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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
RIFORMA COSTITUZIONALE
La riforma dell’1%
di Francesco Gesualdi, CNMS Vecchiano

16/10/2016 - 20:32

Sulle ragioni per cui la riforma della Costituzione sarebbe ormai diventata una questione di vita o di morte, se ne sono sentite di tutti i colori. Da chi la vuole per risparmiare sui costi della politica, a chi la pretende per essere al passo coi tempi. Come se concetti come democrazia, sovranità parlamentare, partecipazione, potessero essere variabili dipendenti dai contesti che mutano.

L’innovazione tecnologica ci ha abituato a rottamare stili di vita, modi di lavorare e di comunicare, ma certi principi hanno valore assoluto: non invecchiano col tempo che passa, né sono messi fuori moda dall’incalzare di nuovi ritmi, nuove tecnologie e nuovi interessi economici. La democrazia non ha come obiettivo la fretta, ma scelte meditate e partecipate finalizzate ad ottenere leggi giuste. Leggi, cioè, varate, nel rispetto della volontà popolare a favore di equità, libertà, sostenibilità, dignità per tutti, come sancito dalla Costituzione. Per questo i nostri padri costituenti avevano progettato un assetto istituzionale che intendeva avvicinare i livelli decisionali ai cittadini tramite gli enti locali, che affermava la sovranità del Parlamento sul governo, che prevedeva oculatezza attraverso un doppio passaggio legislativo.

La riforma di oggi va in direzione opposta: vuole espropriare le Regioni rispetto a  temi  cruciali come la salvaguardia dei territori e dei beni comuni, vuole ridurre il potere elettivo del popolo impedendogli di eleggere il Senato, vuole azzoppare il Parlamento riservando la piena potestà legislativa alla sola Camera dei deputati, vuole trasformare l’unica Camera pienamente legiferante in un leggificio al servizio del governo, vuole ridurre i momenti di confronto fra governo e Parlamento  mantenendo in vita un Senato che  fra i propri compiti non ha più quello di accordare la fiducia al governo.  In una parola è una riforma che non solo punta ad accentrare le decisioni a livello nazionale, ma anche a spostare l’asse del potere dal Parlamento al governo, impedendo sempre di più al popolo di esprimere la propria rappresentanza. E lo dimostra non solo la decisione di non farci più eleggere il Senato, ma di accompagnare la riforma costituzionale con una legge elettorale che garantisce la maggioranza parlamentare al partito che in rapporto agli altri ottiene più voti, non importa quanti. Il che, considerato l’astensionismo crescente che si va affermando nel paese, ci condurrà a maggioranze parlamentari che rappresentano solo una parte molto esigua dell’elettorato.

Che la riforma in atto rappresenti un picconamento della democrazia è fuori di dubbio. Ma secondo molti si tratterebbe di un male da accettare in nome di due grandi obiettivi: stabilità di governo e leggi veloci. Il tutto come precondizione per raggiungere quello che oggi è ritenuto il massimo bene. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando della crescita, la medicina miracolosa che secondo l’accordo unanime di imprenditori, politici e sindacati sarebbe capace di curarci da ogni male. Che si tratti di debito pubblico, di pensioni, di disoccupazione, di degrado ambientale, di povertà, la ricetta è sempre la stessa: crescita. Ce lo ripetono all’unisono settanta volte al giorno. Ma sulla miracolosità della ricetta esistono molti dubbi, non solo per i risultati non garantiti sul piano sociale, ma soprattutto per i sicuri effetti indesiderati sul piano ambientale.  E tuttavia, anche ammesso e non concesso che la ricetta sia corretta, una domanda continua a rimanere nell’aria: perché per avere la crescita è così importante riformare la Costituzione?

