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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
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Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Le Parole di Ieri
Da Sottellera a Spicca

4/12/2017 - 10:28

SOTTELLERA

 Lett: nc.
La sottellera o ciottellora è la comune lucertola.
Era la preda preferita dei ragazzi che avevano avuto in dono, per Natale o per essere passati alle medie, una carabina a pallini, la famosa Diana.
C’era anche il modo di catturare le lucertole senza ucciderle utilizzando per questo scopo un semplice filo di avena, quei fili di erba alti che si trovano sui cigli delle fosse e che in cima hanno una serie di piccoli fusi che si staccano tirandoli con la mano chiusa e che si possono lanciare rimanendo attaccati ai vestiti.
Tolti questi la cima flessibile viene ripiegata a formare un cappio sottile dove, con cautela, si fa passare la testa della lucertola. Quando il cappio è arrivato al collo si tira rapidamente, il nodo si stringe e la lucertola rimane imprigionata.
Le lucertole, in epoca pre-Kit-Kat, erano spesso preda dei gatti, specie quelli vecchi divenuti meno agili e poco adatti alla cattura dei topi, rappresentando però un ben misero pasto.
Da questo prende origine il detto, rivolto ad un ragazzo piccolo e magro: “Ma cosa ti dà da mangià tu mà, le sottellere?
 
SPANNOIARE
Lett: nc.
Intraducibile in italiano, forse non esiste nemmeno un verbo che indichi la stessa identica azione del dialettale spannoiare.
Dare aria ai panni, suggerito da qualche parola similare in italiano, appare abbastanza limitativo.
In dialetto  spannoiare indicava infatti essere vestiti scorrettamente, ad esempio con la camicia parzialmente fuori dai pantaloni: “se’ tutto spannoiato!”,  ma anche muoversi in modo scorretto in un letto dove è presente un’altra persona con il conseguente arruffamento di coperte e lenzuola: “un ti spannoià troppo!”.
In entrambi i casi la conseguenza è certamente il passaggio dell’aria (come dare aria ai panni), ma il significato delle frasi è molto diverso.
Altro significato, a testimonianza ulteriore della indeterminatezza di questo verbo, è il muovere il corpo con piccoli scatti rapidi, soprattutto le spalle, per il freddo.
 
SPARACIATO
Lett: nc.
Di origine incerta anche questo termine che ha il significato di scamiciato, sbottonato, con gli abiti aperti sul petto.
Più in generale : “esse’ tutto sparaciato!” stava ad indicare di non avere gli abiti in ordine.
 
SPICCA
Lett: nc.
Forse non esiste in italiano un vocabolo per indicare quell’attrezzo che in dialetto prendeva il nome di spicca.

La spicca non era altro che una canna la cui cima veniva incisa, divisa in più parti, e poi divaricata infilando dentro un perno in modo che le parti, unite con un legaccio, facessero da contenitore ai frutti per essere colti dall’albero senza dovervi salire sopra.
Il perno che divaricava i frammenti di canna poteva essere costituito da una fiazzola (fico, vedi) o da un tappo grande di damigiana. Veniva usta soprattutto per cogliere i fichi, poiché la loro delicatezza comportava qualche difficoltà di raccolta.
La canna poteva essere più o meno lunga e l’apertura più o meno grande, ognuno poi la poteva costruire in base alle proprie esigenze e i propri gusti. Rimaneva un attrezzo molto ingegnoso e di facile costruzione, usato ancora oggi, e di cui non esiste nessun prodotto industriale.
Si sceglieva il fico più maturo, magari quello con la gocciolina, si faceva entrare nella spicca in modo che il gambo rimanesse tra due stecche. Si girava dolcemente l’attrezzo ed il fico si adagiava molle nel ventre della spicca per poi venire sceso e depositato nel paniere su un letto di foglie di fico, pronto per andare in tavola ed essere gustato, meglio se con una bella fogliata di preciutto.

 

FOTO.

Evangelisti Giuseppe sul fronte arabo.

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