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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
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Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Consip, Renzi
“Il fango finirà addosso a chi ha falsificato le prove”
ANSA

16/9/2017 - 8:31


Renzi sul caso Consip: “Hanno provato a colpire me, verrà colpito chi ha tradito lo Stato”

 

La procuratrice Musti aveva parlato di un complotto per colpire l’allora premier. Il colonnello dei carabinieri De Caprio: «Mai parlato del premier»«Se un carabiniere falsifica prove, se un agente dei servizi segreti si intrufola dove non dovrebbe e c’è chi usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, la verità prima o poi arriva.

 

Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato». Parola di Matteo Renzi che da Milano interviene sulla vicenda Consip alla luce dei nuovi sviluppi che hanno coinvolto la pm Musti e il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo. «Lo scandalo Consip è nato per colpire me, finirà per colpire chi ha falsificato le prove contro il presidente del Consiglio» spiega.

«C’è un giudice a Roma e ci fidiamo del giudice. Piena e totale fiducia nel lavoro della procura e di quel giudice». «Pretendiamo che la verità venga fuori», aggiunge.

 

 Consip, Renzi: “Il fango finirà addosso a chi ha falsificato le prove”ANSA

La difesa del Capitano Ultimo  «Non ho mai svolto indagini per fini politici. Soprattutto, non ho mai parlato di Matteo Renzi con nessuno, nemmeno con la dottoressa Musti». Si difende così il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Totò Riina tirato dentro l’inchiesta Consip dall’audizione della procuratrice di Modena Lucia Musti. La circostanza apre un nuovo filone nell’inchiesta sulla Centrale acquisti della pubblica amministrazione.

  Le accuse della pm  A far vacillare la posizione di «Ultimo» (che non sarebbe ancora indagato, ma potrebbe essere iscritto nel registro nelle prossime ore) le dichiarazioni della procuratrice di Modena Musti che durante l’audizione tenuta a luglio scorso al Csm ha riferito che durante alcuni incontri tra lei, De Caprio e il maggiore del Noe Gianpaolo Scafarto (già indagato per numerosi falsi e violazioni del segreto nell’inchiesta Consip) i due le avrebbero detto: «Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi».

 

Scafarto e Ultimo sono descritti durante la seduta come due personaggi «spregiudicati» e «esaltati».   Il contenuto dei colloqui  Gli ex ufficiali del Noe avrebbero spiegato alla procuratrice che le due “bombe” erano rappresentate dall’inchiesta sulla Cpl Concordia, e dall’indagine su Consip.

 I colloqui sarebbero avvenuti nella primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, infatti, la procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. In quelle carte c’era anche la conversazione tra l’ex premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. La Musti ha spiegato di essersi sentita più volte sottopressione soprattutto sull’inchiesta sulla Cpl Concordia.  

 

 Il papà di Renzi  Il legale di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, ritiene che quanto sta emergendo sull’inchiesta Consip dopo l’audizione della procuratrice di Modena rende la situazione «ancora più inquietante, soprattutto se l’attacco era al presidente del Consiglio attraverso un uso distorto dell’apparato giudiziario: siamo in un terreno che si chiama eversione». Il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi che hanno acquisito le carte dal Csm si riuniranno la settimana prossima a piazzale Clodio per analizzarle.

Solo dopo una prima valutazione i pm romani decideranno se iscrivere o meno nuove persone sul registro degli indagati.  ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::.

 La danza macabra


di Mattia Feltri, La Stampa

 

«Arriviamo a Renzi», ha detto Gianpaolo Scafarto, carabiniere, storico collaboratore del pm John Henry Woodcock. «Lei se vuole ha una bomba in mano», ha detto al procuratore di Modena, Lucia Busti, che lo ha raccontato al Csm dicendo che Scafarto le sembrava un esagitato. Sentiva l’odore del sangue.

Come sa chi ha seguito la storia, Scafarto ha alterato prove a danno del padre dell’allora presidente del Consiglio. «Arriviamo a Renzi». È da tempo che noi della «Stampa» parliamo di una vicenda dai risvolti eversivi, però l’aria è quella da lustri.  

