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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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Massimiliano Angori, Presidente
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Doppio evento a Vecchiano per l'80esimo anniversario della Liberazione d'Italia.
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvivico silenzio
È il primo maggio, uno slpendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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"Inimicizia fraterna"
di Robinson

26/3/2017 - 17:41

Parlando di Pisa e di Livorno, città geograficamente distanti un tiro di schioppo, ma lontane in modo siderale per atteggiamento di vita e filosofia dell’esistenza, non si può trascurare l’accesa rivalità e ostilità preconcetta, immotivata, ma profonda e assolutamente non epidermica, che pervade le due popolazioni nei rapporti reciproci.
 
Intendiamoci, la Toscana è la regione dei campanili, financo dei quartieri e delle contrade,  delle contese locali, delle realtà comunali, delle lotte fratricide fra guelfi e ghibellini, dunque la singolare dicotomia tra la citta Alfea e quella labronica, si innesta su una lunga tradizione di rivalità e vivaci dispute, consuetudine al confronto acceso, propensione al litigio , al contenzioso futile e gratuito, all’antipatia fraterna e reciproca tra borghi e villaggi.
 
Tuttavia la contesa e il dissidio tra Pisa e Livorno, trascende ogni altra tradizione, esonda e tracima in modo incontrollato e anarchico, trasuda nelle azioni della vita quotidiana, nei comportamenti e negli atteggiamenti, diventando esperienza liberatoria di popolo, esercizio di riaffermazione di una precisa identità, etnica, sociale, di appartenenza quasi tribale di gruppo…
 
Livorno, citta affacciata impudicamente sul mare, si lasca voluttuosamente abbracciare dalle sue suggestioni, anzi si abbandona al piacere dei sensi, in una carnalità generosa, vivendo alla giornata e seguendo logiche del carpe diem, della dissipazione ed abbandono al puro godimento nell’attimo fuggente, sviluppando un fatalismo concreto e un energia primordiale, che confluiscono nel carattere sarcastico e anticonvenzionale, irrispettoso e goliardico delle sue genti…
 
Pisa, algida e nobile, onusta di glorie marinare, ricca di memorie storiche gloriose, di monumenti spettacolari, centro universitario di eccellenza, polo di ricerche d’avanguardia, consolidate tradizioni civili, titolare di un carattere fiero e intollerante alle prevaricazioni, gelosa della sua autonomia e capacita decisionale, nonché del suo passato, di fiera dominatrice del Mediterraneo e competitrice di Firenze a livello regionale….
 
In realtà, i motivi del contendere sono stati concreti e pulsanti, fin dalla fondazione di Livorno, ad opera dei fiorentini, vittoriosi su Pisa, ma timorosi della sua forza e sospettosi di rivincite.
Lasciarono che la citta declinasse lentamente nelle attività economiche e favorirono l’interramento progressivo del porto, preferendo costruirne uno ex novo all’imboccatura meridionale, di quello Alfeo, in località Triturrita dove sorgeva da sempre, il villaggio di Santa Maria de Liburnae, pisano a tutti gli effetti…
 
Da quel momento ogni successo e progresso livornesi, comportarono un ridimensionamento di Pisa, lanciando i labronici con un certo successo a protendersi nell’ emulare le gesta della rivale, senza mai riuscirci appieno, innescando in questo modo astio e rancore vicendevole, che non si sono attenuati nel tempo…
 
Per un livornese, ribadire l’ostilità per Pisa, ed inventare nuovi sberleffi al suo indirizzo, è una pratica quotidiana, una prova iniziatica,  una legittimazione di appartenenza, un meccanismo di rafforzamento di coesione sociale identitaria.
Specularmente i pisani si consolano per la perdita del rango passato, accanendosi sulla causa apparente del loro declino….
 
Ma si critica e si interagisce con chi si ama e per assurdo le “pesanti attenzioni” reciproche, ribadiscono l’effettiva fratellanza, sintonia   
e comuni intenti, di genti orgogliose e fiere, che hanno bisogno del proprio alter ego, come del pane e dell’acqua, per definire una precisa proiezione di se stessi nel mondo….

 

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