMO FARE
La primavera quest'anno è recalcitrante a prendere possesso della sua stagione, ha allungato le giornate, ma ha mantenuto il disagio di un fresco a volte pungente che non fa ancora spegnere il riscaldamento. Un disagio che sentiamo anche noi di “ Rinnovamento per il futuro” nonostante la frenesia e l'impegno che viene profuso nella preparazione di una tornata elettorale volta a riscontrare l'approvazione dei cittadini Vecchianesi.
Così, mentre ci prodighiamo a spiegare a tutta la comunità ciò che vogliamo fare, ci preme anche dirvi fin d’ora quello che NON faremo.
Le ultime amministrazioni sono marchiate a fuoco da opportunità perse come IKEA, sia in termini economici e di occupazione, sia in termini di perdita di prestigio, quel prestigio che oggi Vecchiano ha solo per la felice collocazione che madre natura gli ha regalato. Le occasioni perse non sono di nostro interesse; i cittadini di Vecchiano stiano certi, però, che con la nostra amministrazione, prima di tutto verranno loro, ed i loro interessi.
Dopo il 1972 era nata a Vecchiano una vera zona industriale, i fiori all'occhiello si chiamavano “Riseria Toscana”, “Caseificio di Migliarino”, “SO.PRO.BI”, “CO.PRE”, “Ital Sioux”, “Hermacom”, “Campore”, etc.
La disoccupazione, nel territorio, era ridotta a zero e le domande di insediamento erano decine e decine, mancava il malumore.
In seguito, una ad una le fabbriche hanno chiuso e oggi, la stessa zona, purtroppo, non la si può più chiamare “industriale”, al massimo “artigianale”, ma è definizione roboante.
Ogni capannone è divenuto di stoccaggio, deposito derrate, non certo simbolo di zona produttiva. Questo è quanto noi NON intendiamo mantenere, è quanto noi NON faremo.
Questo è il nostro territorio: vogliamo esserne orgogliosi e siamo pronti al dare il massimo per proteggerlo.
Rinnovamento per il Futuro