Il nesso non verrà mai afferrato finché non si mette a fuoco che nella testa dei politici non esiste altro soggetto economico se non le imprese private. Un tempo il ventaglio dei soggetti economici comprendeva anche la comunità, nelle sue varie articolazioni (Stato, Regioni, Comuni), che poteva, anzi doveva intervenire per creare ricchezza al servizio dei cittadini nella sue componenti più nobili: la difesa dei beni comuni, la garanzia dei servizi alla persona, il soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Ma il vento neoliberista ha fatto piazza pulita di ogni idea di comunità imprenditrice di se stessa convincendoci che solo le imprese orientate al mercato sono autorizzate ad avviare attività produttive. Oggi, però, non è facile trovarne di disposte a investire in Italia perché nel tempo della globalizzazione le imprese hanno acquisito il privilegio di poter sfarfallare da un paese all’altro alla ricerca di quello che offre le condizioni più vantaggiose. Ecco perché lo sport nazionale di ogni governo è diventato la riforma di tutto ciò che non piace alle imprese per invogliarle ad investire nel proprio paese.

Sulle riforme da introdurre per attirare gli investimenti, i governi non hanno molto da inventare, ha già scritto tutto Il World Economic Forum, l’associazione delle multinazionali che tutti gli anni, a gennaio, organizza l’incontro di Davos per dettare l’agenda politica  dell’anno che verrà. Nei suoi rapporti sono elencate le condizioni che piacciono alle imprese: non solo un basso regime fiscale, bassi oneri sociali, alta flessibilità del lavoro, ma anche un assetto istituzionale sicuro e veloce. Che, tradotto, significa governi stabili capaci di garantire continuità politica e parlamenti veloci capaci di produrre in fretta leggi favorevoli agli affari. Del resto, già nel 2013, la banca internazionale JP Morgan aveva messo nero su bianco il percorso di riforme per l’Italia: «I sistemi politici dell’Europa meridionale soffrono di esecutivi deboli, strutture statali centrali deboli rispetto alle Regioni, protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori, sistemi di costruzione del consenso che favoriscono il clientelismo politico, diritto di protestare se intervengono cambiamenti non graditi. (…) Il test più importante sarà per l’Italia dove il nuovo governo dovrà dimostrare di sapersi impegnare per una riforma politica significativa».

JP Morgan è la sesta banca del mondo per valori amministrati, qualcosa come 2.500 miliardi di dollari. Lavora per l’1% del pianeta, quelli che da soli controllano il 50% della ricchezza mondiale. Amministra le loro ricchezze affinché ne abbiano sempre di più. E, pur di servirli, non si fa neanche scrupolo ad elaborare truffe che mandano in rovina i risparmiatori più sprovveduti. Dal 2012 al 2015 JP Morgan ha collezionato multe, per comportamenti illeciti, pari a 30 miliardi di dollari. Ma il suo amministratore delegato, Jamie Dimon, guadagna sempre di più. Nel 2015 ha ottenuto compensi per 27 milioni di dollari, permettendogli l’ingresso trionfale nell’olimpo dei miliardari. Per queste imprese e questi personaggi stiamo rinunciando alla nostra democrazia, ma è davvero ciò che ci conviene? *

Francesco Gesualdi, Centro Nuovo Modello di Sviluppo

* I contenuti di questo articolo sono espressi anche sotto forma di dossier infografico reperibile sul sito del Centro Nuovo Modello di Sviluppo al link 

http://www.cnms.it/attachments/article/176/Guida_partigiana_riforma_C-pdf.pdf

 

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7/11/2016 - 15:45

AUTORE:
alé

Per chi si vuole seriamente confrontare con Francesco Gesualdi sulla riforma costituzionale l'appuntamento è per giovedì 10 novembre alle 21,30 al Circolo Arci di Pappiana.
Vi aspettiamo.

7/11/2016 - 13:07

AUTORE:
Dimitri

Ma chi voi che lo voti Frank Uccio, forse quel solito 4/5% - e poi lui puntava in europa, anche se fu trombato, tanto per cambiare

Comunque in questo scritto nel merito della riforma non dice assolutamente nulla. Aria fritta e rimessa in salsina rossa.

