Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Ragionare in punta di piedi
Per arrivare dove è troppo alto dobbiamo alzare le punte dei piedi. Per ragionare sulle tante, troppe tragedie che accadono in questi giorni, dovremmo tutti stare in punta di piedi. I ragionamenti che facciamo da seduti, le deduzioni che traiamo mettendo insieme le nostre convinzioni consolidate, ci portano troppo spesso a dire cose che non sono all'altezza: ad esprimere opinioni la cui qualità è come quella dei discorsi fatti al bar. Come si discutesse di pallone.
Dobbiamo avere la cura ed il coraggio di accorgerci che le cose stanno cambiando rapidamente. Anche se ci ostiniamo nella certezza di essere dalla parte della ragione, della tolleranza, del giusto e infine della storia, non possiamo non accorgerci che attorno a noi le persone cambiano i loro modo di vedere.
“Io non sono razzista, però...” è ormai il tormentone del discorso che ti fa quasi sempre la persona conosciuta da poco. Tra le persone che ritenevi colte e avvertite, circolano ormai ragionamenti che dicono “Dobbiamo difendere i presìdi della nostra civiltà , le nostre conquiste..”, mentre i più ignoranti sentenziano “Dobbiamo mandarli tutti a casa”. Quelli che dicono “Bisogna ascoltare la gente” costruiscono su questo nuovo senso comune le loro fortune politiche.
Non abbiamo ricette da proporre, non abbiamo critiche da fare. Siamo sempre più disorientati e, come mai forse ci era accaduto, disarmati. Consapevoli che non basta alzare il volume della voce, proviamo noi a fare ragionamenti in punta di piedi. Cerchiamo di ragionare alto, cerchiamo di vedere oltre le teste dei più vicini, cerchiamo perfino di scavalcare la loro voce per ascoltare lontano, sperando di trovare là le parole giuste.
Facciamo bene a farlo, ma così non ce la faremo, e presto saremo stanchi di questa posizione scomoda. La nostra unica e tenue speranza è che la politica torni a fare il suo mestiere. Che torni in campo un pensiero attivo, capace di aprire a chi ragiona gli spazi del mondo, a collocare le nostre riflessioni in dimensioni più vaste.
Ve le ricordate quelle riunioni aperte da relazioni che duravano un'ora, e la prima mezz'ora era dedicata a fare l'analisi delle dinamiche mondiali? Ecco, non ridiamoci più sopra, perché è proprio di quelle riunioni e di quelle analisi che abbiamo bisogno oggi. Magari facciamole con l'Ipad, o con qualche app di realtà aumentata, ma se non ritroviamo una dimensione forte e seria alla politica il viaggio verso la barbarie rischia di diventare senza scampo e senza ritorno.