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SAN GIULIANO TERME-Rigoli
Al Museo Radico in mostra la collezione di grani antichi toscani

28/11/2017 - 11:54

Al Museo Radico in mostra la collezione di grani antichi toscani
Verrà illustrata il 30 novembre, per l’inaugurazione del nuovo allestimento del museo di Rigoli


SAN GIULIANO TERME L’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Radico è l’occasione per presentare anche l’esposizione, ora più arricchita, dei grani antichi toscani. I nuovi frumenti sono stati consegnati al Museo dalla Tenuta di Cesa (Centro per il collaudo e trasferimento dell'innovazione - Ente Terre Regionali Toscane). Sono dieci varietà - Sieve, Frassineto 405, Gentil Rosso, Gentil Rosso Aristato, Gentil Bianco, Acciaio, Inallettabile, Bianco Nostrale, Mentana - che rappresentano una parte significativa di tutti i grani antichi iscritti al repertorio regionale e vanno ad aggiungersi alle 15 varietà, fra spighe e granelle, già in mostra. 
A curare la ricerca che ha accompagnato questo lavoro espositivo, è stata Lisetta Ghiselli, PhD del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente (DISPAA)dell’Università degli Studi di Firenze, che insieme al prof. Stefano Benedettelli, genetista, ha lavorato sugli aspetti agronomici e le caratteritiche tecnologiche delle farine dei frumenti teneri iscritti al repertorio regionale.
Una parte di questa collezione, ora in mostra al Museo, proviene dalla collezione di Fontarronco dei conti di Frassineto dove dal 1922 al 1950 ha svolto l’attività di breeding il genetista Marco Michahelles, che ha sviluppato molte delle varietà di frumento tenero diffuse e coltivate in Toscana e sul territorio nazionale, alcune di queste poi recuperate e iscritte al Repertorio regionale delle varietà da conservazione. Altro materiale presente nella collezione è stato richiesto all’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura dell’EnteCRA di Bergamo e alla banca del germoplasma americana USDA (United States Department of Agriculture); infine, c’è anche germoplasma dell’Ente Toscano Sementi (ETS).
Una ricerca che viene da lontano
Le ricerche di Benedettelli e Ghiselli sui grani antichi cominciano nei primi anni 2000, ed entrano nel vivo nel 2005, quando i due ottengono finanziamenti importanti su due progetti: uno del Miur (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) sulle caratteristiche funzionali del frumento; l’altro, sostenuto dalla Fondazione MpS, sulle nuove prospettive di queste caratteristiche per la valutazione della qualità dei cereali. Il primo ha visto l’importante e del tutto nuova collaborazione tra gruppi di ricerca del settore agronomico e quelli del settore medico. L’obiettivo del progetto è stato quello di valutare e valorizzare le vecchie varietà di frumento tenero e duro sotto il profilo della caratteristiche nutrizionali e funzionali in confronto con varietà moderne. Nel 2008 poi la ricerca è virata sull’attività di recupero, di caratterizzazione e iscrizione del germoplasma toscano di grano tenero, svolta insieme all’agenzia ARSIA della Regione Toscana. Nel 2010 quindi, le prove sperimentali. Supportati dalla provincia di Siena, i ricercatori sono andati direttamente sulle terre di aziende biologiche e biodinamiche, per testare sul campo il loro lavoro e promuovere le vecchie varietà di frumento tenero.
Fanno bene (e si coltivano bene)
Molte di queste vecchie varietà hanno proprietà nutrizionali-funzionali importanti, pur avendo caratteristiche tecnologiche piuttosto scadenti, o comunque molto al di sotto delle varietà moderne, e quindi di difficile impiego nella trasformazione industriale. In particolare si è potuto vedere su un campione di 10 varietà di frumento tenero (4 nuove e 6 vecchie varietà) che il contenuto di lignani, un gruppo di sostanze con proprietà antiossidante e con accertati effetti benefici sulla salute, soprattutto di alcune molecole è risultato maggiore nelle varietà antiche rispetto alle moderne. Altre molecole inoltre, sono risultate essere presenti solo nelle varietà antiche.

Le varietà di frumento antiche sono quindi un’importante fonte di variabilità genetica, soprattutto per le proprietà nutritive. Si tratta quindi di varietà che potrebbero costituire un nuovo modello di alimentazione in grado di stimolare nuove filiere produttive, compatibili non solo con il buon cibo, ma anche con la buona agricoltura. Le nuove varietà di grani infatti, sono state selezionate per fornire alte rese e un elevato contenuto di proteine, finalizzati alla trasformazione industriale. Hanno quindi bisogno di un elevato apporto di concime azotato oltre al controllo chimico delle infestanti, al contrario delle varietà antiche. Le varietà antiche invece, sono in grado di esprimersi al meglio in condizioni di agricoltura a basso input (biologica e biodinamica) riuscendo a fornire rese accettabili e con un buon livello di proteine. Sembrano avere una buona adattabilità all’ambiente di coltivazione senza dosi di concime e riescono ad usare al meglio la cosiddetta forza vecchia presente nel suolo. Rappresentano quindi una forma di agricoltura sostenibile, perché sviluppata con varietà che si adattano al territorio e non secondo la logica inversa. -- 


















Fonte: Cinzia Colosimo
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