23/10/2016 - 3:10

AUTORE:
Vecchianese

....sono una cosa certa e riconosciuta da tutti per il nostro Francuccio, ma perchè più modestamente non ci si candida se non a Sindaco ma a consigliere nel nostro Comune?
Paura di vincere?

22/10/2016 - 14:26

AUTORE:
Berligueriano di vecchia data

Enrico Berlinguer invece sosteneva il rafforzamento del CNEL (che ora tutti vorrebbero abolire) e sosteneva il manocameralismo già dal 1981.
......................................................................

Il superamento del bicameralismo in un documento del Pci datato 1981: “La soluzione più razionale è l’unicità dell’assemblea parlamentare”

Siamo nel 1981 e il Pci ha appena chiuso la stagione del compromesso storico. In questo documento (“La proposta economica del Pci” pubblicato da l’Unità il 10 giugno dell’81) i comunisti italiani guidati da Enrico Berlinguer (“dopo un approfondito dibattito che si è svolto in questi mesi all’interno delle strutture del partito, ai vari livelli. È il risultato del contributo di dirigenti, militanti e anche esperti economisti che hanno voluto partecipare alla elaborazione della proposta economica del Pci” viene precisato) disegnano una nuova strategia politica che indica profonde riforme strutturali e dell’economia e delle istituzioni. E qui si inserisce il tema del superamento del bicameralismo e del necessario rafforzamento dell’esecutivo.

E infatti nel capitolo intitolato non a caso “Riforma dello Stato” si può leggere che “il bicameralismo appare come un ostacolo e come un appesantimento dei lavori parlamentari. La soluzione più razionale è l’unicità dell’assemblea parlamentare. In questo quadro, può ritrovare una sua peculiare funzione consultiva un organismo come il CNEL adeguatamente riformato”.

Quanto poi al paragrafo dedicato al governo il documento spiega come “il problema della stabilità è un aspetto essenziale…” e poche righe sotto fra gli obiettivi si pone la necessità di “rafforzare il ruolo del Presidente del Consiglio“.

Quindi chi è più vicino alle idee del capo indiscusso del PCI? Matteo Renzi o l'allievo di allora (Massimo D'Alema) che si e fatto fregare prima da Berlusconi e poi dal duo Cossiga-Mastella ed ora si allea anche con Belzebù per voler ritornare a galleggiare.


http://www.lavocedelserchio.it/vediarticolo.php?id=24310&page=0&t_a=prima-di-contestare-renzi-rileggetevi-il-berlinguer-del-1976

Ergo non nomitate il nome di Berlinguer come fosse un "L'occhetto" qualsiasi.

22/10/2016 - 13:37

AUTORE:
casalinga della valdiserchio

Giratela come vi pare, tirate pure fuori D’Alema, Brunetta, Di Maio, Berlinguer e cosa vi pare, la Mogherini e la guerra in Siria, il Cnel che sicuramente va abolito, il ni e il so, ma il punto resta questo e va tenuto fermo: vuoi rottamare 47 articoli chiari e comprensibili della Costituzione italiana in una serie di testi lunghi, alcuni incomprensibili, che provocheranno confusione e conflitti? Vuoi rinunciare al tuo diritto di voto per eleggere il Sennato che sarà composto da nominati dai partiti? Basta un sì o un no.

21/10/2016 - 23:54

AUTORE:
ex dalemiano

Bada Massimo; dillo alla gente che lo dica ad altra gente che il secondo quesito del referendum è: la riduzione del numero dei parlamentari.

E te sostieni: poi quando ha vinto il no si fa la proposta di riduzione di 200 deputati e 100 senatori.

Caro Massimo: ma ci culi per il pigli o ci pigli per il c...
Se il popolo dice (dicesse) no alla riduzione dei parlamentari con un voto, poi te cosa fai: sovverti nniosa?
Mavvia....!

