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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Tras las huellas de los toscanos en Uruguay

20/1/2018 - 15:59

"Sulle tracce dei toscani in Uruguay"


Carolina Dibueno, uruguaiana di origini italiane,  Grondola in Lunigiana, traccia anch'essa un interessante studio di ricerca del lavoro italiano in Uruguay, ma con un occhio particolare per i "toscani".

Ecco una piccola parte di quello che scrive:

 

Alcuni scultori toscani venuti in Uruguay

La famiglia Conserva, originaria di Massa Carrara.

Nati a metà dell’Ottocento, si trasferirono negli ultimi decenni del secolo in Uruguay, dove sia Giovanni che il fratello Giuseppe, insieme  ai  figll. lavorarono i marmi. Sono arrivati a fondare un rinomato laboratorio di monumenti cimiteriali nella citta di Mercedes, dipartimento di Soriano.

Giacomo Fabbri, nato nel 1883, originario di Lucca, costituirà in Uruguay un laboratorio di scultura denominata "Fabbri, Figli e & Co", molto noto anche all’estero.
Francesco Carlesi, nato a Pisa nel 1847; fu uno dei più noti scultori in Uruguay. Fra le sue opere si trovano la facciata dell’Università della Repubblica e quella della Facoltà di Medicina, ambedue a Montevideo. Anche suo figlio Italo fu scultore.
Luigi Bastiani, originario di Lucca dove era nato nel 1888, si caratterizzò per i lavori in gesso. Fondò una fabbrica di statue in Uruguay.
Giovanni Bastian, nato a San Casciano in Val di Pesa (FI) nel 1843, lavorò come scultore nell’arte del marmo.
Gli scalpellini di Maldonado  e Canelones
Nei dipartimenti di Maldonado sono esistite nel passato ed ancora sono presenti diverse cave; fra queste, due hanno avuto un ruolo particolare in relazione alla presenza della mano d’opera toscana.
Le cave del Penasco
Si situano fra la strada e la ferrovia, a metà strada fra le città di Maldonado e San Carlos, nel dipartimento di Maldonado. Negli anni Venti, un piccolo gruppo di Toscani incominciarono a lavorare lì, dove si estraevano soprattutto il pietrisco per fare delle strade, tondino e selce. Anche il proprietario era un italiano, chiamato Di Pace Villamonte.
Le famiglie toscane Giovannoni, Vasconi, Marelli, lncerti, Bizzari, Faggiani, Borsieri furono alcuni dei pionieri del luogo.
In quei tempi si organizzavano in forma molto precaria; alcuni vivevano insieme alla loro famiglia, quasi tutti fatta venire dall’Italia. Erano poche famiglie, vivevano in case di pietra mentre una era fatta in legno con delle traversine della ferrovia ed apparteneva alla famiglia Vasconi.
Le poche donne che c’erano facevano da mangiare per tutti i lavoratori. Molti di loro nel decennio successivo si trasferirono nelle cave della città di La Paz, nel dipartimento di Canelones. Attualmente si continua a lavorare nelle  cave e le stesse hanno dato vita ad un piccolo paesino.
La cava di Nueva Carrara
Sa parliamo di marmo in Uruguay dobbiamo menzionare la cava di Nuova Carrara, nel dipartimento di Maldonado, nella vicinanza del paesino di Pan de Azucar.
Di là si sono estratti i marmi per la costruzione del Parlamento, dopo tante discussioni sorte intorno al fatto se si doveva utilizzare il marmo del paese o importarlo dall’Italia. Ancora oggi si possono osservare alcuni dei blocchi che furono tagliati per la costruzione del palazzo e poi furono scartati risultando inadatti.
Il nome della cava derivava dal prestigio che avevano i marmi originari da Carrara, in Italia, come simbolo di qualità, ma faceva anche riferimento ai tanti lavoratori d’origine toscana, specialmente dalla provincia di Massa Carrara che, insieme ad altri Italiani, lavoravano come mano d’opera specializzata alla cava.
Raccontano le persone d’età più avanzata, che ancora oggi si ricorda nel paesino di Nuova Carrara come tanti Italiani, anche sa non avevano avuto esperienza nel lavoro dalla cava, si presentavano semplicemente come "Toscani". Ciò costituiva una specie di passaporto per l’accesso a questo tipo di lavoro.
Rimaneva quasi implicito che il fatto di essere toscano significasse anche conoscere il mestiere; anche quando questo non era vero, nella maggioranza dei casi imparavano comunque velocemente.
Alcuni di questi lavoratori toscani erano legati a certi ideali politici, perseguitati nella stessa Italia, pertanto era frequente che cambiassero cognome per non essere riconosciuti. Lì lavorarono molti italiani, in maggioranza Toscani.
Alcuni di loro furono Zeri, Borgini, Talari, Albertini, Maffioli, Trapollini, Domanelli, Muttarelli, Battistini, Ferrari e Del Frate.
Le cave di La Paz e Las Piedras
"Una fabbrica all’aria aperta", così definiva Bizzari nel suo libro "Leyendoctas Pacenses" le cave di La Paz. Parlare di La Paz e Las Piedras, situate nel dipartimento di Canelones, implica necessariamente ricordare i Toscani. Il  maestro Julio Ravera menzionava con grande poesia lo stabilirsi dei "picapedreros" in LaPaz: "

Un’affluenza numerosa dei lavoratori della pietra arrivava a La Paz, che prese allora l’aspetto di una gigantesca fabbrica all’aria aperta con quella legione di braccia muscolose che trasformavano la dura roccia, dagli irregolari contorni, in perfette forme geometriche di selci, maiolica, tondini, mensole".

L’intenzione comune di questi lavoratori fu quella di aprirsi un avvenire in un ambiente diverso, ma il denominatore comune fu la regione di provenienza. ll vincolo di solidarietà che caratterizzava l’avvio di questa avventura dello scalpello in La Paz e Las Piedras continua fino ad oggi attraverso il marcato sistema di collaborazione, fraternità ed orgoglio che li caratterizza. Ad esempio, queste sono alcune delle famiglie toscarie che un giorno arrivarono in Uruguay e di cui figli e nipoti fanno parte dei "pacensi" attuali: Del Frate. Fabiani, Sarti, Donati, Bell`Uomini, Vasconi, Bizzari, Canci, Galeazzi, Chiappini, Faggiani, Gasperi, Incerti, Marelli, Mazzucchi, Musetti, Velloni e Verceri..
 
 
 

 

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