 Quando 25 anni fa venne arrestato Mario Chiesa, e si aprì Mani pulite, una delle prime domande che gli posero è che cosa sapesse dei rapporti fra Craxi e Ligresti. Molti uscirono di galera dicendo che agli inquirenti essenzialmente interessava un nome, il nome di Craxi. «Io a quello lo sfascio», disse Antonio Di Pietro riferendosi a Silvio Berlusconi in vista di un processo da cui poi Berlusconi è uscito indenne.

Qualcuno con stile, altri meno, ma di esagitati se ne sono visti parecchi, parlavano di rastrellamenti, processo al sistema. Negli anni si sono succedute condanne e assoluzioni, e la statura dei leader la stabilirà la storia, non i tribunali: Mao morì incensurato e non ricordiamo il mazzettaro Helmut Kohl, ricordiamo un gigante.

Ma il punto non è questo. Il punto è che da 25 anni balliamo in una guerra di istituzioni, fra una magistratura che si bea nella caccia al pezzo grosso, purchessia, e una politica che immersa nei suoi maneggi, spesso illegali, piagnucola viltà. 



 

Fonte: La Stampa.it
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19/9/2017 - 9:01

AUTORE:
leonardo bertelli Migliarino

...che ad andarti contro pelo ( toccarti il tuo Segretario ), reagisci subito , però se tu leggessi un po' meglio capiresti di più . Ho scritto " premesso che ", " vedremo ", non ho dato niente per scontato .
Sono , siamo , in attesa dei prossimi sviluppi .
Nel frattempo , annaffia l'orto...

18/9/2017 - 11:40

AUTORE:
Bruno della Baldinacca

Ecco; io aspetterei un menutino a spiattellà quel che dice il giornale dei 5 esse, perchè come dice ir figliolo di Tiziano Renzi: ir tempo gliè galantomo e...Bruno della Baldinacca aggiunge: la broscia gira gira 'asca 'ncapo a chi la tira.

...poi non c'è peggior nemico degli ekkese; Vedi Travaglio, Furio Colombo, Antonio Padellare, Peppino Caldarola ed altri oltre i direttori dell'Unità che per mangià enno 'ndati via dall'Unità, giornale ormai ultranovantenne ed inservibile a tutti gli effetti per approdare ar Fatto (che non è più fatto come quando lo leggevano i vecchianesi Chicca e Tabucchi).

Chi vivrà vedrà e aggiungo: la ragione non sta mai da una parte sola, ma se la percentuale è: 93% a 3% con 4% di astenuti, una ragione ci sarà o no!?!
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Poi senti cosa ha detto il bagliniano Renzi al TG 5.

Ai giovani della scuola di politica del PD, oggi più che mai, non possiamo che insegnare un concetto semplice: il rispetto per le istituzioni, SEMPRE. Anche in questi giorni un po' confusi in cui emergono particolari inquietanti sul caso #Consip, un politico con la coscienza a posto sa che il tempo è galantuomo. Sa che per un Carabiniere che sbaglia ce ne sono migliaia che fanno il loro lavoro con un encomiabile, straordinario senso dello Stato. Un politico con la coscienza a posto crede nella magistratura, non solo quando le sentenze sono favorevoli. Un politico con la coscienza a posto aspetta di conoscere la verità. Oggi, sul caso Consip, e in tutti gli altri casi. Sempre. Con grande rispetto e grande fiducia nelle istituzioni della Repubblica Italiana.
- Matteo Renzi ieri sera al TG5

17/9/2017 - 12:21

AUTORE:
leonardo bertelli Migliarino

Premesso che le indagini non sono ancora finite , c'è da rimarcare la prima sentenza . Il funzionario della Consip , Gasparri , indagato con Romeo , ha patteggiato 1 anno e otto mesi di pena . Questo , cosi facendo
si è tolto dall'inchiesta , ma dimostra che le indagini dei Pm non sono infondate . Vedremo come si evolveranno , e Turani se ne faccia una ragione...
La fonte è il " Fatto quotidiano ", disponibile nella sez. Giornali della Voce.
Così..., a scanso di equivoci...

