Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
Renzi sul caso Consip: “Hanno provato a colpire me, verrà colpito chi ha tradito lo Stato”
La procuratrice Musti aveva parlato di un complotto per colpire l’allora premier. Il colonnello dei carabinieri De Caprio: «Mai parlato del premier»«Se un carabiniere falsifica prove, se un agente dei servizi segreti si intrufola dove non dovrebbe e c’è chi usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, la verità prima o poi arriva.
Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato». Parola di Matteo Renzi che da Milano interviene sulla vicenda Consip alla luce dei nuovi sviluppi che hanno coinvolto la pm Musti e il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo. «Lo scandalo Consip è nato per colpire me, finirà per colpire chi ha falsificato le prove contro il presidente del Consiglio» spiega.
«C’è un giudice a Roma e ci fidiamo del giudice. Piena e totale fiducia nel lavoro della procura e di quel giudice». «Pretendiamo che la verità venga fuori», aggiunge.
Consip, Renzi: “Il fango finirà addosso a chi ha falsificato le prove”ANSA
La difesa del Capitano Ultimo «Non ho mai svolto indagini per fini politici. Soprattutto, non ho mai parlato di Matteo Renzi con nessuno, nemmeno con la dottoressa Musti». Si difende così il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Totò Riina tirato dentro l’inchiesta Consip dall’audizione della procuratrice di Modena Lucia Musti. La circostanza apre un nuovo filone nell’inchiesta sulla Centrale acquisti della pubblica amministrazione.
Le accuse della pm A far vacillare la posizione di «Ultimo» (che non sarebbe ancora indagato, ma potrebbe essere iscritto nel registro nelle prossime ore) le dichiarazioni della procuratrice di Modena Musti che durante l’audizione tenuta a luglio scorso al Csm ha riferito che durante alcuni incontri tra lei, De Caprio e il maggiore del Noe Gianpaolo Scafarto (già indagato per numerosi falsi e violazioni del segreto nell’inchiesta Consip) i due le avrebbero detto: «Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi».
Scafarto e Ultimo sono descritti durante la seduta come due personaggi «spregiudicati» e «esaltati». Il contenuto dei colloqui Gli ex ufficiali del Noe avrebbero spiegato alla procuratrice che le due “bombe” erano rappresentate dall’inchiesta sulla Cpl Concordia, e dall’indagine su Consip.
I colloqui sarebbero avvenuti nella primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, infatti, la procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. In quelle carte c’era anche la conversazione tra l’ex premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. La Musti ha spiegato di essersi sentita più volte sottopressione soprattutto sull’inchiesta sulla Cpl Concordia.
Il papà di Renzi Il legale di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, ritiene che quanto sta emergendo sull’inchiesta Consip dopo l’audizione della procuratrice di Modena rende la situazione «ancora più inquietante, soprattutto se l’attacco era al presidente del Consiglio attraverso un uso distorto dell’apparato giudiziario: siamo in un terreno che si chiama eversione». Il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi che hanno acquisito le carte dal Csm si riuniranno la settimana prossima a piazzale Clodio per analizzarle.
Solo dopo una prima valutazione i pm romani decideranno se iscrivere o meno nuove persone sul registro degli indagati. ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::.
La danza macabra
di Mattia Feltri, La Stampa
«Arriviamo a Renzi», ha detto Gianpaolo Scafarto, carabiniere, storico collaboratore del pm John Henry Woodcock. «Lei se vuole ha una bomba in mano», ha detto al procuratore di Modena, Lucia Busti, che lo ha raccontato al Csm dicendo che Scafarto le sembrava un esagitato. Sentiva l’odore del sangue.
Come sa chi ha seguito la storia, Scafarto ha alterato prove a danno del padre dell’allora presidente del Consiglio. «Arriviamo a Renzi». È da tempo che noi della «Stampa» parliamo di una vicenda dai risvolti eversivi, però l’aria è quella da lustri.
Quando 25 anni fa venne arrestato Mario Chiesa, e si aprì Mani pulite, una delle prime domande che gli posero è che cosa sapesse dei rapporti fra Craxi e Ligresti. Molti uscirono di galera dicendo che agli inquirenti essenzialmente interessava un nome, il nome di Craxi. «Io a quello lo sfascio», disse Antonio Di Pietro riferendosi a Silvio Berlusconi in vista di un processo da cui poi Berlusconi è uscito indenne.
Qualcuno con stile, altri meno, ma di esagitati se ne sono visti parecchi, parlavano di rastrellamenti, processo al sistema. Negli anni si sono succedute condanne e assoluzioni, e la statura dei leader la stabilirà la storia, non i tribunali: Mao morì incensurato e non ricordiamo il mazzettaro Helmut Kohl, ricordiamo un gigante.
Ma il punto non è questo. Il punto è che da 25 anni balliamo in una guerra di istituzioni, fra una magistratura che si bea nella caccia al pezzo grosso, purchessia, e una politica che immersa nei suoi maneggi, spesso illegali, piagnucola viltà.