21/10/2016 - 22:31

AUTORE:
Frank Uccio

Il solito sermone pieno di inesattezze e di pregiudizi ideologici. Nessun paese europeo mantiene ancora il bicameralismo perfetto. E non mi sembra che solo da noi trionfi la democrazia. La costituzione non é un monolite sacro, ma nasce prevedendo al suo interno i meccanismi per esser cambiata e adattata alle nuove esigenze e circostanze del popolo. E mi fermo qua. Son banalità le mie, ma di fronte a queste c.....fanno anche loro la loro porca figura.

21/10/2016 - 22:18

AUTORE:
Marco

C...., da smontare punto punto, ma tanto é come dire al muro e non ho voglia. Vecchi modelli di sottosviluppo in salsa complottista. Va di moda del resto, segno de tempi che corrono.

21/10/2016 - 18:38

AUTORE:
Elettore prossimo

...come ora fanno quelli che in 30 anni avendone avuto a destra, a sinistra ed al centro dello schieramento politico la possibilità di far qualcosa di aggiornamento migliorativo della seconda parte della Nostra Costituzione e non han fatto niente; ed ora i "noisti" sono ai saldi di fine stagione.

D'Alema propone di tagliare n°200 parlamentari e n°100 senatori per far tornare il conto della serva, ma rimarrebbe il Senato come in Romania, nostra compagna di ping-pong per l'approvazione delle leggi.
I pentastellati "propongono" il dimezzamento di quel che costano alla nazione i compensi dei legislatori; salvo poi vedere sui giornali il resoconto di spese di rappresentanza del Vice Presidente della Camera on. Di Maio.
Il solito D'Alema oltre dire che se c'era lui al posto della Mogherini la guerra in Siria non c'era e che votando no come lui; sempre Lui; da solo o con Brunetta Renato, Fini Gianfranco ed altri "compagni" dal 5 dicembre, alla fine dell'anno corrente si prende l'impegno di finire quel che non ha finito con la bicamerale D'Alema-Berlusconi di qualche tempo indietro.
...e per lo spacchettamento? io sono elettore prossimo e non un legislatore.

nb, se si poteva votare in percentuale, avrei votato volentieri un 40% per Enrico Berlinguer; un 30% per Benigno Zaccagnini, un 20% per Tina Anselmi e un 10% non lo avrei negato certamente a Sandro Pertini.
In certe leggi elettorali c'è il voto disgiunto, ma ora non è questo il contendere, nei referendum si risponde si o no al quesito, il "ni" non esiste
Quindi... e ripeto se le va bene cosi, voti no!
...certo affrontare un referendum costituzionale per togliere il CNEL che in 70 anni non ha prodotto nemmeno una legge e ci è costato 2.000 miliardi di vecchie lire, era da furbi.

21/10/2016 - 18:09

AUTORE:
casalinga

Rispondo punto su punto.

1) “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario".
Avendo letto il testo della modifica scritto in ostrogoto, avrei dei seri dubbi se con il sì la situazione migliora oppure diventa più confusa, ma ci sono molti articoli di modifica che sfido a dire che sono chiari e comprensibili, credo che nemmeno tutti i parlamentari li abbiano capite per bene.

2) "la riduzione del numero dei parlamentari".
D'accordo, ma onestamente non si può dire che bisogna modificare tutta la Costituzione per ridurre il numero dei parlamentari.

3) "il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni".
Figuratevi se non sono d'accordo, ma idem come sopra, e poi la riduzione è minima come ha documentato la Tesoreria di Stato.

4) "la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».
D'accordissimo, ma perché non si è provveduto a porre più quesiti all'elettorato in modo da potere votare non solo un sì o un no ma qualche sì e qualche no?

Elettore prossimo, a furia di esser semplice, diventa semplicistico, ma la cosa semplice non è. Comunque ho capito che dovrei rinunciare per metà al mio diritto di voto per una riforma confusa che non si capisce bene. No, grazie.

20/10/2016 - 21:01

AUTORE:
Elettore prossimo

...alla stessa casalinga della Valdiserchio ed a altri.