16/9/2017 - 10:31

AUTORE:
Lettore in attesa

In mancanza di cani " loroli" della VDS fanno abbaiare anche le volpi.
Cosa vuoi che sia un tentato golpe a fronte di notizie nostrane; che non arrivano al giornale locale del tipo:
Pannilunghi, Stringato, Marchetti, Maini, Niccolai, Tizzanini, Possenti; sono pronti al sostegno di D'Alema Massimo per la nuova legge elettorale presentata da Lui medesimo il 19/12/1916 e successivo ridimensionamento dei deputati e senatori come pattuito con la brigata del no referendario.
Seguirà avviso di riunione da Pubblicare sui social d'ogni seme.
Sono in fremente attesa di prese di posizioni locali che spostiamo l'asse mondiale...o Italiano t'ho!

16/9/2017 - 9:55

AUTORE:
Lettore scontento

Questa è pura propaganda politica. C'è il solito Turani che spara le sue cazzate che qualche redattore riprende e pubblica cercando di tirare l'acqua al suo mulino (a quello di Renzi) come se il Turani leggesse la Voce del Serchio.
Il redattore dovrebbe capire che questi mezzucci allontanano l'acqua da quel mulino e rafforzano l'idea che al giornale manca la necessaria obbiettivita politica

16/9/2017 - 8:46

AUTORE:
di GIUSEPPE TURANI | 15/09/2017

Via dalla segreteria e da tutto. Il piano è di Mdp più alcuni interni.

E’ in corso una manovra politica di nessuna eleganza e di così basso livello politico da rischiare di portare all’autodistruzione del Pd, che è e rimane l’unico partito un po’ riformista di questo paese. La manovra è sottile, anche se abbastanza volgare, e si compone di vari step:

1- Elezioni siciliane. Il Pd, come è atteso da tutti, viene sconfitto. Da qui parte tutto il resto.

2- Matteo Renzi, segretario con il 70 per cento dei voti, viene messo sotto accusa: ecco a cosa porta la tua linea.

3- Esiste una sola salvezza per la sinistra italiana, rieditare una specie di Ulivo: dal Pd fino a dove si può, compreso quindi Mdp, Pisapia e altri che vorranno.

4- E’ chiaro che in una formazione del genere ci vuole un leader non divisivo.

5- Renzi è stato la ragione di tante divisioni, storicamente. Quindi non può essere lui il leader. Spiace, ma deve farsi da parte, meglio se torna a casa, dalla moglie e dai suoi bimbi.

6- Anche perché il leader non divisivo lo abbiamo già, dicono i sostenitori di questa operazione, e si chiama Gentiloni.



In questa brigantata convergono gli interessi dei signori di Mdp, che sono usciti dal Pd con grande strepito, ma che si stanno accorgendo che rischiano di non vedere mai più uno scranno parlamentare in vita loro. E quindi vogliono ritornare in pista, ma con i voti del Pd, ovviamente, mica i loro che non esistono. E quelli degli “interni” (Franceschini, Orlano, Emiliano, ecc.), ben felici di liberarsi di un segretario così ingombrante e popolare. E, infine, ci sono anche le brave persone come Pisapia che inseguono testardamente il fantasma di una sinistra unita per restaurare l’articolo 18 e fare contenta la Cgil.

Insomma, una sorta di festival del “vecchio”, del già visto, e dello scartato secoli fa.

L’operazione, si diceva, non è di alcuna eleganza. Ma verrà portata avanti con decisione: o adesso o mai più.

Se c’è un momento per fare fuori Renzi e liberarci di lui, si raccontano i congiurati, sarà subito dopo le elezioni siciliane. E bisognerà colpire duro.

Dietro l’angolo già si intravede un Pd con segretario Franceschini, Emiliano e Orlando in segreteria e Gentiloni (o un altro) come candidato premier.

