Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
"GIORGIONE"
dai ricordi di Maria Viviani, sorella di Giorgio.
Era vecchianese puro, "bonaccione", estroso fino all’inverosimile e ha sempre voluto fare di testa sua. Fin da piccolo ha avuto particolare interesse per la musica, ma dove c’era da studiare, lui, ne faceva proprio a meno. Si è sempre ispirato al cantante-trombettista Fred Buscaglione: "rovesciava" i testi in parodia e simulava i suoni della tromba con la bocca.
Buscaglione al tempo cantava:
Sono Fred dal whisky facile, son criticabile ma son fatto così.
Se c’è una cosa che mi fa tanto male è l’acqua minerale... ma son fatto così!
E Giorgio intonava:
Sono Giorgio da firma facile, son criticabile ma son fatto così.
Se c’è una cosa che mi fa tanto male cambiali da pagare... ma son fatto così!
Leo Chiosso, paroliere di Buscaglione, quando rimase “orfano" di Fred, nel famoso incidente automobilistico avvenuto a Roma il 3 febbraio del ’60, prese mio fratello a benvolere, ma lui - spiega Maria Viviani - a causa del suo carattere ribelle non si “sottomise" mai e, per questo, non riuscì a sfruttare l’occasione della vita.
Un giornalista, alla fine degli anni ’60, intervistò Giorgio... ecco l’articolo!
“Prima di tutto devo scusarmi con i vecchianesi per il cartello fatto esporre all’ingresso del dancing La Caravella di Forte dei Marmi durante una mia esibizione, che riportava: “Vietato l’ingresso a’ cani e ai vecchianesi”. Iniziai la carriera con il nome d’arte Giorgio de Guidos: sì, Giorgio di Guido, il nome di mio padre. Che c’è di tanto strano?! Formai poi la grande orchestra Giorgio Miller e i K Golden Bois. Suonavo il contrabbasso, -si fa per di-, diciamo che lo tenevo tra le mani e l`unica cosa che sapevo fare, era quella di pizzicare le corde più forte possibile. Poi, ogni tanto. lo facevo roteare sotto il braccio e la gente, divertita, non aspettava altro di vedere questa mossa accompagnata da una pernacchia labiale fatta da sotto i miei grossi baffoni. Mi ricordo che a Casciana Terme, ad un concorso canoro, dove presentava il famoso Mario Riva, la gente mi applaudì per oltre trenta minuti dopo aver eseguito Ciliegi rosa, di Perez Prado, simulando il suono della tromba solista con un pettinino ricoperto da un foglio argentato. Partecipai, poi, a moltissime serate in vari locali; una, però, la ricordo con disperazione!
Il mio grande amico di sventura, "Cavalier Mocciardi", organizzò un défilé di moda a Vicarello e portò Fanfulla, Oreste Barsanti, come presentatore. Fanfulla prese in mano il microfono e dette il via alla sfilata dicendo: “Gentili signore e signori buonasera, questi abiti che vedete sono stati indossati sul fosso de’ navicelli dalla contessa di Mide (Armida Lippi) e dal barone Mario de Tabar. (Mario Pardi). Sfila ora l’abito modello Avventura, da non confondere con il film “L’avventura” di Michelangelo Antonioni.
Seduti ad un tavolo, invitati per l’occasione dallo stesso Cavalier Mocciardi , stavano assistendo Nello Bartalini, Giorgio Micheli e Silvano Leoni, Nacchero, che, alzandosi di scatto, urlò: “Macché Antonini! Antonioli!” A quel punto mi misi le mani nei capelli dalla disperazione, ma oramai la “frittata" era fatta. Mi avvicinai al microfono e urlai: “vecchianesi da scroy” (zoccoli americani di legno e tomaia di tela incerata
chiamati in America scroll). Partecipai, poi, alla trasmissione Primo applauso, a Loano, con Pippo Baudo. Nell’intervista preliminare, Baudo mi chiese;
“Lei come si chiama?”
“Giorgio de Guidos” — gli risposi.
“Giorgio di Guido, suppongo .... E suo padre che mestiere fa?” — domandò ancora Baudo.
“Er governatore!” - ribadii io.
“Governatore...? Ma cosa governa?» — replicò incuriosito il conduttore.
“Polli, ‘oniglioli e anco er miccio” - gli risposi ironicamente.
Più tardi, partii per Milano a cercar miglior fortuna con l’amico paroliere Vittorio Pecchia,”Buafii”, di Rigoli. Che famate! L’unico cibo che mettevamo in bocca era la nebbia.
Preso dalla disperazione e dalla fame, un giorno, mi "infilai" in un matrimonio; cantai qualche "bischerata", recitai barzellette e, poi, al banchetto nuziale, mangiai talmente tanto da sfamarmi per una settimana. Gli sposi mi guardarono meravigliati e divertiti.
Una mattina, però, mentre morivo di fame, mi distesi sul ciglio cli una fossa e cominciai a gridare: “voglio morì, voglio morì”.
Fortunatamente, mentre mi disperavo, passò un signore in Mercedes bianca: mi raccolse! Da quel momento cambiò la mia vita. Partecipai, nel ’66, a Settevoci, sempre con Baudo e insieme alla bellissima cantante Carmen Villani. La mia popolarità, in poco tempo, aumentò notevolmente.
Incisi anche un 45 giri, dal titolo La cambiale, per la casa discografica Zambrinos e feci serate in tutta Italia e pubblicità per la ditta Sitam, usando questo slogan:
DISTRIBUISCO UMORE PER DIVERTIRE
E USO DOPPIA DOCCIA SITAM PER GIOIRE.
Organizzai anche “Serate per lo sport” insieme al maestro Sauro Scalzini, “Dado”, mio pianista personale, che riuscì a far cantare perfino Alessandro Mazzinghi, allora campione del mondo di pugilato nella categoria Superwelter.
Il mio capolavoro più estroso, però, si avverrò quando riuscii a portare nella passeggiata di Viareggio un maiale al guinzaglio: entrai nel miglior bar, feci buttare fuori dal locale i presenti e, dopodiché, servii al porco tutte le paste…!
Ero fatto così!
Ero “Giorgione”!”