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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Pas - Marina di Vecchiano
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Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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Massimiliano Angori, Presidente
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X non dimenticare £1936, 27=1€
Grazie a Prodi .....
•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvifico silenzio
È il primo maggio, uno splendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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Indietro, indietro...

23/10/2016 - 17:44

Entriamo in un argomento di attualità con uno stralcio liberamente ripreso da "Pisa come, perché" a cura di Silvano Burgalassi e Anna Chimenti-Fiamma edito da Nistri-Lischi (Pisa 1984).
Il volume ha per sottotitolo: "Esplorazione nella cultura del territorio" e tratta di molteplici argomenti che vanno dall'economia al vernacolo, dalla scuola alla storia locale.
Di B. Casini
Le attività economiche a Pisa nel basso medioevo
[...] Nel XII secolo il Comune dovette provvedere, per ragioni di sicurezza, a costruire una nuova (che fu l’ultima) cerchia di mura ed è quella che rimane in gran parte anche oggi.
La vita economica era caratterizzata da una miriade di microeconomie a carattere artigianale. Ogni capofamiglia in una piccola bottega, che molto spesso era situata nella stessa abitazione, svolgeva un mestiere ed in questa sua attività era sovente aiutato dalla moglie e dai figli e, qualche volta, da garzoni non appartenenti al nucleo familiare.
Il lavoro si consegnava al richiedente (non si effettuavano lavori a domanda incerta) il quale, molto spesso, pagava in generi di natura, data la grande penuria di monete.
I più bravi, i più attivi, i più intraprendenti si sollevarono da quell’amorfo ambiente di piccoli artigiani ingrandendo bottega mentre altri per incapacità, disgrazie o scarsa attività, furono costretti a chiedere lavoro a coloro che avevano “ingrandito bottega”.
Nacquero le corporazioni, libere associazioni costituite da coloro che esercitavano uno stesso mestiere.
Esse potevano essere: gentilizie, mercantili e artigianali.
Le corporazioni esercitavano funzioni economiche, politiche, giudiziarie, artistiche, tributarie, militari, religiose e assistenziali. In altre parole si proponevano di:
distribuire equamente fra gli iscritti le materie prime, impedire le sofisticazioni e le frodi nelle produzioni, evitare crisi di sovrapproduzione, vigilare affinché i vari prodotti fossero venduti al giusto prezzo;
inviare i propri capi nei consigli del Comune per fare conoscere i problemi della corporazione e influenzare le decisioni sia di politica interna che estera;
dirimere le vertenze fra i soci che non ottemperassero alla disposizione dei consigli;
operare in modo da produrre merci sempre migliori e più perfezionate;
distribuire tra i soci le gravezze e gli oneri imposti dal Comune;
in caso di guerra, organizzare militarmente gli iscritti;
tributare a Dio, alla Vergine e al Santo protettore l’ossequio religioso e suffragare le anime dei soci morti;
istituire un ospedale per l’assistenza agli ammalati dell’arte, dare aiuto ai più bisognosi e a coloro che non potevano più svolgere attività lavorative;
offrire assistenza alle vedove e agli orfani degli artigiani morti.

 
Nell’ambito di ogni corporazione non vi era contrapposizione di interessi tra il capo e i lavoranti, ma tutti vivevano come se si trattasse di componenti di una stessa famiglia. Si entrava nell’arte in qualità di garzoni; dopo un certo periodo di apprendistato si passava al gradino superiore di lavoranti e quando si era acquistata una sicura abilità professionale, dopo avere superato un esame, si diventava maestri.[...]

 

…e questo era il milletrecento!


In questi anni un poeta della poesia comico-realistica, Folgore da San Geminiano, scriveva una serie di sonetti: “La corona dei mesi dell'anno” e quella "della settimana"
Siamo D'ottobre:


Di ottobre nel contà c'ha buono stallo,
e' pregovi, figliuoi, che voi n'andate;
traetevi bon tempo ed uccellate
come vi piace, a piè ed a cavallo.
 
La sera per la sala andate a ballo,
e bevete del mosto ed inebriate,
ché non ci ha miglior vita, en veritate:
e questo è vero come 'l fiorin giallo.
 
E poscia vi levate la mattina,
e lavativ'el viso con le mani;
lo rosto e 'l vino è bona medicina.
 
A le guagnele, starete più sani,
ca pesce in lag' o fiume o in marina,
avendo meglior vita di cristiani!


Cenne da la Chitarra, anch'esso poeta trecentesco e contemporaneo di Folgore, scrisse anch'egli dei sonetti sui mesi che intitolò:
"Risposta per contrarî ai sonetti de’ mesi di Folgore da San Geminiano".
Ecco il suo:
D'ottobre
 
D’ottobre vi conseglio senza fallo
che ne la Falterona dimorate,
e de le frutta, che vi so’, mangiate
a riglie grand’, e non vi canti gallo.
 
Chiare vi son l’acque come cristallo;
or bevete, figliuoli, e restorate;
uccellar bono v’è a’ varchi, en veritate,
ché farete nel collo nervo e callo,
 
in quellaire ,che dè sottile e fina:
ben stanno en Pisa più chiari i pisani,
e ’l genovese lungo la marina.
 
Prendere ’l mi’ consegl’ non siate vani:
arosto vi darò mésto con strina,
che ’l sentiranno i piedi con le mani. 

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