In tal di oggi: 20-10-2016 il TAR del Lazio CONFERMA che si vota per questo e non per diminuire/aumentare: debito pubblico, disoccupazione ed altro.
Quindi si decide con un SI o con un NO su questo.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::


«Approvate il testo della legge costituzionale concernente

“disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,

la riduzione del numero dei parlamentari,

il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,

la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

nb, è di una semplicità disarmante! se la casalinga della Valdiserchio vuol lasciare tutto così com'è, vota NO.

20/10/2016 - 18:37

AUTORE:
sempre la stessa casalinga

Premetto che sono piena di dubbi, ma di sicuro odio la retorica propagandistica e sono molto preoccupata per i nostri giovani con lavori precari e un futuro incerto o negato. Ai sostenitori del sì dico molto semplicemente: ci sono proposte e studi molto interessanti per migliorare e semplificare, senza rottamare la Carta vigente, senza cambiarla attraverso un referendum e senza trascinare il paese (messo malissimo per il debito, per la grave situazione economica e per la disoccupazione dei giovani) in uno stato di contrapposizione tra due schieramenti, che peggiorerà la situazione e che è l'esatto contrario dello spirito dei costituenti.
Dunque, nel dubbio voto no.

19/10/2016 - 20:17

AUTORE:
Votante prossimo

...che nel /47 non c'era la Commissione Europea che sovrintendeva ai nostri conti e organizzazione delle politiche compreso i 79 deputati europei che riscuotono ognuno di loro in un mese la cifra esatta di lavoro di un anno di nostro operaio.
Eppoi, le Regioni c'erano in Costituzione?
Ed ancora; la telematica che in tempo reale ci aggiorna più dei 945 deputati che il sabato e la domenica rientravano nei collegi per dirci "a mano" cosa succedeva in quel di Roma.
Ergo, togliendo i due "doppioni" Province-Senato si ritorna pari e tutti vissero felici e contenti.
Nb. Se Mosè scendesse ora fra noi con i comandamenti di Dio, forse ci troveremmo: non superare la velocità di 130 kh orari in caso di pioggia.

19/10/2016 - 11:08

AUTORE:
E-lettore

Fenomeno quindi, molto più complesso e non riducibile, come fa Gesualdi, a pochi aggiustamenti nazionali, compreso il no al referendum.
Ottima analisi, ma deludente soluzione.
Per il bicameralismo sappia la casalinga che fu introdotto dai Costituenti per una reciproca sfiducia ma che ha dimostrato negli anni di aggravare e rallentare la formulazione delle leggi e facilitare i molti complotti, non solo politici.
La ridefinizione dei vari compiti non mi piace particolarmente ma la preferisco comunque alla forma paritaria attuale.

18/10/2016 - 21:47

AUTORE:
Gio'

L'analisi fatta in questo articolo è lucida , fotografando una realtà spiacevole e drammatica, in modo obbiettivo e puntuale, efficace e realistico.....

Come dare torto alle critiche puntuali e circostanziate, agli argomenti documentati, all'evidenza sotto gli occhi di tutti....

Alla capacita di analisi, non segue un' altrettanto brillante enunciazione dei rimedi, dovuta alla scarsa comprensione delle ricadute dei fenomeni, alla sottovalutazione di possibili reazioni liberate automaticamente in conseguenza economica e sociale, e delle potenti dinamiche e spinte autogene ed indotte dalla cruda realtà dei fatti, dimostratesi empiricamente capaci di piegare e plasmare le buone e le giuste istanze della giustizia sociale, spazzandole come un fiume in piena che esonda rimodellando a piacimento il territorio....

Questo tipo di considerazioni, dure e pure, come tali pienamente condivisibili, hanno dimostrato il loro limite pratico, la loro intrinseca fragilità', gia in Inghilterra nel secolo XVIII esimo, quando gli operai tessili si ribellarono all'introduzione dei telai meccanici nelle filande, e non mi risulta che esista ancora un industria tessile nel regno unito....che tuttavia prospera ancora!