Un affare dal 12 per cento di voti. E la fine di una sinistra finalmente liberal. Tornano le mucche nel corridoio e i tacchini sul tetto. Buone le vecchie magliette.
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Due cretini

Il complotto contro Renzi: una comica sgangherata, ordita da balordi.

di Giuseppe Turani | 16/09/2017

Non credo al complotto contro Renzi. Credo a una cosa più sottile, quasi impalpabile. Mi spiego. Dopo la sconfitta sul referendum del 4 dicembre e le sue dimissioni da presidente del Consiglio, seguite anche da quelle di segretario del Pd, Renzi appare un uomo finito. E allora alcuni personaggi minori della commedia italiana, dal Pm Woodcock al capitano (oggi maggiore) Scafarto, decidono che si può colpire impunemente, dando il colpo di grazia. Si riaprono così vecchi dossier e si va alla ricerca anche di quello che non c’è. Tanto al polverone mediatico penseranno i giornalisti amici, seguiti subito dopo dalle televisioni.

L’idea è grossa: far fuori Renzi, cioè l’uomo che è stato fino a poco prima al centro di tutti i giochi e che ancora resiste sulla scena. Per Woodcock, poi, sarebbe la seconda volta, aveva già fatto fuori Prodi e Mastella con lo stesso sistema: chiacchiere.

Cosa hanno da guadagnarci i due? Niente. Se non l’ambizione di essere specializzati nel liquidare presidenti del Consiglio o ex, appena scesi di incarico. Fra i colleghi, al circolo ufficiali, conta molto di più aver liquidato un Renzi che un contrabbandiere di sigarette.

L’orrenda coppia fa qualsiasi cosa. Mettono microspie nell’ulivo di casa Renzi e nel muretto di confine, nel portone, vanno a frugare nella merda (letteralmente), interrogano chiunque, distrattamente sbagliano certe trascrizioni. Insomma, si impegnano. E parecchio.

Per loro sfortuna, per una questione di mera competenza l’indagine viene sfilata dalle loro mani e trasferita a Roma, dove ci sono magistrati un po’ più seri. Come prima cosa sbattono fuori dall’inchiesta Scafarto e i suoi carabinieri: poco affidabili. Anzi, del tutto inaffidabili. Roba da vergognarsi come ladri di noccioline. Ma questi sono carabinieri speciali. Non fanno una piega e continuano, di quando in quando, a far filtrare qualche pezzo di indagine ai giornalisti amici. Tutti indagati, anche lo stesso pm Woodcock.

E qui si apre un mistero. Come mai Roma procede così lentamente nei suoi confronti? Il pm Ielo, che ha in mano la pratica, non è un tiratardi, è cresciuto alla scuola di Mani Pulite, sa come si fa a muoversi in fretta.

Allora? Io avanzo un sospetto. Woodcock è un uomo finito come magistrato, potrà solo cambiare mestiere. Gli insuccessi di cui è costellata la sua carriera sono talmente tanti che io non lo vorrei nemmeno a fare il portiere a casa mia.

Penso che i magistrati vadano lentamente perché sperano che Woodcock abbia il buonsenso di dimettersi, evitando al Csm la figura e il fastidio di dover espellere uno dei loro dai ranghi della corporazione.

Ma Woodcock non si dimette. Spera sempre in un colpo di scena, in una confessione clamorosa, in un testimone appena appena attendibile. Tutto materiale che finora non ha trovato.

Ma c’è di più. Questo sarebbe, secondo le accuse iniziali, un caso di corruzione (o concussione). In entrambi i casi al centro ci deve essere del denaro: qualcuno che paga qualcun altro per fare ciò che non dovrebbe essere fatto.

Ma qui, dopo un anno in cui hanno frugato ovunque, non è emerso un assegno di cento euro e nemmeno di dieci. La prima cosa che dovevano trovare era il denaro: ma non esiste. Primo caso al mondo di corruzione senza soldi.

Solo chiacchiere. Tizio ha detto, Caio avrebbe ascoltato, Sempronio sapeva...

Non è un complotto. Se fosse questo, qualcuno dalle Bahamas avrebbe provveduto a versare qualche milione sui conti di Tiziano Renzi o addirittura di Matteo. Invece non c’è niente. Nemmeno una pelliccia dubbia alla signora Agnese. Zero.

Se alla fine si dimostrerà che questo è un complotto (e che io quindi ho torto), devono averlo organizzato i più stupidi complottisti del pianeta.

Invece temo che sia solo il pasticcio di due napoletani (o colà residenti) desiderosi di farsi notare, brandendo lo scalpo di Tiziano e di Matteo Renzi.

Due cretini.