Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Accompagnavo mio padre in largo C. Menotti, ad attendere il momento sognato ormai da molte settimane.
Era la primavera del 1965, avevo 7 anni ancora da compiere e i pantaloni corti. Stavo per finire la prima elementare. Ricordo come fosse ora che un signore si affacciò da un terrazzo, che negli anni ho imparato a riconoscere come quello de La Nazione, e sbracciandosi disse ad alta voce che era fatta.
Decine e decine di persone in trepidante attesa iniziarono a gridare "Pisa alé", facendo ballare le cravatte sulle loro pance.
Il Pisa di Cervetto e Cosma, tornava dopo molti anni in serie B.
E’ stato lì, la prima volta che ho festeggiato i colori nerazzurri. Non allo stadio, dove mia madre non voleva che mio padre mi portasse perché diceva che ero ancora piccolo; ma nel cuore della città. Non esistevano notizie della serie C fino a tarda serata, se non quelle della schedina, le ultime due partite delle tredici erano della serie C.
C’era il Calcio minuto per minuto di Ameri e Ciotti e La Domenica Sportiva di Enzo Tortora. Almeno io mi ricordo di lui. Non c’erano i cellulari, internet, né le tv private. Nemmeno Novantesimo minuto.
Noi di Molina si vedeva il tempo di una partita di serie A intorno alle sette della sera alla Botteghina, dove mia madre mi mandava, perché bastava attraversare la strada ed ero al sicuro. I bar, allora erano i nostri asili. Il mondo è cambiato e si è fatto più furibondo ma non è questo il luogo per capirne le ragioni. Una cosa è certa però: oggi ho quasi 58 anni e siamo alla vigilia della partita di ritorno, con due gol di vantaggio, che potrebbe riportare il Pisa in serie B e sento una sensazione strana, come quando accompagnavo il grande Giulio (chi non ricorda Giulio Bongianni di San Giusto ) nella curva degli ultras a sbatacchiare i tamburi, ai tempi di Anconetani.
E poi, chi si è barcamenato fra il rigore parato da Annibale a Gigi Riva, le immagini irripetibili del gol di Dunga a Zenga da metà campo e le trasferte a Perignano con la rete divelta, sente che la passione della vigilia è intatta, inossidabile, un fremito.
Speriamo quindi in due spettacolari ore di pallone e Pisa alè!
E a chi non capisce rispondiamo con le parole dello scrittore inglese Nick Hornby che tanto ci ha fatto commuovere romanzando di calcio: “… quando sono a una partita non sono in grado di occuparmi di qualcuno.”