I Fenomeni economici sono inarrestabili e difficilmente controllabili, purtroppo!!!

Si può solo sperare di smussarne le asperità e ridurne i costi sociali, sviluppando politiche fiscali e sociali redistributive, minimizzarne gli effetti temperandone i rigori con un attenzione e un controllo serrati, strategie sociali e solidali, una programmazione economica avveduta e sensibile, introduzione di tecnologie e tecniche più innovative.....

... ma se si intende redistribuire e perequare le risorse, prima vanno create le condizioni favorevoli alla creazione delle stesse... con un ambiente adatto e favorevole che incoraggi investimenti ed impresa....

Compito arduo e difficile, anche alla luce delle argomentazioni non sempre peregrine che sottendono la filosofia del libero mercato delle merci e delle idee, che si giustificano, (mistificando strumentalmente esigenze di giustizia globale) anche con l'intenzione di offrir chances di sviluppo in ogni angolo del mondo.....

La soluzione va disegnata in un'armonizzazione delle politiche fiscali e sociali attraverso una serie di trattati internazionali, che ridefiniscano ruoli e compiti, nelle aree geografiche, tenendo insieme le esigenze produttive , economiche, di scambio, sociali, garantendo condizioni di vita decenti e uguale dignità, interpretando realtà locali, valorizzando le differenze, armonizzando l'umanità' rispettandone inclinazioni e aspettative....

globalizzandone i problemi ecologici, del clima, e della natura, della malavita, dell'inquinamento, i fenomeni delle migrazioni, la composizione dei conflitti, la salvaguardia della cultura e delle libertà , dei diritti civii e di religione....

Difficile ?... improbo? oneroso, nessuno sostiene sia un compito facile, ma l'unica strada percorribile è , ormai si è capito, il rispetto della persona umana, tutto il resto è conseguente....

18/10/2016 - 19:17

AUTORE:
casalinga della val di serchio

Cari commentatori del sì al referendum per partito preso, mi riesce difficile essere d'accordo con voi perché non entrate nel merito delle questione poste in questo articolo. Sembrate un po' troppo spavaldi e liquidate molto superficialmente e con una certa supponenza (forse anche con un po' di arroganza) le idee degli altri. Le battaglie antecedenti dello scrittore di questo articolo sono un po' più di sinistra della battaglia futura per il Ponte sullo stretto, mi pare.
Il bicameralismo: chi l'ha detto in quali studi sta scritto che è una cosa di un'altra epoca? E con questa riforma si supera il bicameralismo? Ho l'impressione che lo renda solo più confuso.
A me questo referendum non piace perché è confuso, spacca il paese che è sempre più indebitato e con una disoccupazione giovanile al 40%.
Non so dire se vincerà il sì o il no che nei sondaggi si equivalgono. E se alla fine vincesse il no? Altro che 1%. So solo che questa spaccatura e la confusione che crea questa riforma pasticciata non farà bene all'Italia sia se vincesse il sì sia se vincesse il no.

18/10/2016 - 8:45

AUTORE:
Santommaso

...è la contestazione di chi rappresenta l'1%.
Vedere (anche battaglie antecedenti) per credere.

17/10/2016 - 16:53

AUTORE:
Estimatore, ma non sempre

sei una persona intelligente e fai una campagna lodevole contro i tanti mali della nostra società ma ogni tanto prendi degli abbagli, uno quando volevi sistemare tutto abolendo unilateralmenete il nostro debito pubblico (esame corretto, rimedio purtroppo campato in aria), ora tiri fuori una filippica a favore del bicameralismo (scelta scellerata di un'altra epoca) e sulla lotta nazionale al profitto mondiale.
Come tutte le sinistre, estreme o meno, che si sprecano per avere tutto e gira gira non hanno mai ottenuto niente.
Bisognerebbe sempre stare con i piedi per terra invece di fluttuare a mezza altezza.